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Venezia bipartisan. Il Leone d'oro va a Lanthimos. Ma la stella è Garrone

Il regista greco vince con il sorprendente film «Povere creature!» A «Io Capitano» il premio per la regia e Seydou Sarr è il miglior emergente

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La notizia è che non c'è bisogno della promozione degli attori per vincere il Leone d'Oro dell'Ottantesima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica. Causa sciopero di categoria ad Hollywood, Emma Stone e Mark Ruffalo non sono potuti essere a Venezia per sostenere Povere Creature! del greco Yorgos Lanthimos dal romanzo Poor Things dello scozzese Alasdair Gray. Ciononostante la giuria presieduta dal regista Damien Chazelle e piena di cineasti come Jane Campion, Mia Hansen-Løve, Gabriele Mainetti, Martin McDonagh, Santiago Mitre, Laura Poitras e gli interpreti Saleh Bakri e Shu Qi, non si è fatta condizionare e ha assegnato a questa originalissima favola gotica e nera, con una Frankenstein per intenderci femminista, il Leone d'Oro per il miglior film che, cosa più unica che rara, è stato anche il più votato dalla stampa italiana e internazionale nella tradizionale classifica che Ciak pubblica nel suo «daily». Subito dopo, a essere premiato con il Leone d'Argento - Gran Premio della Giuria, è stato il giapponese Aku wa sonzai shinai (Il male non esiste) di Ryusuke Hamaguchi, il regista che, con il precedente Drive My Car aveva ricevuto diverse candidature agli Oscar dello scorso anno.

Ma il palmares di Venezia 80 premia anche l'Italia, come lo scorso anno, per la regia con Luca Guadagnino e il suo Bones and All. Dei sei film italiani l'unico ad aver doppiamente convinto la giuria è stato Io Capitano di Matteo Garrone che ha ottenuto il Leone d'Argento - Premio per la migliore regia insieme al Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore emergente andato al senegalese Seydou Sarr, protagonista del film che, in italiano, ha detto: «Quando c'è la voglia e la necessità di partire nessuno ti può fermare. Ci deve essere la possibilità per noi giovani di avere un visto per viaggiare». Il film è appena uscito nelle sale distribuito da 01 e, ha detto Garrone, «spero che questo premio sarà d'aiuto per far avere un pubblico più ampio. Abbiamo girato anche in Marocco e mi sento di mandare un pensiero a questo Paese per la tragedia che c'è stata oggi».

La cerimonia di premiazione è iniziata con la madrina Caterina Murino che, in linea con lo stile essenziale e asciutto dell'apertura, ha solo ricordato che i sogni evocati da tutte le proiezioni veneziane «vanno avanti solo se li sogniamo tutti insieme, seduti fianco a fianco, come voi ora». E sarà stata contenta la Sottosegretario alla Cultura, Lucia Borgonzoni, presente alla cerimonia dopo più di dieci giorni d'impegni alla Mostra per il cinema italiano, per i grandi risultati dei nostri film ottenuti anche nella seconda sezione competitiva, Orizzonti, dove Una sterminata domenica di Alain Parroni ha vinto il Premio speciale della giuria, la colombiana Margarita Rosa De Francisco quello per la migliore attrice per il nostro El paraíso di Enrico Maria Artale che ha anche ottenuto il premio per la sceneggiatura. L'attrice Micaela Ramazzotti ha ricevuto, in lacrime, il Premio degli spettatori - Armani Beauty per Felicità titolo omen nomen? la sua opera d'esordio alla regia: «Ci ho messo l'anima per arrivare al vostro cuore, dedico il premio a chi sta vivendo l'infelicità nella sua vita».

Tornando al concorso principale e agli attori, quelli che hanno vinto le Coppe Volpi erano riusciti a venire al festival con deroghe speciali allo sciopero come Cailee Spaeny nel ruolo della prima e unica moglie di Elvis Presley in Priscilla di Sofia Coppola, prodotto anche da Lorenzo Mieli per The Apartment Pictures del gruppo Fremantle, e come lo straordinario Peter Sarsgaard per Memory di Michel Franco. L'attore statunitense, sul palco, ha ricordato la battaglia dei suoi colleghi per l'equo compenso ma, soprattutto, per la regolamentazione dell'intelligenza artificiale perché «sembra che siamo condannati alle macchine».

Come ogni Mostra che si rispetti ci sono ovviamente anche i riconoscimenti diversamente politici, come quello speciale della giuria a Green Border di Agnieszka Holland, atto d'accusa esplicito sul governo del suo Paese, la Polonia, e sui respingimenti dei migranti al confine tra Bielorussia: «In questo stesso momento tante persone si stanno nascondendo nelle foreste, privati dei diritti umani, alcuni perderanno la loro vita non perché non abbiamo le risorse per aiutarli ma perché non li vogliamo».

È un vero e proprio divertissement invece il film targato Netflix di Pablo Larrain che si immagina un Pinochet vampiresco ancora tra noi in El Conde che ha vinto il premio per la Migliore Sceneggiatura scritta dal regista insieme a Guillermo Calderón.

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