Controcorrente

"Per vivere felici, belli e a lungo dovete andare a Lourdes"

Il mago delle erbe: «Si dice che magro è bello, ma non è così. Oggi mangiamo la metà di un tempo e siamo più grassi. Colpa delle diete»

"Per vivere felici, belli e a lungo dovete andare a Lourdes"

Basta un giorno, secondo Marc Mességué, per stare bene. Inteso come un giorno alla settimana. Un sacrificio (breve) per rendere realtà il miraggio del Ventunesimo secolo: il benessere. Quello per cui si va alla spa, dall'osteopata, in palestra, in piscina, dal chirurgo estetico, dallo psicanalista, dal massaggiatore, dal nutrizionista, dal cardiologo... O si comprano i manuali, come quello di Mességué appunto, Basta un giorno, pubblicato da Sperling & Kupfer, con una prefazione di Elena Sofia Ricci: una delle tante clienti vip che frequentano da tempo i centri di Mességué. Il quale da qualche anno si è trasferito a Gubbio, in un monastero del Seicento immerso in un parco secolare. È da lì, in un mezzo paradiso, che dà i suoi consigli, molti frutto della sapienza di famiglia: lui infatti è l'ultimogenito di Maurice Mességué, un mito dell'erboristeria e della fitoterapia, uno che fra i suoi pazienti ha avuto Winston Churchill, Giovanni XXIII e Jean Cocteau.

Marc Mességué, da lei vorremmo sapere, ecco, soltanto come vivere belli, felici e a lungo.

«A Lourdes deve andare, allora».

Non da lei?

«Io sono guascone...».

Come Cyrano de Bergerac?

«Come Cyrano. Sono cresciuto a 80 chilometri da Lourdes, ma non sono attrezzato per i miracoli. Anche se quello che mi chiede è abbastanza facile».

Facile?

«Beh, ci sono delle cose importanti da tenere sotto controllo: il colesterolo, i trigliceridi, la pressione...».

Non bisogna dimagrire?

«Dimagrire sì, fa parte del gioco. Ma puoi essere magro e avere tanti problemi. Ora c'è la moda di dire che magro è bello, ma per me non è così».

Va bene, ma di solito bisogna perdere qualche chilo...

«Io dico: fate una prova. Scegliete un giorno, per esempio il martedì. Alle 9 di mattina vi pesate sulla vostra bilancia, e poi iniziate la giornata: comprate un po' di pane azzimo bio per colazione, ci spalmate un po' di marmellata o di miele, se possibile biologico».

È convinto sia meglio?

«Penso che, almeno, sia più controllato. Poi un caffè. E a metà mattina un frutto di stagione. Attenzione, 150 grammi di frutta, non un chilo».

A pranzo?

«Un bel pesce, anche 200-250 grammi, con le verdure. A metà pomeriggio altra frutta, e alla sera di nuovo pesce e verdure, possibilmente diversi».

Tutto qui?

«Sì, ma senza sale aggiunto né grassi per cucinare. Se si vuole, un filo di olio a crudo. Niente carboidrati. E poi, frutta, verdura e pesce devono essere freschi: la scatoletta di tonno, per dire, è ipersalata».

Solo pesce?

«È meglio della carne, che contiene colesterolo. Oppure si può mangiare carne bianca di qualità, senza pelle. O 50 grammi di proteine vegetali».

E dopo tutto questo?

«Ventiquattr'ore dopo, stessa ora e stessa bilancia, vi assicuro che avrete perso un chilo. Al che la gente mi dice: Marc, è miracoloso. Ma no: il 75 per cento sono liquidi».

Quindi?

«Quindi si fanno sei giorni normali, mangiando come sempre. E noti che noi, rispetto a trent'anni fa, mangiamo la metà. Provi a chiedere uno zabaione al ristorante: non sanno neanche che cosa sia, le portano un sorbettino al mandarino».

Però ingrassiamo.

«Eh già. Ma se mangiamo la metà, perché pesiamo il doppio? E dire che non ci siamo mai mossi come adesso, fra palestre, bici, piscine. Vuol dire che c'è un piccolo problema di base».

Quale?

«Che siamo perpetuamente in dieta. E poi diciamo che abbiamo fatto un errore perché abbiamo mangiato una pizza. Ma da quando una pizza è un errore? Fate l'inverso, gran Dio».

L'inverso funziona?

«Il martedì successivo si pesa e vede. Ci sono tre probabilità: ha ripreso tutto il peso; l'ha ripreso tutto, meno cento grammi; tutto, più cento grammi».

Nel primo caso?

