Vaticano

"Benedite le coppie gay": lo "strappo" del vescovo tedesco

Karl-Heinz Wiesemann, titolare della diocesi di Spira, ha chiesto ai suoi preti di celebrare in chiesa l'amore di persone dello stesso sesso

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Arriva il primo via libera di un vescovo alla benedizioni di coppie formate da persone dello stesso sesso. A fare da apripista è ancora una volta la Chiesa tedesca, già protagonista di un cammino sinodale che ha messo a dura prova i rapporti con Roma e che si è concluso con l'approvazione di un testo dove erano già incluse le benedizioni arcobaleno. Il precursore è Karl-Heinz Wiesemann che ai preti della sua diocesi, quella di Spira, ha scritto giovedì scorso una lettera pastorale per sostenere la "celebrazione delle benedizioni per le persone che si amano".

La lettera del vescovo

Wiesemann, nominato alla guida della diocesi suffraganea dell'arcidiocesi di Bamberga da Benedetto XVI nel 2007, ha scritto una lettera ai sacerdoti, ai diaconi e agli operatori pastorali in cui ha rivendicato la maggioranza bulgara che ha votato a favore del documento finale dell'assemblea plenaria del Cammino sinodale tedesco favorevole alla celebrazione di benedizione "per le persone che si amano". Nella lettera, il vescovo è entrato nello specifico parlando delle coppie formate da divorziati risposati e da persone dello stesso sesso, chiedendo ai suoi preti di "collaborare con loro per cercare le vie adatte affinché possano ricevere la benedizione di Dio per il loro comune cammino di vita può sperimentare".

Nel corso del Cammino sinodale, Wiesemann - come ha spiegato nella lettera- ha votato a favore dell'opzione benedizioni arcobaleno e di una revisione dell'insegnamento sull'omosessualità della Chiesa. Alla luce di ciò, esprime la sua gratitudine ai sacerdoti che si renderanno disponibile a celebrare quella che definisce una "cerimonia che deve differire da una cerimonia di matrimonio in chiesa in termini di parole e segni e dovrebbe rafforzare esplicitamente l'amore". Un modo per andare incontro a quello che il vescovo considera "un bisogno urgente, soprattutto per quanto riguarda le persone con orientamento omosessuale". Wiesemann parla di gratitudine e non di obbligo per i preti, ma mette nero su bianco che non ci saranno sanzioni per coloro i quali celebreranno le benedizioni.

Contro il responsum

La decisione di Wiesemann contraddice apertamente della ex congregazione per la dottrina della fede ad un dubium circa la benedizione delle unioni di persone dello stesso sesso. L'ex Sant'Uffizio, all'epoca guidato dal cardinale Luis Ladaria con segretario monsignor Giacomo Morandi, rispose negativamente poco meno di tre anni fa sentenziando che "non è lecito impartire una benedizione a relazioni, o a partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori (...) dell’unione indissolubile di un uomo e una donna". Quel documento, approvato dal Papa, oggi probabilmente non verrebbe riscritto così: alla guida del dicastero per la dottrina della fede da metà settembre c'è l'argentino Víctor Manuel Fernández che in più di un'intervista è sembrato possibilista sull'ipotesi di forme di benedizioni ad hoc per le coppie formate da coppie omosessuali, a patto che non provochino confusione sul fatto che il matrimonio per la Chiesa cattolica è solo quello tra un uomo ed una donna. Una linea esplicitata anche da Francesco nella risposta alla prima versione dei dubia inviati a Santa Marta da cinque cardinali. Il Papa ha scritto ai porporati interroganti che "la prudenza pastorale deve discernere adeguatamente se ci sono forme di benedizione, richieste da una o più persone, che non trasmettano un concetto errato del matrimonio".

Il Sinodo

Sappiamo che il tema delle benedizioni delle coppie formate da persone dello stesso sesso è stato discusso nel corso del Sinodo sulla sinodalità che si è concluso la scorsa settimana e che vedrà l'anno prossimo la sua sessione conclusiva, ma non ci sono stati riferimenti diretti nella relazione di sintesi. Quindi l'iniziativa di Wiesemann non è legata al lavoro conclusivo del Sinodo che si è svolto in Vaticano, ma piuttosto ai risultati del Cammino sinodale tedesco.

Tuttavia, il vescovo di Spira ha dato il via libera citando Francesco e la sua famosa frase "chi sono io per giudicare?" ed ha auspicato che questo sviluppo possa interessare anche il Sinodo della Chiesa universale.

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