Fumata bianca

I "segreti" del Conclave e il punto sulla Chiesa. Cosa ha detto il Papa

In un'intervista a Vida Nueva, Jorge Mario Bergoglio rivendica la discontinuità del suo pontificato. E sulle ideologie il discorso appare chiaro: "La destra è più pericolosa"

Politica, nuovo Concilio, tradizionalisti: Bergoglio (di nuovo) a ruota libera

Nei giorni della trentottesima edizione della Giornata mondiale della gioventù, è uscita una nuova intervista a Francesco in cui sono stati affrontati argomenti importanti per inquadrare la visione di Chiesa e di società riconducibile a questo pontificato. Un lungo botta e risposta con un team di giornalisti della rivista spagnola ricevuto nella sala dove si riunisce abitualmente il Consiglio dei cardinali che il Papa ha nominato per coadiuvarlo nell'esercizio di comando. L'occasione erano i 65 anni dalla fondazione del periodico spagnolo.

Racconti dal Conclave

Nell'intervista, Francesco è ritornato sui giorni che portarono alla sua elezione. Per via del giuramento che impone a chi entra in Cappella Sistina di mantenere il segreto su "tutto ciò che in qualsiasi modo riguarda l'elezione del Romano Pontefice e su ciò che avviene nel luogo dell'elezione", non è solito leggere dichiarazioni pubbliche di cardinali elettori su quanto avvenuto in Conclave. Ancor meno solito è che sia un Papa a parlarne. Per questo le parole di Francesco sul 2013 assumono un particolare valore storico.

L'intervistato ha svelato alcuni episodi premonitori della sua elezione: ad esempio, quando il cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino, oggi deceduto, gli chiese il testo del suo intervento alle congregazioni generali e, ringraziandolo, gli disse che così avrebbe potuto conservare un ricordo del Papa. Un altro episodio emblematico avvenuto avvenne in ascensore a Santa Marta con il cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa che chiese all'allora cardinale Bergoglio se avesse già preparato il discorso da pronunciare dalla loggia centrale.

Francesco, inoltre, ha confermato una rivelazione fatta in precedenza dal cardinale honduregno Óscar Rodríguez Maradiaga che si incaricò di chiarire col diretto interessato se fosse vero o meno che gli mancasse un polmone, particolare che alcuni cardinali contrari a quell'elezione avevano cominciato a far circolare tra gli elettori: "Un mio amico cardinale si è avvicinato per chiedermi della mia salute. Ho smentito alcune voci su di me, senza dargli importanza, tanto che sono andato a fare un pisolino tranquillo", ha detto Francesco a Vida Nueva.

Spirito Santo e discontinuità

Sempre parlando della sua elezione, Francesco si è definito con ironia "una vittima dello Spirito Santo". Sappiamo che Joseph Ratzinger aveva una visione più pragmatica sul ruolo dello Spirito Santo in Conclave: nel 1997, infatti, spiegò in un'intervista che "il ruolo dello Spirito dovrebbe essere compreso in senso molto più elastico, e non come se dettasse il candidato per il quale votare. Probabilmente l'unica certezza che offre è che non si possa rovinare il tutto".

Francesco ha evocato lo Spirito Santo anche per rispondere ai timori legati al prossimo Sinodo sulla sinodalità. "Nel Sinodo il protagonista è lo Spirito Santo. Chi non crede in Lui e non prega durante il Sinodo, non può andare da nessuna parte", ha detto ai giornalisti. Il Papa ha raccontato di aver chiamato recentemente un convento e di aver ascoltato in quel frangente le paure di una suora che gli ha chiesto se col Sinodo di ottobre la dottrina cambierà.

Bergoglio, inoltre, ha raccontato come nel Sinodo del 2001 sul tema "Il Vescovo: Servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo" avesse avuto qualche difficoltà nell'incarico di relatore generale aggiunto. Questo il racconto del Papa: "Nel pomeriggio mi portavano i materiali dei gruppi e io restavo a preparare le votazioni. Poi è venuto il cardinale incaricato del coordinamento, ha esaminato le carte e ha cominciato a dire 'questo non si vota..anche questo'. Io rispondevo: 'Eminenza, questo è uscito dai gruppi'. Ma le cose sono state 'purificate'. Abbiamo fatto progressi e, oggi, tutto è votato e ascoltato".

Dunque, Francesco sostiene la tesi che nei precedenti pontificati fosse annacquata la dimensione sinodale della Chiesa voluta da San Paolo VI mentre dal 2013 si è proceduto in questo senso a quella che lui chiama una "purificazione". Rivendicando l'apertura al voto dei laici nell'istituzione che Montini volle Sinodo dei Vescovi, Bergoglio ha anche affermato che "negli ultimi dieci anni alcune cose sono state perfezionate". Le parole a Vida Nueva rappresentano l'ennesimo tentativo di rivendicare una linea di discontinuità con San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, a breve distanza dalla lettera al neoprefetto del dicastero per la dottrina della fede, il cardinale eletto Victor Manuel Fernández, in cui aveva parlato di "metodi immorali" messi in pratica in passato dall'ex Sant'Uffizio.