«Mi dicono: non serve. Ma come, dico io, è l'ideale. Abbiamo trovato la soluzione per stabilizzare il peso, ciò che non riusciamo a ottenere con le diete».

Nel secondo caso?

«Mi dicono: Marc, è poco. Poco? In un anno, cioè 52 settimane sono 5,2 kg: per me è una enormità».

E nel terzo?

«Se trova la terza, ho raccontato la cavolata del secolo. Però ho chiesto soltanto un giorno di prova, e non è costato niente. Ma io le assicuro che avrà un risultato che dura nel tempo».

E negli altri sei giorni uno che cosa fa? Mangia quello vuole?

«Sì, sì. Dico: abbuffatevi. Ma poi nessuno lo fa davvero. Guardi che sembra poco, ma un giorno a settimana significa quasi due mesi di dieta in un anno: chi li fa?».

Ma come le è venuta l'idea?

«Io andavo a scuola in collegio, dai preti, e c'era il venerdì magro. Mangiavamo burro, formaggio, prosciutto ed eravamo tutti secchi. Nessuno è mai morto per un giorno a settimana di alimentazione corretta. Invece in Francia ogni anno muoiono 25mila persone a causa del troppo sale».

Il sale è il nemico?

«Attenzione, il sale è obbligatorio per la vita. Ma l'organismo ha bisogno di 3-4 grammi di sale al giorno, invece in Italia e in Francia ne consumiamo da 12 a 15 grammi al giorno. Non è il sale, è il troppo sale».

Un anno è lungo... E se uno sbaglia?

«Non è un dramma. Se anziché 52 giorni ne fa 48 va benissimo. Certi mi dicono: a Natale ho preso 5 chili. Ma sono barzellette, quello è un peso falso, si perde subito. Il punto è stabilizzare il peso. Però l'alimentazione per non prendere peso non vende».

È un problema di marketing?

«In Italia c'è un professore straordinario, Ettore Bergamini, che ha fatto tutte le prove e gli studi sul digiuno. È un grande ricercatore, ma nessuno ne parla e sa perché?».

Perché?

«Perché un giorno di digiuno a settimana fa risparmiare almeno venti euro, che in un anno fanno mille. Si immagina? E pensi se poi anche il colesterolo e i trigliceridi tornano a posto...».

Lei però è un esperto di erbe.

«Ah, mi chiedono: Marc, conosci un'erba per dimagrire? Ecco, io conosco erbe che aiutano il transito intestinale, per drenare, per la circolazione, per le extrasistole, per l'ipertensione; ma per dimagrire non ne ho. Comunque è vero, le erbe sono la malattia della mia famiglia: l'erboristeria e la fitoterapia sono le malattie ereditarie dei Mességué, non so fare altro».

È stato suo padre a influenzarla?

«No, papà lavorava molto, era sempre occupato. All'inizio non pensavo di fare questo mestiere. Poi ho studiato Erboristeria a Siena e mi sono innamorato dell'Italia».

A quel punto suo papà l'ha aiutata?

«Sì, mi ha insegnato il pediluvio e il maniluvio, che si tramandano nella nostra famiglia da generazioni».

Che cos'hanno di così magico?

«Niente di magico. La pelle respira e traspira. Provi a fare una infusione di piante rilassanti e a metterla nel bagnetto di suo figlio: vedrà come dorme... È il trattamento per osmosi».

A che cosa serve?

«Tutte le erbe si possono prendere in questo modo: erano i famosi bagni delle nostre nonne, in cui pucciavano solo il fondoschiena. Un segreto dei Mességué è iniziare la giornata col pediluvio e finirla col maniluvio. E non dirò mai le piante che metto dentro, perché è l'unico nostro segreto».

Che cosa curano le erbe?

«Tutto, ma non certo il cancro o l'Alzheimer. Per esempio servono per la circolazione, l'ipertensione, la ritenzione idrica. Nel giorno senza sale do tre piante: pilosella, betulla e dente di leone, per drenare. Così, dandosi una mano con la buona alimentazione e una con le erbe, il risultato è eccellente».

Di solito una cura come funziona?

«In media dura 21-28 giorni. Il momento migliore è in primavera o in autunno. Lo scopo della vita non è prendere le erbe, è prenderle quando serve. Ed è importante stare attenti».

In che senso?

«Innanzitutto bisogna parlare col medico, non fare la medicina da sé. Per esempio, tante persone succhiano la liquirizia per smettere di fumare, ma per le donne è una rovina: alza la pressione e fa ritenere l'acqua. Le erbe non sono una panacea».

Erbe e farmaci?

