Pechino 2008

Vince ancora Nadal, ma il vero zar è Tarpischev

Lo spagnolo festeggia il numero 1 con l’oro. Tra le donne tris russo grazie al maestro di Eltsin

Vince ancora Nadal, ma il vero zar è Tarpischev

La Russia è entrata di prepotenza nella storia dei Giochi olimpici grazie alla tripla vittoria delle tenniste. Medaglia d’oro per Elena Dementieva, argento per Dinara Safina e bronzo a Vera Zvonareva. Non era mai accaduto da quando il tennis era stato riammesso ai Giochi, dopo 64 anni di esilio. La vittoria delle Russia è curiosamente legata alla grande passione per la racchetta da parte di uno degli uomini più potenti della terra: l’allora presidente dell’Unione Sovietica Boris Eltsin. È una storia curiosa che è giusto ricordare perché è qui che entra in scena un modesto giocatore di tennis di nome Tarpischev, molto amico di Pietrangeli, di conseguenza mio, che oggi è capitano di coppa Davis e della squadra di Fed Cup, nonché membro del Cio. Tarpischev era il maestro di tennis di Eltsin. Quindi tra un: «Pieghi le ginocchia presidente!» e un drink dopo la lezione, Tarpischev riuscì a rilanciare il suo sport nell’Unione Sovietica. Figuratevi che Eltsin gli era talmente amico da affidargli il ministero dello Sport. Il presidente amava il tennis, di conseguenza tutti dovevano giocare. Ricordo che Nicola ed io fummo invitati a Mosca per disputare degli incontri amichevoli con il sindaco, con i ministri e con le varie autorità. In un Paese dove «lusso» era una parola che non si poteva ancora pronunciare ci ospitarono come principi. Ritrovammo Tarpischev in varie occasioni, l’ultima volta a Mosca, durante la finale di Fed Cup. Il nostro vecchio amico, che parla soltanto russo, abbracciandoci ci regalò due preziose scatole di lacca dipinte a mano. Pochi sanno quanto la Russia debba alla passione di Tarpischev e quanto alle sue lezioni di tennis a Eltsin! In questi Giochi olimpici nessuno aveva dubbi circa la vittoria di Nadal che lascia Pechino con la medaglia d’oro al collo e come n. 1 della classifica mondiale. Meritato l’argento conquistato da Gonzalez e il bronzo che si è assicurato Djokovic. Le sorellone Williams hanno esibito emozioni che non ci sono mai state per l’oro nel doppio contro una inesistente coppia spagnola. Io sono rimasta davvero sorpresa per l’infantile esplosione di gioia di Roger Federer che si è rotolato per terra abbracciato a Wawrinka dopo aver vinto l’oro nel doppio. Un gesto che, a mio avviso, potrebbe essere seriamente analizzato da uno psicologo: «Questa medaglia è unica, surreale, perché posso dividerla», ha detto Federer! Strana osservazione per un campione che ha sempre affermato: «Non sono il tipo che scala le tribune per abbracciare i parenti dopo la vittoria». Una cosa è certa: dentro al cuore del tennista più bello e classico del mondo c’è un inferno di emozioni. La scintilla che l’aveva reso immortale per un momento si è spenta.

Nulla è cambiato nella sua nobile gestualità ma qualcosa di fragilissimo è stato invece intaccato nelle emozioni.

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