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«È un trafficante d’armi» Due anni a Mitterrand jr

ParigiUna ventina d'anni fa Jean-Christophe Mitterrand, figlio dell'allora presidente della Repubblica, il socialista François Mitterrand, tesseva tranquillamente la propria tela di affari e di mediazioni nel continente africano, che già gli ha procurato un soggiorno dietro le sbarre. Nello stesso periodo Charles Pasqua, uomo simbolo della destra neogollista ed euroscettica, era ministro dell'Interno a Parigi nei governi di coabitazione (1986-88 e 1993-95). Ieri questi due personaggi sono stati oggetto di pensanti condanne a seguito di un processo "bipartisan", che ha improvvisamente agitato il mondo politico transalpino: il cosiddetto "processo Angolagate".
Negli anni Novanta, dopo la disgregazione dell'Unione sovietica e la fine dell'espansionismo di Mosca in Africa, il governo angolano (già filosovietico) cercava in tutti i modi di procurarsi armi, in parte provenienti proprio dai Paesi dell'ex blocco comunista. Personaggi apparentemente insospettabili della politica occidentale avrebbero partecipato come mediatori a quel complicato traffico d'armi sovietiche e francesi (per un ammontare complessivo di 790 milioni di dollari) in cambio di transazioni finanziarie internazionali tutt'altro che cristalline.
I francesi, abituati a gestire strette relazioni con la quasi totalità del continente africano, hanno avuto un ruolo di punta in quella discutibile impalcatura commerciale, battezzata "Angolagate" con evidente riferimento al Watergate statunitense (scandalo politico alla base di innumerevoli neologismi nel mondo intero).
L'inchiesta della magistratura parigina ha portato sul banco degli imputati la bellezza di 42 persone, tra cui nomi eccellenti come Jean-Christophe Mitterrand, Charles Pasqua, Jacques Attali (l'uomo chiave della famosa "commissione Attali" per le riforme della società francese), il romanziere Paul-Loup Sulitzer, l'ex prefetto Jean-Charles Marchiani, il magistrato Georges Fenech e i ricchissimi uomini d'affari Pierre Falcone e Arcadi Gaydamak. Alcuni erano accusati d'aver intascato tangenti a seguito di un traffico illegale d'armi e altri di reati finanziari, tra cui il riciclaggio. L'inchiesta è nata proprio nel 1999 da una costola di un'altra indagine sul riciclaggio. Ieri Attali e Fenech sono stati assolti, ma per molti altri imputati le condanne sono state dure.
Il francese Falcone è stato condannato a sei anni di prigione senza la condizionale. Idem per il franco-israelo-canado-angolese (di origini russe) Gaydamak, che però vive a Mosca e si guarda bene dal rientrare in Francia. I due uomini d'affari sono stati considerati come i registi dell'intrigo internazionale. Pasqua si è visto affibiare una condanna a tre anni di carcere, di cui due soli con la condizionale, e una multa di centomila euro. Se non ricorresse in appello, l'ex ministro dell'Interno (che tra l'altro è stato in passato uno dei protettori politici più importanti e illustri dell'attuale presidente Nicolas Sarkozy) potrebbe finire dietro le sbarre all'età di 82 anni e mezzo. Jean-Christophe Mitterrand (che ha già conosciuto la galera per un'altra vicenda franco-africana) è stato condannato a due anni di prigione con la condizionale e a una multa di 375 mila euro.

Per l'ex prefetto Marchiani, che è tradizionalmente uno stretto collaboratore di Pasqua, il Tribunale ha deciso una condanna a tre anni, di cui solo 21 mesi con la condizionale.

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