La visione romantica di Roma nei paesaggi di luce di Grenet

Scorci di una città eterna eppure mutevole. Sono i paesaggi en plein air che aprono la mostra Granet. Roma e Parigi. La natura romantica che l’Accademia di Francia dedica a François-Marius Granet (1775- 1849). Fino al 24 maggio a Villa Medici si possono ammirare più di 100 opere, che rivelano l’amore di Granet per Roma, dove visse tra il 1802 e il 1824. La mostra pur evidenziando i diversi aspetti del pittore, fa vedere in particolare le sue opere più innovative per la prima volta esposte in Italia.
Si tratta di piccoli dipinti di paesaggio (oli su carta e acquerelli), dalla scrittura fluida e senza disegno, che sul mercato del primo Ottocento non potevano avere fortuna se paragonati ai grandi quadri storici, narrativi e claustrali, che a Granet garantivano fama e denaro. Notissimi sono gli interni di chiese e conventi che diedero a Granet l’appellativo di peintre des Capucins. La chiesa sotterranea di San Martino ai Monti, La scuola delle monache, Il coro dei Cappuccini della chiesa di piazza Barberini ci mostrano questo aspetto, mentre La morte di Poussin e altre grandi tele appartengono al genere più storico. Non mancano gli autoritratti, ma, ad esaltare il pittore nel suo aspetto romantico, ci ha pensato il grande Ingres, che ha raffigurato Granet sullo sfondo di un cielo tempestoso. Tra i dipinti romani, saltano agli occhi una visione di sghembo di Trinità dei Monti e Villa Medici e alcune immagini del Colosseo.

Nella seconda parte, dedicata ai paesaggi eseguiti dopo il ritorno in Francia, la mostra mette in evidenza una pittura essenzialmente di luce, seguendo un processo di dissoluzione della forma, dove il paesaggio viene percepito in modo non naturalistico, ma sentimentale.

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