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Ucciso il regista arabo di «Halloween»

Maurizio Cabona

Vittima dei «resistenti» iracheni in un albergo giordano è anche il siriano Mustafà Akkad, che del film sui «resistenti» libici agli italiani - Il leone del deserto - fu regista e produttore. Morte crudele, che ricompone paradossalmente attorno al suo cadavere l’unità araba auspicata dal presidente egiziano Nasser, su cui Akkad progettò un film, dopo quello su Maometto, che fu proibito proprio in Egitto e in Siria.
Con Akkad scompare l’unico cineasta arabo di fama mondiale. Colossale coproduzione libico-statunitense da 35 milioni di dollari, voluta da Gheddafi, Il leone del deserto fu però un enorme fiasco commerciale. In quel 1981 si scontrò infatti con L’Impero colpisce ancora di George Lucas, uscito come Akkad dalla facoltà di cinema dell’Università di California (Los Angeles). Ma Akkad è stato anche produttore esecutivo da enormi incassi: sua la serie Halloween (1978-2002). Al cinema gli assassini seriali americani rendevano più degli assassini militari italiani.
Akkad era un uomo di spettacolo che non rinunciava alle idee. Ma se noi conosciamo gli Halloween, ignoriamo quasi tutto de Il leone del deserto: in Italia non ha avuto il visto di censura. Iper-osceno? Iper-violento? No, «diffamatorio» del Regio Esercito. Ma se il film è dalla parte dei senussi, è stato liberamente girato anche a Roma e da attori anche italiani. Sostanzialmente è il corrispettivo di Squadrone bianco di Augusto Genina (1936), perché ricostruisce fedelmente la vittoria italiana ottenuta nel 1931 dal generale Rodolfo Graziani (Oliver Reed) contro Omar Mukhtar (Anthony Quinn), insegnante religioso settantenne: l’Al Zarqawi di allora.
Stranezze censorie: il cinema italiano è stato ben più insolente con le patrie memorie, da La grande guerra di Monicelli a Uomini contro di Rosi, da Tutti a casa di Comencini a Mediterraneo di Salvatores...
L'unico «falso» storico del film di Akkad è per omissione. Tace sul fatto che le regioni di quella che poi si sarebbe chiamata - romanamente - Libia, fino al 1911erano ottomane e non indipendenti. La resistenza senussa contro gli italiani fu più religiosa che politica: gli ottomani erano oppressori, ma almeno non erano «infedeli». Abbastanza bravo da sintetizzare sullo schermo anche questa distinzione, pur partendo dalla sceneggiatura di un cattolico irlandese, Akkad è stato dunque colpito dagli odierni emuli dei senussi. Solo con un eccesso d’approssimazione però si potrebbe parlare di lui come vittima di «fuoco amico»: Akkad era un nemico per Al Zarqawi. Infatti nel campo arabo-musulmano la guerra civile non è, oltre che fra sunniti e sciiti, fra integralisti e nazionalisti.

Con questi ultimi si potevano fare - oltre che cinema - politica & affari.

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