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Vigneti eroici, Zibibbo e tradizioni: la sfida tenace di Pantelleria

Pantelleria è natura e passione. Impeto selvaggio. Per scoprire la vera indole di questa isola abbiamo incontrato i suoi eroici viticoltori, ultimi testimoni e difensori dell'arcaica coltivazione della vite ad alberello

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Vento, sole e roccia. Tramonti infuocati che si immergono nel mare, incendiando l'orizzonte. Pietre nere, rossastre e argento. Distese di vigneti che affondano le loro radici nei terreni sabbiosi di origine vulcanica. Pantelleria è natura e passione. Impeto selvaggio. La vera indole di questa isola la si comprende immergendosi in essa, percorrendola in lungo e in largo. Gustando i suoi sapori assieme a un calice di Zibibbo, il nettare legato indissolubilmente alla vita e alle tradizioni di questo fazzoletto di terra sperduto nel Mediterraneo. A metà strada tra l'Italia e la Tunisia. Atterrando a bordo di un piccolo velivolo a eliche, ti rendi conto già dall'alto di quanto "Cossyra" (così la chiamavano i latini) sia un micro-mondo da scoprire, difficile da capire davvero senza il contatto diretto con i suoi abitanti.

La sfida degli ultimi viticoltori panteschi

I panteschi sono infatti i gelosissimi custodi di questa isola coraggiosa, che ora ha intrapreso una sfida impegnativa: quella di difendere la riconoscibilità dei propri prodotti. Primo tra tutti, lo Zibibbo. Gli ultimi 360 viticoltori puri rimasti a Pantelleria ce la stanno mettendo tutta, con la consapevolezza che il vero aiuto in tal senso non possa arrivare dalla burocrazia o dalle promesse della politica, bensì dal passaparola di chi ha assaporato le bontà di quella terra e ne ha visto le bellezze.

Il vignaiolo che ha "chiamato" l'Unesco

Salvatore Murana, uno dei viticoltori più noti dell'isola (la sua famiglia coltiva l'uva Zibibbo da sei generazioni), sostiene proprio questo: per tutelare il territorio pantesco occorre considerarlo nel suo insieme e per tutte le sue eccellenze. "Ci sono i vigneti, ma anche l'olivocoltura e la cappericoltura... Io difendo Pantelleria e lo faccio da sempre", ci racconta, ricordando di essere stato uno dei promotori dell'iter che ha portato la tipica coltivazione della vite ad alberello a essere riconosciuta come patrimonio Unesco. "È stata una soddisfazione personale dopo tanti bocconi amari digeriti in passato, quando molti non credevano in questo progetto".

Oggi i vigneti di Murana si estendono per oltre 15 ettari, coltivati proprio con l'arcaico sistema ad alberello basso, e la sua cantina - situata nella contrada Mueggen - è una piccola oasi immersa nella natura isolana, sospesa tra terra e mare. Accanto ai filari c'è anche un tipico giardino pantesco: un recinto di pietra lavica a secco che protegge gli alberi d'arancio dai venti forti, assicurando a essi acqua e calore. "Questo è un posto magico e descriverlo a parole equivale quasi a rovinarlo. Il momento più bello è nelle notti estive di luna piena, quando la luce è argentea: chi cammina in mezzo alle viti è come se nuotasse in quella luce", racconta il viticoltore pantesco, mentre ci invita ad assaggiare degli acini di uva passa di Zibibbo. Il suo Gadir ha un'ottima sapidità, ingentilita da note di zagara, albicocca ed erbe aromatiche. Poi dalla cucina arrivano dei crostini con sopra un paté di capperi e mandorle. Poesia.

