Vaticano

"Palazzo di Londra causò danno da 189 milioni". Ma Becciu si proclama innocente

Nel processo per l'operazione immobiliare della Segreteria di Stato durissima requisitoria del promotore di giustizia contro il cardinale

"Palazzo di Londra causò danno da 189 milioni". Ma Becciu si proclama innocente

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Durissima la requisitoria del promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi che nella nuova udienza del procedimento penale per la vicenda legata all'ormai famoso palazzo di Londra acquistato dalla Segreteria di Stato ha puntato l'indice sull'imputato più illustre, il cardinale Angelo Becciu. Per l'avvocato romano nominato dal Papa al posto che fu del professore Gian Piero Milano, sarebbe stato il porporato sardo l'artefice dell'operazione che ha portato all'acquisizione dell'immobile di Sloane avenue.

La requisitoria

In Sala Polifunzionale dei Musei Vaticani, Diddi ha detto che l'operazione immobiliare ha causato "un danno alla Santa Sede dai 139 milioni ai 189 milioni di euro" e l'ha definita "un'enorme voragine in spregio alla Pastor Bonus e al codice di diritto canonico". Il diritto canonico è il complesso di norme che regolano la vita della Chiesa cattolica. Il processo sull'investimento di Londra è relativo all'ordinamento giuridico dello Stato della Città del Vaticano. Secondo Diddi, Becciu sarebbe stato l'ispiratore dell'iniziale progetto Falcon Oil per l'estrazione petrolifera in Angola e successivamente sarebbe partita da lui la decisione di comprare l'immobile londinese con i fondi della Segreteria di Stato. Quella di Londra, ha detto il promotore di giustizia riferendosi all'ex sostituto, "era la 'sua' operazione".

La difesa di Becciu

Per i legali del porporato, Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione, che hanno parlato ieri a ridosso dell'inizio della requisitoria, "il dibattimento ha ampiamente dimostrato l'assoluta innocenza del cardinale Angelo Becciu, che ha sempre agito in totale buona fede e nell'esclusivo interesse della Santa Sede". Al punto tale che per gli avvocati del prelato la requisitoria avrebbe "tentato di colmare il vuoto assoluto di prove a carico del cardinale esaltando aspetti non pertinenti alle imputazioni". Una linea sostenuta anche dal vaticanista svizzero Andrea Paganini che ha curato una rassegna stampa su tutti gli articoli relativi al caso e che ha sostenuto che "in tre anni (...) non è emerso un briciolo di prova contro il cardinal Becciu, condannato prima ancora di conoscere le accuse rivolte contro di lui". Dal team legale di Becciu si è voluto mettere in evidenza anche il mancato rinvio a giudizio di monsignor Alberto Perlasca, all'epoca dei fatti funzionario dell'ufficio amministrativo della Segreteria di Stato e diventato grande accusatore del suo ex superiore. Una scelta che per gli avvocati sarebbe "incomprensibile".

Scintille in aula

Oggi Diddi ha criticato anche l'atteggiamento tenuto dal prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi nelle indagini e nel processo. Un atteggiamento giudicato "conflittuale" nei confronti del suo lavoro da parte del cardinale. "Ha fatto la guerra alla magistratura per sbugiardarla, quando ancora non era indagato", ha detto Diddi smentendo di avere idee preconcette su di lui e accusandolo di aver "cercato come interlocutori i giornalisti.

Alcuni compiacenti".

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