Cultura e Spettacoli

«Per vestire Maria Antonietta mi sono tuffata nella pop art»

Parla la costumista Milena Canonero, già due volte vincitrice, «nominata» per il film di Sofia Coppola: «Ho imparato sulle riviste, poi ho conosciuto Kubrick»

da Los Angeles

Candidata per l'ottava volta all'Oscar (vinto due volte per Barry Lyndon e Momenti di gloria) per i costumi color sorbetto di Marie Antoinette, Milena Canonero è l'immagine dell'eleganza sobria del suo look total black. Eccola nella villa dove si gira la serie tv Entourage, trasformata la settimana precedente gli Oscar nella Soho House, dove è esposta la collezione di diamanti del gioielliere Fred Leighton, tra cui alcuni pezzi appartenuti alla corona francese che la Canonero ha usato nel film. «Maria Antonietta era la regina di Francia, quindi aveva chiaramente dei gioielli. Però non l'ho coperta di diamanti dalla testa ai piedi, anche perché non era una persona che li amava molto. Ho usato soprattutto orecchini. Volevo usare più braccialetti, ma davano fastidio alla protagonista, Kirsten Dunst, diceva che non poteva muovere bene le mani, per cui ho eliminato alcuni braccialetti, e ho usato spille, orecchini, e diademi».
Come si prepara per un progetto? Chiaramente non è solo una ricostruzione storica?
«No, se uno vuole fare una ricostruzione storica può andare a vedere dei quadri e copiarli, ma ciò farebbe molto museo. Il lavoro che abbiamo fatto per Marie Antoinette era molto particolare, era la visione personale di Sofia Coppola, una visione alla pop art. Nello stesso tempo doveva essere credibile, quindi bisognava trovare il giusto equilibrio. Sofia mi ha ispirato moltissimo per i costumi. Abbiamo deciso di usare dei colori molto freschi e leggeri che poco a poco si diluiscono in una nube sempre più scura. Per cui c'era una specie di viaggio, che era il viaggio intimo di Maria Antonietta dal punto di vista di Sofia».
Facciamo un passo indietro. Come è nata in lei la passione per i costumi?
«Sulle riviste di mia mamma, che ha sempre amato molto la moda e l'arte. Avevamo per casa molti libri d'arte e riviste di moda, per cui la mia passione si è sviluppata nel campo visivo. Il resto è stato anche una coincidenza, poiché Stanley Kubrick mi chiese di lavorare con lui in Arancia meccanica senza che io sapessi bene cosa fosse il cinema. Avevo studiato, ma non sapevo se andare avanti nella moda, nel cinema o nel teatro. Poi la vita ha deciso per me, e sono andata verso il cinema».
Poi cosa è successo?
«Ho conosciuto Hugh Hudson, il regista di Momenti di gloria, Stanley Kubrick, e sua moglie tramite amici. Avevo fatto un video pubblicitario con Hugh, e Kubrick aveva sentito che ero brava, appassionata, una stakanovista, e a Stanley piaceva quel tipo di persona. Inoltre gli piaceva come mi vestivo. Fu sua moglie Christiane a fare il mio nome quando Stanley stava cercando una costumista per Arancia meccanica».
Dov'era quando ha saputo della nuova candidatura?
«In India, nel Rajasthan, sul set di The Darjeeling Limited di Wes Anderson, un film delizioso. Non ci sono stati molti film d'epoca lo scorso anno, per cui è più facile per un film come Marie Antoinette essere candidato. È molto raro infatti che nominino un film contemporaneo, e sono davvero contenta che Il diavolo veste Prada sia stato selezionato, perché molto spesso i film moderni non vengono considerati».
Per lei è ancora emozionante ottenere una nomination?
«Sì, fa molto piacere, perché hai la sensazione che il tuo lavoro sia stato apprezzato, e molto spesso ciò è dovuto anche al successo del film. Se il film viene visto da poca gente è difficile farsi notare. Mi ricordo Il barone di Münchhausen, Gabriella Pescucci e Dante Ferretti avevano fatto un lavoro incredibile, e secondo me avrebbero dovuto vincere l'Oscar quell'anno, ma così non fu. Per cui vincere non vuol dire necessariamente essere i più bravi, è importante che i giornalisti e il pubblico lo capiscano».
Una costumista sa già cosa indosserà agli Oscar?
«No, ma io ho la mia pièce de résistance, un meraviglioso tuxedo di Gucci, e probabilmente metterò quello.

Altrimenti vorrei fare una cosa stravagante, ma di certo non alla Maria Antonietta».

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