Cultura e Spettacoli

Turi Ferro, «il più incredibile Liolà»

Un libro ricco di immagini ricorda l’attore siciliano scomparso cinque anni fa

Turi Vasile

Turi Ferro dalla regione al mondo. È passato un lustro dalla sua morte (11 maggio 2001); nato nel teatro nelle filodrammatiche parrocchiali, passato alle compagnie dialettali siciliane, allora vivaio di grandi attori come Grasso, Musco e molti altri, si affermò sul palcoscenico del mondo interpretando Verga, Pirandello, Sciascia, Molière, Shakespeare, Sofocle ed Euripide e portando con molto successo i suoi spettacoli a Parigi, Berlino, Vienna, Mosca, America Latina. La infaticabile Sarah Zappulla Muscarà dotta e appassionata cultrice della Letteratura e della Drammaturgia siciliane, ha di recente, insieme con Enzo Zappulla, pubblicato un saggio e una bio-bibliografia di Turi Ferro, in un volume al solito riccamente illustrato, cosicché la figura dell'attore spicca anche attraverso il racconto che ne fa il linguaggio delle immagini.
Turi Ferro rappresentò il passaggio dal mattatore al primo attore e al teatro di regia, senza mai perdere la sua identità di siciliano, si espresse in termini degni di essere apprezzati in Italia e all'estero. La recitazione naturalistica fu la sua prima esperienza che superò applicandola a una modernità subito riconosciutagli anche nel campo del cinema e della televisione. Nel 1960 si fece conoscere nel continente con una memorabile edizione di Liolà di Pirandello; Giorgio Prosperi lo considerò «il più credibile Liolà che esista in Italia che non fa rimpiangere Angelo Musco». Gli si aprirono così i maggiori teatri italiani. Come i veri grandi astrattisti conoscono benissimo le regole del disegno realistico, cosí Turi Ferro affrontava dimensioni trasfiguratrici, applicando il metodo naturalistico. Giorgio Strehler, regista de I Giganti della Montagna di Pirandello, in cui Ferro interpretò il personaggio del mago Cotrone, lo giudicò «uno degli attori più epici». Ferro aveva la capacità di rendere mirabilmente credibile la menzogna, cioè la «ipocrisia» teatrale, anche nei silenzi densi di significati quanto le parole. Chi scrive lo conobbe bene e lo frequentò. Non potrà scordare il superbo confronto di lui, vecchio attore moderno, con Kim Rossi Stuart, puledro scalpitante, ne Il visitatore di Emmanuel Schmitt. Dobbiamo essere grati a Sarah e a Enzo Zappulla di aver provveduto a recuperare, con questo bel volume, la memoria di Turi Ferro in un mondo che tutto rapidamente disperde e dimentica.

TURI FERRO, Il magistero dell'arte.

Ed. La Catinella, pagine 350

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