Cultura e Spettacoli

Vivarelli: "La mia Satanik ha inventato il ’68"

Torna in dvd la pellicola culto del regista Una carriera (e una vita) controcorrente

Vivarelli: "La mia Satanik  ha inventato il ’68"

Roma - Nel 1967 un quarto degli italiani era sotto i venticinque anni. Il regista Piero Vivarelli, che ne aveva quaranta, cercava un buon soggetto per un film e pensò a Satanik, fumetto di Magnus e Max Bunker. Con quell’idea allora bislacca - stare dalla parte di una donna disonesta e malvagia -, Vivarelli trovò un produttore esordiente in Romano Mussolini. Trovò anche un’attrice, la polacca Magda Konopka, più disinvolta delle italiane, ancora ritrose. Ma solo l’anno dopo ci sarebbe voluto uno schiaffo per farle spogliare e due per farle rivestire.

Satanik - tale anche il titolo del film - ebbe uno sfondo madrileno-ginevrino e un cast italo-spagnolo. Non cambiò la storia del cinema, ma incassò bene e i produttori furono soddisfatti: il denaro che non veniva da Mussolini, veniva da un gruppo economico - governava ancora Franco - sensibile al cognome del socio italiano. Perplessi li lasciava, caso mai, l’orientamento trasversale del regista, reduce dei Nuotatori-Paracadutisti del reggimento San Marco, X Flottiglia Mas, durante la Repubblica Sociale. Poi, però, militante del Pci.

Tutto ciò è evocato nel dvd di Satanik, primo della nuova collana «Cinekult», i cui contenuti aggiunti sono curati dalla redazione della rivista Nocturno. È un viaggio nel tempo, quando le attrici avevano per lo più il seno vero, non quello siliconato dal chirurgo. La Konopka lo mostrava appena, anche per evitare al film il divieto ai minori di 14 anni o, peggio, di 18 anni. Si noti: in Italia il film uscì nel marzo 1968, simultaneamente ai disordini di Valle Giulia, a Roma...

Signor Vivarelli, come aveva conosciuto Romano Mussolini?
«Per il jazz, che anch’io ho sempre amato, anche durante la Rsi».

E come ha convinto il jazzista a farsi produttore?
«M’ha aiutato il fatto che Romano Mussolini fosse cognato di Carlo Ponti».

Di Romano Mussolini è anche la colonna sonora...
«... Che è eseguita dall’orchestra del maestro Pregadio».

Satanik in nero, Romano Mussolini, lei reduce della Rsi: il tutto in un film nella Madrid di Franco. Roba da Internazionale nera!
«Ma nessuno lo disse allora. Qualche anno dopo, forse… Comunque sono contento di aver girato quel film».

Suo assistente era Pupi Avati...
«Solo per le scene girate in Italia».

Anche lui era contento?
«Ha poi detto che girare Satanik l’aveva molto aiutato: se io ero riuscito a fare un film, voleva dire chiunque poteva farne uno».

Contenta anche la Konopka?
«Sì. Con lei invece ci siamo visti anche dopo il film, a lungo».

Lei ha sposato una delle sue attrici, ma non la Konopka: Beryl Cunningham.
«La nostra unione durò anni, ma il matrimonio solo sei mesi. Sposare Beryl, che avevo visto recitare nelle Salamandre, era stato come unirmi carnalmente al Terzo Mondo».

Quanto a unioni carnali col Terzo Mondo, anche Nadia Cassini ebbe il suo daffare nel film «Il dio serpente», diretto da lei. Solo finzione?
«Avevo detto a Evaristo Marquez, l’attore che aveva con lei una scena torrida, di fare come se tutto fosse vero. E credo che sia andata così. Del resto alla Cassini non dispiaceva».

Nadia Cassini era quasi un’esordiente…
«Nata Gianna Lou Mueller, era contessa per via del matrimonio con Igor Cassini, fratello dello stilista Oleg».

Dunque?
«Così potei dirle: “Contessa, è ora di toglier le mutande”».

Restiamo alla Cunningham: le coppie miste erano rare, allora.
«Infatti quando la portai nella sede della Pantere nere ad Harlem, New York, fui guardato male».

Non le dissero: «Regista, è ora di toglier le mutande?»
«No, ma feci un tale casino che alla fine mi accolsero come uno di loro».

E Beryl?
«Scoprii che lei era fascista e razzista. Nera, era dalla parte dei bianchi!».

E allora? Lei, bianco, non era dalla parte dei neri?
«Però mi urtava che, appena avuto la cittadinanza italiana col matrimonio, Beryl votasse per la Dc».

Quando è finito il Pci, lei, signor Vivarelli, non cambiò fede.
«Dal 1994 milito nel Partito comunista cubano, con tessera firmata da Fidel Castro consegnatami con cerimonia nell’ambasciata cubana a Roma».

Paga anche la quota d’iscrizione?
«Certo, sono dieci euro all’anno».

È vero che il suo prossimo film sarà «Rosso Avana»?
«Sì. Un poliziesco politico, schierato, con scene erotiche. Protagonista Roberta Mancino, paracadutista».

E nuotatrice…
«Nuotatrice-paracadutista.

Come me».

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