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Turchia, si laurea indossando il velo Bufera sulla figlia del ministro Gul

Aperta un’inchiesta contro l’ateneo. Il capo della diplomazia turca: «Solo intolleranza»

da Ankara
Sembra proprio che la sua storia politica sia tutta una questione di velo. Il ministro degli Esteri Abdullah Gul, dopo il turban indossato dalla moglie e che gli ha fatto in buona dose perdere la presidenza della Repubblica lo scorso maggio, adesso si trova nell’occhio del ciclone per quello della figlia. In un Paese, la Turchia, in pieno caos politico-istituzionale e a un mese dalle elezioni anticipate per il rinnovo del Parlamento.
L’ennesimo scontro fra la componente laica e filo-islamica questa volta si è consumato nelle aule dell’università di Bilkent, ad Ankara. Lo scorso 13 giugno, Kubra Gul, primogenita del capo della diplomazia turca, si è presentata in ateneo per ricevere il suo diploma di laurea accompagnata da mamma e papà. Nulla di strano per un normale quadretto familiare, non fosse che la ragazza indossava, oltre alla divisa della prestigiosa università, anche un vistoso turban, il velo islamico della tradizione turca che, per una strana ironia della sorte, era anche rosso e bianco, i colori della bandiera nazionale. In Turchia, una sentenza della Corte Costituzionale vieta alle donne, anche a quelle più religiose, di entrare in palazzi pubblici, scuole e atenei con il capo coperto, per salvaguardare i principi laici dello Stato. Che questa regola sia stata trasgredita, e per giunta dalla figlia di un ministro della Repubblica con ambizioni presidenziali, non è passato inosservato. I media hanno pubblicato a tutta pagina le foto di Kubra velata e abbracciata dall’illustre padre. E lo Yok, l'Alto Istituto per l'Istruzione, istituzione pubblica ultralaica che vigila sul mondo universitario, ha pensato bene di non fargliela passare liscia e ha aperto un’inchiesta contro l’ateneo, per non aver imposto a Kubra di entrare in università con il capo scoperto. A rimetterci direttamente dovrebbero essere i dirigenti della Bilkent Universitesi, ma nello scandalo è stato implicato direttamente anche l’attuale ministro degli Esteri, che, ai tempi della sua effimera candidatura a Capo dello Stato, aveva promesso fedeltà ai principi ispiratori della Repubblica, parlando però del turban portato dalla moglie come una scelta «libera e da rispettare».
Secca la reazione di Gul, che durante un’intervista rilasciata a Kanal 7 (emittente notoriamente vicina al Saadet Partisi, il partito islamico della felicità), ha dichiarato: «Certa gente mostra solo intolleranza. In nessun Paese al mondo si trova una situazione del genere. Mi dispiace per loro ma in questo modo hanno voluto avvelenare il giorno più bello di una ragazza».
Parole di fuoco in un periodo già rovente, con le elezioni a un mese esatto e con uno scontro in atto fra il governo islamico-moderato uscente e l’ultra-laico presidente Ahmet Necdet Sezer, che, in attesa di un sostituto, sta tenendo un difficilissimo interim. La contrapposizione fra componente laica e filo-islamica del Paese è ormai aperta. Il Paese attende con il fiato sospeso la sentenza dell’Alta Corte sulla riforma della Costituzione.

Proprio a questo proposito, ieri, durante un comizio a Batman, il premier Recep Tayyip Erdogan, con al fianco la sua consorte Emine (sempre presente e sempre velata) ha dichiarato: «Dopo le elezioni di luglio ci saranno nuovi scontri per il Presidente della Repubblica».

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