Peraltro, il confronto tra i suoi Sinodi e quello wojtyliano del 2001 non è l'unico passaggio dell'intervista in cui Francesco cerca di accreditarsi Papa di rottura che "purifica" abitudini sbagliate. Dei momenti successivi all'elezione del 2013, ad esempio, ha raccontato: "Quando sono sceso c'era la limousine e ho detto 'vado in autobus con tutti'. Fu allora che mi resi conto che un cambiamento delle cose mi stava aspettando". Poi Francesco è passato a rimarcare il fatto che decise di mangiare in sala da pranzo con tutti gli altri a Santa Marta iniziando quella che ha chiamato "la vita comune che continuo a condurre oggi".

Concilio, ideologie e tradizionalisti

"Le cose non sono mature per un Concilio Vaticano III. E non è nemmeno necessari in questo momento, dal momento che il Vaticano II non è ancora stato avviato", ha detto Francesco nell'intervista. Parole che richiamano la tesi del "tradimento del Concilio" sostenuta dal teologo Hans Küng. Con argomentazioni opposte, lo stesso Joseph Ratzinger nel suo ultimo discorso al clero romano da Pontefice regnante, parlò di "difficoltà a concretizzarsi" di quello che chiamava "il vero Concilio" ovvero "il Concilio dei Padri che si realizzava all’interno della fede" e che si contrapponeva al "Concilio dei media" visto come "una lotta politica, una lotta di potere tra diverse correnti nella Chiesa".

Di correnti nella Chiesa a cui ricondurre la resistenza all'attuazione del Vaticano II ha parlato Francesco nella sua intervista a Vida Nueva prendendosela con quello che ha chiamato "tradizionalismo" e sostenendo che "quel guscio nasconde molto marciume". Secondo il Papa, molti giovani preti che chiama "rigidi" hanno dimostrato di avere "seri problemi morali, vizi e doppie vite". "Abbiamo bisogno di seminaristi normali, con i loro problemi, che giochino a pallone, che non vadano nei quartieri a dogmatizzare", ha aggiunto Bergoglio invitando i vescovi a sospettare di chi "fa una faccia da santo e poi distoglie lo sguardo".

Un riferimento alla mancata realizzazione del Concilio lo ha fatto anche quando ha detto agli intervistatori che Paolo VI creò il Sinodo dei Vescovi all'indomani della chiusura del Vaticano II perché si rese conto che la Chiesa in Occidente aveva perso la sua dimensione sinodale. A proposito della rivendicazione della messa ai voti di tutti i temi discussi nei gruppi preparatori, occorre ricordare che - come riporta nella sua autobiografia l'ultimo padre conciliare italiano, il recentemente scomparso monsignor Luigi Bettazzi - "Paolo VI nn voleva si trattassero alcuni argomenti. Così, ad esempio, non voleva si parlasse del sacerdozio conferito agli uomini sposati, nè della cosiddetta contraccezione. Così non gradiva si parlasse troppo della Chiesa dei poveri, temendo che la discussione potesse assumere sfumature politiche favorevoli alle sinistre". Si sa, d'altra parte, che il secondo Papa del Concilio promulgò la Humanae vitae nonostante la maggioranza dei primi padri sinodali della storia consultati sul tema della limitazione delle nascite fossero favorevoli all'uso lecito della contraccezione.

Nell'intervista a Vida Nueva, inoltre, Francesco ha parlato anche dei giovani ed ha confidato di aver "paura dei gruppi giovanili intellettuali" sostenendo che, a suo parere, "in questo momento i gruppi legati alle ideologie di destra sono forse i più pericolosi" perché quelli di sinistra, invece, sarebbe un po' in calo. Per ciò che riguarda la Chiesa, Bergoglio ha detto che se ai giovani "parli solo di castità, li spaventi tutti" aggiungendo che "una pastorale ideologica di sinistra o di destra o di centro non serve" perché "è malata e fa male". L'unico esempio di pastorale ideologica che ha fatto è stato quello di chi si sofferma troppo sulla morale.

Le interviste del Papa

Il contenuto dell'intervista rilasciata a Vida Nueva è significativo: c'è un Papa regnante che rivendica l'azione programmatica del suo pontificato e persino il proprio stile di vita, inducendo ad una naturale confronto tra passato e presente.

Francesco appare convinto che la sua visione personale sui giovani sacerdoti, sui criteri di selezione di vescovi e cardinali, sull'interpretazione da dare a un viaggio apostolico (ad esempio, quando afferma: "Non andrò in nessun grande Paese in Europa (...) e anche se sono andato a Strasburgo, non sono andato in Francia. Anche se vado a Marsiglia, non vado in Francia") sia quella giusta ed intende applicarla senza compromessi nel governo della Chiesa.

Un Papa che si mette a discutere liberamente di ciò che riguarda quella che potremmo chiamare la sua politica rappresenta una grande opportunità per i giornalisti che hanno l'occasione di intervistarlo. Eppure, nonostante Francesco abbia rilasciato un cospicuo numero di interviste, finora sono solo due le giornaliste che hanno avuto il merito di chiedere un chiarimento sulle inevitabili contraddizioni che si presentano quando si governa per più di un decennio con polso fermo: Valentina Alazraki di Televisa che gli chiese dei casi Zanchetta e McCarrick, Nicole Winfield di Associated Press che gli fece una domanda sulla vicenda del gesuita Marko Rupnik.

Entrambe donne. Così come donna è la suora che ha fatto arrivare direttamente all'orecchio del Papa una paura diffusa in una parte consistente ma silenziosa dell'episcopato: "Ma con questo Sinodo, la nostra dottrina cambierà?"

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