Medicina

Una vasta rete di Centri contro il dolore

Si parla poco del dolore cronico, eppure è una vera emergenza. Lo studio «Pain in Europe 2005», infatti, ha accertato che l’Italia è al terzo posto come numero di pazienti che ne soffrono (26% della popolazione) preceduta soltanto dalla Norvegia e dalla Polonia. Il dolore cronico – che può manifestarsi anche per lunghi periodi: da cinque-sei mesi fino a tutta una vita, può essere anche benigno, legato cioè ad un trauma ma diventa oncologico quando è provocato da un tumore maligno, il cui decorso viene alleggerito ma non risolto dalle cure palliative.
In Italia si fa poco contro il dolore cronico. Per questo è stata recentemente elaborata da Cittadinanzattiva - Tribunale per i diritti del malato - un documento («Raccomandazione civica sul dolore cronico non oncologico») che sollecita la creazione di una «Rete» nazionale per la cura del dolore cronico non oncologico capace di garantire un’assistenza adeguata e continua. Questa «Raccomandazione» è stata condivisa da Siaarti, Federdolore, Simg e da tutte le Associazioni mediche italiane.
Si chiede, in pratica, che vengano estese in tutto il territorio nazionale i servizi dedicati alla terapia del dolore e che vengano immessi in queste strutture operatori sanitari specializzati. Nello stesso progetto si raccomanda di dare maggiori informazioni perché – come ha sottolineato Cittadinanzattiva – coloro che ne fanno richiesta e le Associazioni stesse dei malati non sono in grado di conoscere e di raggiungere i (pochi) Centri italiani dedicati ai pazienti cronici.
«Siamo in forte ritardo rispetto a molti Paesi europei», sostiene il professor Mario Tiengo, al quale è stata concessa a Milano la prima cattedra universitaria di Terapia del dolore. «Basti pensare - prosegue - che nei Corsi di laurea in medicina non è ancora obbligatorio l’esame di Terapia del dolore». Tiengo ricorda che il dolore cronico non oncologico (che non ha soltanto origini traumatiche ma può essere la conseguenza di varie patologie, ad esempio dell’artrite, o di danni del sistema nervoso) richiedono un trattamento superspecialistico che deve ricomprendere anche un percorso riabilitativo. Il professore non lo dice ma è noto che oggi, in Italia, le strutture di eccellenza sono, in quest’area, poche sia negli Ospedali che sul territorio, e che spesso è difficile accedervi. Il dolore cronico è tra le prime cause di inabilità. Si deve fare di tutto, quindi, per evitare questo sbocco – che ha costi sociali altissimi - e per consentire ai pazienti di tenere il dolore sotto controllo. La «Raccomandazione», elaborata con il gradimento dei malati, chiede dunque che vengano rivisti (e naturalmente migliorati) i livelli essenziali di assistenza e che vengano garantite la gratuità e l’accessibilità ad ogni forma di terapia e di diagnosi.

Dovrebbero essere infine uniformate tutte le strategie di intervento, abolendo le differenze che purtroppo sussistono tra le varie regioni.

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