Controcultura

La Wehrmacht segreta in centinaia di foto

Dalle uniformi all'addestramento, ecco tutto quello che non vi hanno mai mostrato della fanteria tedesca

La Wehrmacht segreta in centinaia di foto

La loro divisa nel classico colore «feldgrau» (grigioverde) è diventata iconica, esattamente come l'elmetto M 35 che ognuno di noi ha imparato a conoscere da decine e decine di film sulla Seconda guerra mondiale. La loro efficienza in battaglia, nata da un addestramento ferreo e scientifico, è diventata leggendaria. Perché un conto è formare delle forze speciali, un altro è ottenere una fanteria di leva con caratteristiche di altissima efficacia diffuse in quasi tutti i reparti. Tanto più che verso la fine delle ostilità la Germania schierava al fronte quasi 5 milioni e 500mila uomini (nonostante le perdite subite in precedenza). Stiamo ovviamente parlando dei fanti della Wehrmacht, i determinatissimi soldati tedeschi che per tenere fede al loro giuramento di «incondizionata obbedienza al Führer del Reich e del Popolo tedesco» diedero la vita in massa (2 milioni e 960mila morirono in combattimento, 1 milione e 400mila furono dichiarati dispersi). Le caratteristiche della Wehrmacht sono state molto studiate. Prima dagli strateghi alleati che dopo il conflitto hanno pescato dalle attrezzature e dalle tecniche di addestramento teutoniche, poi dagli storici che si sono molto concentrati sul concetto di blitzkrieg. La vita e l'attrezzatura del singolo soldato è stata però meno studiata, restando relegata in testi per specialisti, dove domina il gusto del cimelio. Il saggio La fanteria tedesca nella Seconda guerra mondiale di Alfred Buchner ora pubblicato in Italia dall'associazione culturale Italia storica (pagg. 544, euro 54, per acquistarlo contattare ars_italia@hotmail.com o le librerie: Spazio Ritter, Libreria Militare -Milano- o Libreria Europa e Libreria Ares -Roma). Il volume, a cura di Andrea Lombardi, è dotato di un apparato di immagini straordinario e consente di studiare la vita e le attrezzature dei soldati tedeschi in ogni dettaglio.

Tra i documenti eccezionali ci sono gli stralci dei manuali che venivano distribuiti alla truppa. Giusto per fare un esempio, i fanti tedeschi si trovarono ben presto, soprattutto sul fronte orientale, a dover affrontare preponderanti forze corazzate nemiche. Spesso si doveva ricorrere a forme di difesa improvvisate. L'esercito tedesco si dimostrò incredibilmente duttile. Non appena sul fronte vennero modificate le bombe a mano (il tradizionale «schiacciapatate») o si capì il modo più semplice per incendiare i carri russi, la Wehrmacht raccolse queste tecniche spontanee e le trasformò in manualetti per la truppa. Nel frattempo venivano sviluppate armi semplici da usare ma enormemente innovative come il panzerfaust (il padre di tutti i moderni lanciarazzi). Anche in questo caso le istruzioni necessarie al soldato vennero trasformate in semplici vignette, che per rendere tutto più comprensibile giocavano sulla rima: «Se un carro arrivando rumoreggia/ tu il panzerfaust padroneggia (...) Quando hai colpito la zucca devi ripararti/ se un tocco di carro nelle cervella non vuoi beccarti».

Interessanti anche le fotografie dedicate ai reparti in addestramento che fanno chiaramente capire la meticolosità (mai ottusa) con cui venivano addestrate le unità con un metodo che aveva al centro un semplice motto: «Il vostro sudore di oggi risparmierà il sangue domani». Sono completamente inedite molte delle foto relative ai reparti non di prima linea e all'oggettistica meno eroica che spesso nei film non si vede. Splendide le pagine dedicate al servizio di cucina. L'esercito fu capace di adattarsi a quasi ogni condizione fornendo ai reggimenti se non un buon rancio almeno quanto bastava a continuare a combattere. Furieri e cuochi fecero miracoli con le cucine da campo e questo in molti casi contò quanto le strategie dei generali. Difficilmente la compagnia panettieri o il plotone macellai si è guadagnato delle medaglie ma ha tenuto in piedi intere divisioni. Lo stesso va detto anche per la compagnia veterinaria di ogni divisione. Accecati dalla fama dei carri armati tedeschi, come il panzer VI Tiger, ci si dimentica che l'esercito tedesco restò sino alla fine della guerra un esercito essenzialmente ippotrainato. Quanto alle attrezzature il lettore attento potrà vedere oggetti stupefacenti come le mine antiuomo in vetro (per non farle scoprire ai metal detector) o le stranissime bombe con alette (panzerwurfmine) che furono un subito abortito progetto di arma anticarro da tirare a mano. Alla fine del libro, dove le parti più tecniche si possono anche saltare, vi sembrerà di conoscere da vicino quei ragazzi che morirono per un ideale sbagliato. E senza alcun revisionismo potrete condividere una frase del generale inglese Alexander: «I soldati tedeschi combatterono dovunque coraggiosamente e tenacemente.

Conservarono fino alla fine i loro elevati standard militari».

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