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Il Tribunale della Terra condanna gli amminoacidi

Le notizie non muoiono sulla carta, né nell'etere, né in Rete. sopravvivono altrove. Dove, non si sa. Proviamo a immaginarlo

Le notizie non muoiono sulla carta, né nell'etere, né in Rete. Sopravvivono altrove. Dove, non si sa. Proviamo a immaginarlo.

La notizia. Forme di vita extraterrestre potrebbero condividere con noi lo stesso codice genetico, essendo almeno dieci gli amminoacidi che, molto probabilmente, abbiamo in comune. A dirlo è una ricerca sperimentale, pubblicata su Physics arXiv (Earth and Planetary Astrophysics), condotta da Paul Higgs e Ralph Pudritz del McMaster University di Hamilton (Ontario, Canada) che si sono chiesti quali potrebbero essere le somiglianze tra forme di vita aliene e terrestri. Per saperlo bisognerebbe trovarne almeno una, dicono, anche se ci sono evidenze scientifiche, secondo le quali i «mattoni» fondanti delle creature viventi sono gli stessi: tutte le creature viventi sulla Terra condividono, infatti, gli stessi 20 amminoacidi.
Avendo osservato che almeno 10 di questi amminoacidi sono stati ritrovati in meteoriti, formatisi prima della nascita del nostro pianeta e nei camini idrotermali, quindi in condizioni ambientali estreme, e che si tratta degli stessi «mattoni della vita» riprodotti negli anni '50 da Stanley Miller nel famoso esperimento fatto all'interno di una boccia, poi denominata «boccia di Miller», in cui riuscì a produrre degli amminoacidi generando scariche elettriche in un ambiente abiotico, i due ricercatori hanno ricreato in laboratorio le stesse condizioni ambientali estreme e in diversi esperimenti hanno riprodotto un sottogruppo degli stessi 10 aminoacidi.
Il risultato ottenuto, secondo Higgs e Pudritz fa pensare che, se esiste qualche forma di vita fuori dalla Terra, questa dovrebbe contenere quei 10 aminoacidi. Gli altri 10, dicono, potrebbero essersi aggiunti uno alla volta, man mano che forme di vita primordiali sulla Terra diventavano più sofisticate. Un processo che ha portato, un po' alla volta, all'evoluzione del codice genetico che potrebbe avere, quindi, una matrice universale.
Conclusioni troppo affrettate, ha commentato Darren Griffin, dell'Università inglese del Kent, su New Scientist, che ha ripreso lo studio. «Le leggi della fisica - ha sottolineato - governano l'Universo ed è ragionevole dedurre che ci siano leggi universali anche per la biologia molecolare. Ma è improbabile che lo stesso codice genetico condiviso dalle creature viventi sulla Terra sia lo stesso su un altro pianeta, anche se ci potrebbero essere delle somiglianze per quel che riguarda le molecole fondamentali, come gli aminoacidi». (fonte: Apcom, 9 aprile 2009)

Fuori dalla notizia. «Guardate, non è tanto per il danno d'immagine che me ne sarebbe venuto in quanto essere umano... Piuttosto, è una questione di principio. Ma, io dico, vi pare che si possa mettere... chessò... una rosa, una tigre, Cate Blanchett, sullo stesso piano di un amminoacido? Ma siamo impazziti?».
Così, a cinque anni dall'annuncio di Paul Higgs e Ralph Pudritz, del McMaster University di Hamilton (Canada), secondo i quali forme di vita extraterrestre potrebbero condividere con noi il codice genetico, Torsten Ofollaye, avvocato di turno al Tribunale dei Diritti della Terra di Reykjavík, ha commentato con i giornalisti la sentenza che ha condannato in forma definitiva i due scienziati a risarcire con la cifra simbolica di un dollaro la Terra intera.

«No comment» da parte di Karina van den Bosch, legale della Comunità Scientifica Internazionale.

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