Vaticano

"I cristiani coscienza di pace nel mondo": l'appello di Papa Francesco in Congo

L'omelia di Papa Francesco dal Congo è un messaggio di pace e riconciliazione, che richiama molto quella del viaggio in Iraq del 2021

"I cristiani coscienza di pace nel mondo": l'appello di Papa Francesco in Congo

Papa Francesco parla di pace a tutto campo nella prima tappa del suo viaggio africano, quello in Congo. Lo ha fatto ieri sera e lo fa anche oggi, durante l'omelia della messa nell'aeroporto di N'dolo, in cui ha ribadito l'invito ai cristiani del Paese, e non solo, ad essere "coscienza di pace nel mondo".

L'omelia di Papa Francesco

Un'omelia, quella del Papa, che parla al prossimo in Africa e nel mondo e mette la forte corsa alla pace e alla fraternità umana al centro del messaggio pontificio. Davanti a un milione di persone, il Papa ha esordito salutando i fedeli in lingala, la lingua locale.

"Bandeko, boboto (Fratelli e sorelle, pace, ndr); Bondeko (Fraternità, ndr). "Sengo, gioia: la gioia di vedervi e incontrarvi è grande: ho tanto desiderato questo momento, grazie per essere qui!". Immediato il richiamo alla pace: "Siamo chiamati a essere missionari di pace, e questo ci darà pace", ha detto il Pontefice, ribadendo "una scelta: è fare posto a tutti nel cuore, è credere che le differenze etniche, regionali, sociali e religiose vengono dopo e non sono ostacoli; che gli altri sono fratelli e sorelle, membri della stessa comunità umana; che ognuno è destinatario della pace portata nel mondo da Gesù", ha detto il Santo Padre.

Per il Papa l'originalità del cristiano sta nella spinta a "collaborare con tutti, a spezzare il circolo della violenza, a smontare le trame dell'odio". Un discorso "francescano", potremmo dire, sulla necessità totale della fraternità umana, ricordata assieme all'amore e al perdono come fulcro del messaggio evangelico.

L'invito è al Congo e al mondo. Papa Francesco augura pace a "ogni famiglia, comunità, etnia, quartiere e città di questo grande Paese. Pace a voi: lasciamo che risuonino nel cuore, in silenzio, queste parole del nostro Signore. Sentiamole rivolte a noi e scegliamo di essere testimoni di perdono, protagonisti nella comunità, gente in missione di pace nel mondo".

Il messaggio del viaggio in Congo

Un modo per ribadire la necessità di una sostanziale unità della Repubblica Democratica del Congo, ferita dal separatismo e dalle guerre civili che si sono succedute negli anni, oltre che da anni di interventi degli eserciti dei Paesi limitrofi sul suo territorio. Il motto che il Papa ama citare in contesti del genere è il celebre passaggio di Isaia: "Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci" (Is 2,4), un invito alla pace e alla fraternità con cui il pontefice vuole andare controcorrente. Invitando i congolesi a una grande "amnistia del cuore".

Il Papa ha inoltre mandato, tra le righe, un messaggio politico non indifferente. Paragonabile a quello promosso attraverso organizzazioni come la Comunità di Sant'Egidio in Sud Sudan, sua prossima tappa: aprire con omelie e predicazioni di matrice missionaria un messaggio di pace e speranza.

Vale per il Congo quanto scritto da Steven Cook, analista di questioni mediorientali, ai tempi della visita in Iraq. "Nessuno – ha scritto nel marzo 2021 su Foreign Policydeve aspettarsi che il Papa risolva i problemi della regione, ma se farà sentire la sua voce su questioni specifiche potrà fare in qualche modo la differenza […]. È un interlocutore molto meno compromesso e ha molta più gravitas di qualsiasi funzionario americano, russo, europeo o delle Nazioni Unite. Questi ultimi hanno tutti fallito. Il Papa potrebbe non fallire".

Valeva ieri e vale oggi. La diplomazia di pace del Vaticano è mondiale. E parla, oltre che al Congo, a tutto il mondo.

Compresa la nostra Europa, da un anno travolta dall'insorgenza bellica in Ucraina e in cui mancano, ad oggi, i più credibili semi della coscienza di pace.

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