A un anno dalla scomparsa di Emilio Vedova, uno dei giganti dellastrattismo italiano, la Galleria nazionale darte moderna dedica una mostra antologica allartista veneziano (fino al 6 gennaio); una mostra in progetto da tempo, alla quale Vedova stesso aveva iniziato a lavorare assieme alla moglie Annabianca. È un percorso compiuto che prende le mosse dai disegni architettonici degli anni Trenta e arriva alla fine del secolo scorso con lopera Chi brucia un libro brucia un uomo, dedicata al rogo della biblioteca di Sarajevo del 92 e a essa destinata, nella quale convergono gli esiti degli ultimi decenni di attività, a cui si aggiunge lultima tela Ciclo 2006. Come ricorda Angelo Bianchini, presidente della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, la quale ha prestato gran parte delle opere in mostra, in uno dei diari lartista ripensa agli anni dellinfanzia e a quel primo cimentarsi con larte con parole che descrivono bene lintero arco della sua ricerca: «mi agitavo, sporcavo, segnavo forte». Vedova ha sempre scelto di agitarsi, di prendere posizione, di affermare la necessità dellimpegno civile dellartista. Di conseguenza la sua è una pittura che si impone come un imperativo, unaffermazione di esistenza che non ripiega mai su se stessa; perciò quellinsofferenza verso linformale, unattitudine troppo passiva, nonostante non estranea alla sua produzione. Nei disegni delle prima fase si ritrova la Venezia di Tintoretto e Tiziano ma pure leco di Goya, lassimilazione della lezione romana, poiché Vedova è a Roma fra 36 e 37, dove resta affascinato dallarchitettura barocca. Come nelle architetture e in qualche paesaggio e natura morta degli inizi, così in seguito nella pittura astratta e fino alla fine, lartista centra lopera su una struttura salda, sia essa costituita dallo scheletro di edifici, monumenti, rovine, o dallincrocio di segni potenti, scarabocchi, impronte o pennellate. Una personalità monumentale a cui presto non basta più lespressionismo, il dinamismo futurista che pure riscopre, il cubismo, linformale e la pittura gestuale. Egli sembra piegare tutto a un esigenza di espressività più avanzata, estrema. Allora dopo le deflagrazioni, dopo che il laboratorio delle forme geometriche è andato in pezzi, le tele si aggregano e formano spazi tridimensionali, nascono i Plurimi, che si disarticolano a loro volta, poi i Plurimi binari, pannelli di pittura scorrevoli che si sovrappongono idealmente come mondi paralleli, schegge di un ordine in frantumi o ghigliottine.
In esposizione, nel salone centrale, Dischi, Tondi, Oltre, con cui Vedova recupera il gusto del colore dopo una fase in bianco e nero, e ancora i lavori per il teatro (in occasione dei quali nasce nel 1958 il sodalizio artistico con Luigi Nono), i pastelli, la serie dei Carnevali. Vedova ha preso parte attiva nel dopoguerra ai vari movimenti legati al dibattito sul ruolo dellarte da Corrente al gruppo degli Otto di Lionello Venturi.VEDOVA Così lastrattismo si è piegato ai furori del genio
La Galleria nazionale darte moderna celebra il pittore veneziano scomparso nel 2006
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