Vigneti Murana

I "re di vigna" di Pantelleria

La stessa passione nel raccontare l'isola la ritroviamo nelle parole di Fabrizio Basile, imprenditore vinicolo che ti fa sentire ospite gradito e che difende in modo schietto le autenticità della sua terra. "Il nostro vero patrimonio Unesco non sono l'alberello in sé o lo Zibibbo, ma è la pratica agricola che noi ci tramandiamo da generazioni. È il nostro modo di intendere la coltivazione a essere unico, il nostro modo di pensare che si può comprendere solo venendo qui", ci dice. Nella sua cantina - situata nella contrada di Bukkuram, in arabo "Re di vigna" - Basile accoglie visitatori e turisti, sempre con qualche bottiglia appena stappata. Il suo bianco Sora Luna, ottenuto con uve zibibbo in purezza, merita una menzione. L'attenzione della produzione vinicola pantesca all'aspetto qualitativo ci viene invece raccontata nella cantina Minardi, nella frazione Karuscia. "Una volta le uve si torchiavano, oggi invece si pressano così non si estrae tutto l'acino, ma ne rimane una piccola parte. Rinunciamo quindi a una piccola parte di quantità, ma guadagniamo in qualità", ci spiega la titolare Francesca, mostrandoci le botti in cui riposa il nettare.

Viticoltura eroica, capperi e olive

A Pantelleria i pochi viticoltori puri rimasti continuano a lavorare e a conservare, pur sperimentando. Qualcuno, prendendo tralci di ceppi antichi, ha fatto un innesto per il recupero del clone originale: in questo modo "le piante dovebbero essere più forti, più immuni da malattie". Anche così continua tra la tradizione di questa viticoltura eroica (in tutti i sensi). Al contempo, alcuni giovani imprenditori investono nella coltivazione del cappero - quello pantesco si distingue per i suoi sette petali - delle olive con le quali si produce olio e dell'origano. E c'è anche chi, con l'uva zibibbo, è riuscito ad aromatizzare una particolare birra. In questo senso, difendere quei vigneti significa difendere un intero sistema. Già, ma come farlo al meglio?

prodotti di Pantelleria

Il sindaco 5s e le divisioni

Recenti decisioni del consorzio di tutela, con la modifica del disciplinare Doc del 1971, fanno temere un abbandono e una "clonazione" dello Zibibbo nella Doc Sicilia e Igt Terre Siciliane. Così a Pantelleria c'è una comprensibile mobilitazione. Nei giorni scorsi - dal 5 al 7 maggio - il Comune ha organizzato un convegno proprio per discutere di questo. Tuttavia, al netto delle tante (pure troppe) parole spese dai relatori, la manifestazione convocata dal sindaco pentastellato Vincenzo Campo non ha fatto altro che accentuare le differenti vedute che, nell'isola, animano il dibattito sull'argomento. "Per cinque anni il sindaco ha alimentato divisioni e solo ora, a poche settimane dalle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale, si sveglia per chiederci di fare sistema", lamenta un viticoltore, facendo notare come molti suoi colleghi abbiano non a caso ignorato l'evento.

E un altro, pur condividendo le generali istanze ma non le soluzioni ipotizzate, contesta proprio il metodo dell'attuale amministrazione. "Avrebbe dovuto consultare tutti i produttori, uno a uno, per poi esprimere una posizione condivisa da tutti. È inutile fare tanti discorsi quando c'è qualcuno che arriva pensando di avere la soluzione in tasca". Inoltre, qualcuno fa notare come certi allarmismi sullo Zibibbo "a rischio estinzione" non siano in realtà suffragati dai numeri, che per fortuna attestano invece un trend in crescita sulle produzioni a Pantelleria.

La tenace indole vulcanica

Dal ginepraio delle posizioni in campo, emerge in ogni caso una generale volontà di salvaguardare Pantelleria e le sue specificità. E questo è il dato positivo di fondo. Per farlo, peraltro, gli isolani avranno a disposizione anche consistenti contributi provenienti dal Pnrr.

La sfida riguarda il futuro di "Cossyra" ma richiama anche il suo passato: lo spirito vulcanico di quella terra, in qualche modo, continua infatti a ribollire e a smuovere l'indole tenace di chi la abita.

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