Fabrizio Rinversi
È uno di quei pochi orologi che non può assolutamente mancare nella collezione di un appassionato. Stiamo parlando dell'Omega Speedmaster, e se poi, al suo interno pulsa il movimento che, per primo, fu impiegato su quel modello, lanciato nel 1957, allora...Il meccanismo in oggetto è il calibro 321: all'inizio del 2019 per celebrare il 50° anniversario dell'allunaggio, la Maison di Bienne aveva presentato la sua fedelissima ricostruzione (per cui sono stati destinati un specifico laboratorio, sofisticate tecniche di scansione digitale e ben due anni d'impegno), e a luglio, l'aveva montata su di una versione di Speedmaster Moonwatch in platino, da 42 mm. Ora, quell'icona meccanica equipaggia anche una variante in acciaio da 39,7 mm. Storicamente, il calibro 321 fu sviluppato da Albert Piguet e, inizialmente, il suo nome era 27 CHRO C12, manuale, con contatore delle 12 ore, funzionante a 18.000 alternanze/ora (bilanciere con viti di compensazione e spirale Breguet), dotato di riserva di carica di 46 ore, di 17 rubini, e con smistamento delle funzioni crono mediante ruota a colonne, al servizio di un innesto orizzontale. Vide la luce nel 1943, dopo alcune modifiche tecniche, venne ridefinito come 321 nel 1949 e, nel 1957, il designer Claude Baillod lo vestì con una cassa aggressiva da 39 mm in acciaio, definita da una lunetta con scala tachimetrica incisa (novità assoluta per l'epoca), da pulsanti a pompa, da fondello a vite e da un quadrante nero tri-compax: in sintesi, lo Speedmaster. Quest'orologio ottenne la certificazione «Flight Qualified by NASA for all Manned Space Missions» il primo marzo 1965 e, da quel momento, sul quadrante comparve l'indicazione «Professional»; venne allacciato al polso di Armstrong, Aldrin e Collins (ref. ST 105.012), il 16 luglio 1969 alle 05.35, circa quattro ore prima della partenza dell'Apollo 11 verso la Luna, ma anche, precedentemente, ad esempio, fu al polso di Ed White, primo americano a compiere una «passeggiata» nello spazio, il 3 giugno 1965 (ref. ST 105.003). È proprio a questo modello che s'ispira la succitata, nuova variante in acciaio, dotata del calibro 321: la conferma viene dalla chiara sporgenza dei pulsanti a pompa e dalle anse lineari, mentre, nella ref. ST 105.012 (ispiratrice della versione in platino), Omega rese leggermente asimmetrica la carrure per dare maggiore protezione a corona e pulsanti e adottò anse sfaccettate.
Per il resto, ecco l'anello della lunetta in ceramica nera con scala tachimetrica in smalto bianco e, sulla scala tachimetrica stessa, spunta l'iconico «Dot Over Ninety» (Puntino sopra il Novanta), accompagnato da quello in basso a destra del «Settanta», soluzione grafica che identificò la lunetta dei Speedmaster nei modelli antecedenti il 1970 (dopo il 1970 e fino a metà degli anni '90, il puntino fu spostato a destra in alto del «Novanta» e accanto al «Settanta», e scomparve la «è» accentata sulla parola «Tachymetre»). I riferimenti al passato proseguono con l'impiego dei loghi Omega vintage e con la grafica originale del quadrante e del design delle lancette. Lo Speedmaster Moonwatch 321 in acciaio con bracciale, costa 13.400 euro.
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