Transizione energetica

Verso il Cop27. Le priorità globali sulla transizione

Il Cop27 di Sharm el Sheikh sarà un appuntamento politico cruciale visto la tempesta energetica in atto. E avrà l'Africa al centro

Verso il Cop27. Quali sono le grandi sfide aperte?

Dal 6 al 18 novembre Sharm El Sheikh, in Egitto, sarà la sede del Cop27, l'annuale conferenza delle Nazioni Unite sul clima, l'ambiente e l'energia. Sarà la ventisettesima riunione dalla firma della Convenzione Onu sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change) nel 1995, la quarta in Africa dopo quelle di Nairobi (2006), Durban (2011) e Marrakech (2016), la prima ospitata dall'Egitto. E cadrà in una fase estremamente critica per le discussioni sulla transizione energetica. Avrebbe dovuto essere, in teoria, una riunione di "rodaggio" come avviene classicamente dopo le grandi sedute del Cop: dato che il Cop26 ha visto i Paesi del mondo presentare le loro tabelle di marcia verso la neutralità climatica, che Europa, Usa (2050), Cina, Russia (2060) e India (2070) hanno dichiarato di voler ottenere con tempi e modi diversi, il Cop27 avrebbe dovuto essere sede di discussioni sul tema della messa a punto delle strategie globali per avvicinare questi progetti.

La guerra in Ucraina e la tempesta energetica in atto hanno cambiato tutto. La transizione energetica è, oggi più che mai, una partita geopolitica e strategica per le implicazioni che tanto l'utilizzo del gas, risorsa "ponte" per definizione al centro delle sfide tra Russia e Occidente, quanto il futuro delle rinnovabili avranno sugli equilibri politici ed economici internazionali. E si conferma la natura geopolitica della sfida ambientale.

Tra rincari, inflazione e sfida per le materie prime, infatti, gli Stati saranno sempre più convinti a promuovere in autonomia la loro agenda climatica ed energetica, aumentando le dinamiche competitive che sottendono la sfida. E se da un lato questo può rappresentare il volano per un'accelerazione della redditività e della convenienza dei settori legati alla transizione, come profetizzato da Larry Fink, ad di BlackRock nella sua lettera agli azionisti del 2022, dall'altro aumenta le tensioni tra nazioni e imprese.

E proprio questo sarà il grande scoglio che i leader si troveranno ad affrontare nella riunione del Cop27 egiziano: promuovere una transizione inclusiva (just transition) compatibilmente con i vincoli politici, strategici e diplomatici che l'attuale situazione impone. A cui si aggiunge la necessità di affrontare concretamente la questione dei costi della transizione in termini di disuguaglianze (all'interno dell'economia a maggior tasso di sviluppo), estrattivismo di materie prime e risorse (nei Paesi a medio-basso reddito), disoccupazione (nei settori che saranno dismessi) e la questione del ruolo del gas, oggetto del contendere della guerra energetica tra Russia e Occidente, e di risorse come il nucleare sul futuro dei processi di transizione.

Un'altra questione fondamentale riguarderà il ruolo che la transizione potrà giocare per l'Africa, continente che torna ad ospitare la manifestazione e si trova, sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici e dello sviluppo sostenibile, in un limbo. In un recente report l'African Development Bank e il Consiglio Atlantico ha sottolineato la necessità di utilizzare la transizione per aumentare le prospettive di sviluppo dell'Africa con le proprie forze. Andrew Steer, ex inviato speciale della Banca mondiale per i cambiamenti climatici, ha esortato i leader africani e mondiali a pensare in modo più audace: "Dobbiamo renderlo il COP dell'Africa". Quindi, ciò che la Banca africana di sviluppo e il Consiglio atlantico stanno cercando di fare per aumentare la consapevolezza è estremamente importante. "Questo periodo fa riflettere in particolare l'Africa, ma in realtà per il mondo intero: un'economia mondiale in rallentamento, la tempesta perfetta di aumento dei prezzi alimentari e dei prezzi dell'energia, tassi di interesse e aumenti scioccanti dell'impatto del cambiamento climatico e del verde vulnerabilità in un momento in cui le risorse internazionali" creano un "quadro molto diverso da quello ottimale" ma possono rappresentare la chiave per promuovere una transizione vincente. Vincendo, inoltre, le minacce di un combinato disposto tra crisi ambientale, povertà energetica e incertezza alimentare che possono generare sottosviluppo, emigrazione di massa, impoverimento.

Un obiettivo, questo, a cui anche i Paesi più sviluppati dovrebbero prestare attenzione sviluppando la transizione per l'Africa e facendo del Cop27, e in prospettiva del Cop28 ospitati dagli Emirati Arabi Uniti, un punto di partenza per aumentare la consapevolezza politica sul fatto che occorre evitare la competizione a tutto campo per le risorse per evitare che alcuni Paesi, pensiamo ad esempio al Congo, si trovino travolti politicamente ed economicamente da questa importante sfida globale. La cui natura competitiva rischia di creare non pochi scompensi. Il Cop27 dovrà, dunque, essere lo spazio della diplomazia e del dialogo.

Unici punti di partenza su cui la transizione, sfida globale e comune, potrà innestarsi.

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