Emanuela Fontana
da Roma
Cerano le bandiere listate a lutto per la morte dei quattro militari morti nello schianto dellelicottero in Irak, ma cera anche un altro lutto, ieri, ai margini della cerimonia del 2 giugno in piazza Venezia: quello delle vedove dei 19 carabinieri, soldati e civili morti a Nassirya il 12 novembre del 2003 a cui non è mai stata conferita la medaglia doro in un anno e mezzo per motivi non politici ma burocratici, secondo quanto riferiscono le mogli dei caduti. Essendo morti in missione di pace, a livello tecnico è impossibile conferire la medaglia al valore militare.
E così alcune delle donne che hanno perso il marito nel terribile attentato che sventrò la palazzina dove operava il contingente italiano hanno scritto al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi chiedendo la «difesa della memoria» dei mariti: «Signor presidente - hanno scritto le donne - non abbiamo protestato per una medaglia al valor militare mancata finora o per il disegno di legge per la Croce doro, ma le chiediamo di assumere la difesa della memoria dei nostri caduti».
La burocrazia diventa ancora più schiacciante quando una di loro, Paola Cohen Galli, vedova del maresciallo Enzo Fregosi, spiega che non avere la medaglia doro comporta limpossibilità dellintitolazione di un caserma e, per i figli, «non avere qualche punto in più nei concorsi pubblici». Per ovviare alla mancanza della medaglia doro, in Parlamento è stato presentato un progetto di legge che propone di conferire un titolo ad hoc ai caduti: la «Croce doro». Al Senato è depositato ormai da un anno mezzo un altro progetto di legge che prevede borse di studio per i figli delle vittime. Primo firmatario è il senatore Calogero Sodano dellUdc, tra i cofirmatari ci sono 21 esponenti della maggioranza di Udc, Forza Italia, An e Lega, più un senatore del gruppo misto. Ma come risulta dal sito internet del Senato, a distanza di 18 mesi non è ancora iniziato lesame. Come non ha preso il via la discussione del pdl per listituzione di una commissione dinchiesta sullo scoppio della palazzina.
È la vedova del maresciallo Merlino, Alessandra Savio, a spiegare il perché della lettera a Ciampi: nessuna recriminazione, chiarisce. La lettera è stata scritta dopo le dichiarazioni della giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena: «Elogiava gli iracheni che lavevano rapita - ricorda la vedova Merlino -. A quel punto abbiamo deciso di scrivere a Ciampi». La vedova precisa che «lArma continua a esserci vicina» e che la gente «non ci dimentica», ma il riconoscimento «non arriva». Sono parole ancor più dure, invece, quelle dei giovani, degli orfani di Nassirya: «Siamo indignati per quello che sta succedendo e per il silenzio calato sulla tragedia - dice Marco Intravaia, 18 anni, figlio di Domenico -. I morti di Nassirya non sono vittime di serie B».
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