«Sono alleati. Da trent'anni lavoro col cardiologo Pier Roberto Merani. È lui a fare la diagnosi ai pazienti. Non sono un guru, odio questa parola».

Sulle erbe ci sono tante leggende.

«C'è uno spot di erbe che fanno dimagrire: ma dove sono? Sono generazioni che i Mességué fanno questo mestiere, mai viste. E poi le erbe danno assuefazione: le cure vanno fatte solo al cambio di stagione. E bisogna stare attenti alla qualità delle erbe».

C'è erba ed erba?

«Se prepara una tisana passano di sicuro i pesticidi. Perciò le erbe devono essere controllate. Come accade con i medicinali. Mi dicono: ma Marc, è solo un po' di camomilla».

Beh, la camomilla...

«Ma la camomilla ha dieci proprietà. Un conto è se lascia tre fiori in infusione, ma provi a lasciarne venti per venti minuti: quando la beve, va subito a vomitare. Un'erba può avere proprietà opposte, se esageri. È un mestiere».

Un mestiere di famiglia.

«Mio padre mi ha insegnato i principi delle erbe, ma prima mi ha detto: potrai usare il nome Mességué quando avrai visto ventimila persone a cui hai dato consigli con le erbe».

Ventimila?

«Per un anno ho visto cento persone al giorno, gratis. Di ognuno dovevo fare una scheda. Una volta al mese papà controllava, ogni tanto telefonava anche alle persone... Era un padre padrone. Una volta vede scritto psoriasi, con un risultato di miglioramento del 20 per cento e mi dice: Interessante, dai erbe per la psoriasi?. Io gli spiego. E lui: Marc, impara una cosa: un medico che non cura otto malati su dieci non è un buon medico, perché la natura da sola non ne cura nove».

Che significa?

«Che il venti per cento era solo fortuna. Da allora non curo più la psoriasi».

Che altro le ha insegnato suo padre?

«La precisione. E a non sognare: o funziona, oppure no. Noi Mességué abbiamo sempre ottenuto risultati straordinari perché diamo le erbe solo quando siamo sicuri».

Il benessere è?

«Un'igiene di vita. Il giorno light è benessere, non una tortura».

Lei cura anche lo stress?

«È quello che cerca chi viene da me, eliminare le tensioni. Lei è senza voce, coi figli che picchiano alla porta, ad ascoltare da un'ora uno che neanche parla bene italiano... Per forza è stressata. Invece da me è tutto facile: uno è massaggiato, coccolato, seguito».

La cosa che le chiedono di più?

«Il peso, nel 70 per cento dei casi. E poi lo stress, la circolazione, la stitichezza per le donne, i dolori, le palpitazioni, l'ipertensione, le extrasistole. Se mi parlano di bellezza però le mando da mia moglie. A me le creme non piacciono, dico: mettete l'olio d'oliva».

È vero che suo padre le ha regalato il Diario delle erbe di suo nonno?

«Un bel regalo. Ci sono mille ricette, anche il cataplasma, un metodo straordinario per decongestionare il fegato. Ma tante cose non si possono fare più, sono troppo complicate».

Che cos'è il cataplasma?

«È complicato anche da spiegare. Comunque si fa con cavolo o crescione e bianco d'uovo, poi si spalma su delle strisce di lenzuolo e si tiene per tutta la notte. Si figuri se dico a uno di farlo, mi manda a quel paese. Per me il pediluvio è il metodo più efficace, ma la gente non lo fa più».

Ma lei lo fa il giorno senza sale?

«Io faccio un giorno di digiuno, il lunedì. Mi è più facile non mangiare, che mangiare qualcosa che non mi piace. Ho perso 25 chili in tre anni e mezzo».

Le erbe le usa?

«Quando ho un problema sì. Non avrei diritto? Per le palpitazioni uso il biancospino, se ho male alla gola il propoli. Se non funzionano prendo i medicinali, ma il meno possibile. E se avrò un problema grave, le assicuro che non prenderò una infusione di tiglio».

Sa, con le erbe ci sono tante mode...

«E questo è un grande problema. Ma io faccio questo mestiere da quarant'anni, e nel mio caso è una moda da cinque generazioni. Però dico: attenti alle mode, anche nelle erbe».

Ci sono mode nelle piante?

«Certo, magari quelle esotiche. In alcune zone del mondo però si usa ancora il Ddt, quindi meglio quelle europee. Molti mi dicono: le tue ricette sono sempre le stesse. È vero, ma io conosco quelle erbe, quelle indiane non le conosco.

E per me quelle ricette sono più che sufficienti».

Commenti