Cultura e Spettacoli

Vermicino è storia anche grazie alla tv

Vermicino è storia anche grazie alla tv

C'è chi l'ha chiamata televisione verità e chi televisione dell'orrore. Di certo le diciotto ore di diretta Rai a reti unificate il 12 e 13 giugno 1981 ne hanno cambiato per sempre la storia. Le cronache di quarant'anni fa raggiunsero fino a 28 milioni di spettatori, alimentando fin da subito il dibattito: volevamo guardare per autentica pietà umana oppure si trattava di puro voyeurismo? Non siamo manichei, non esiste dunque una sola risposta e persino all'interno di una persona questi due aspetti così differenti e forse inconciliabili tendono a convivere.

Come se il tempo si fosse fermato, la questione non è risolta e sulla produzione Sky in quattro puntate di Alfredino. Una storia italiana ancora ci si divide. Giusto ricordare a chi c'era e informare chi non l'ha vissuta di questa tragedia di provincia che mostrò la fallibilità e i limiti della macchina statale, nonostante alcuni passaggi del film risultino davvero difficili da tollerare, in particolare quel buco nella terra e poi il vuoto, il buio, l'incubo. Quella di Alfredino Rampi, il bambino di sei anni caduto in un pozzo a Vermicino, un paese nei dintorni di Roma che quasi non si conosceva, è una storia vera, niente è inventato a cominciare dalla fotografia in canottiera, felice, al mare, fortissimo dunque il livello di coinvolgimento emotivo. Il film tocca le corde della pietas e non poteva essere altrimenti.

Va detto che la miniserie diretta da Marco Pontecorvo è ottima perché si inserisce nella tradizione del cinema italiano sociale e critico che sempre prendeva spunto dalla realtà. Una cinematografia ove hanno lavorato i migliori attori proprio per il loro alto grado di credibilità. Anna Foglietta, perfetta nel ruolo di Franca Rampi, sottolinea il coraggio assai più della disperazione, accanto a Luca Angeletti, il padre silenzioso di Alfredino. Dal cinema di genere provengono Francesco Acquaroli e Giacomo Ferrara, Samurai e Spadino di Suburra, Riccardo de Filippis è Angelo Licheri, dal film d'autore invece Vinicio Marchioni, l'eroico pompiere e Massimo Dapporto che interpreta il Presidente Sandro Pertini. Tutti bravissimi. E l'elogio dall'opera si estende al «dopo Alfredino», a ciò che un dramma così toccante ha lasciato nelle loro vite, a come hanno reagito, a cosa è accaduto nella storia del nostro Paese.

E anche qui i sentimenti si dividono, tra l'ammirazione verso le tante persone che disperatamente persero la battaglia contro il tempo per salvare la vita al bambino e l'odio per l'incompetenza della macchina burocratica, il frastuono popolare, la progressiva trasformazione del luogo della tragedia in un circo dove tutti volevano esserci, volevano guardare, l'invasività di telecamere e giornalisti. Già, ma non ci fosse stata la tv, quarant'anni dopo saremmo ancora qui a ricordare una storia italiana?

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