Roma

Wertmüller, quei «Peccati di allegria»

Anna Maria Tarantino

Incontro con Lina Wertmüller, reduce dal grande successo dello spettacolo «Peccati di allegria», al Festival Internazionale di musica jazz di Villa Celimontana. Una lunga carriera nel cinema, per il quale ha scritto e diretto film di grande valore artistico, la Wertmüller è una regista che ricama storie sempre originali e amiche.
Perché secondo lei, nella crisi della società odierna, il cinema affronta sempre meno problematiche sociali?
«Perché c’è sempre meno cinema. Ultimamente con la tv si stanno facendo tentativi, trattando nei film la storia dalla quale provengono i problemi sociali, ma non sempre si crea una buona sinergia col pubblico».
Tutti ricordano ancora la sua memorabile regia del «Gianburrasca» in tv. Come vede la televisione di oggi?
«È il mezzo di comunicazione di maggior diffusione, sarebbe opportuno offrire dei programmi di maggior qualità, anche se il mercato richiede argomenti decisamente più frivoli».
A proposito di donne, lei ha diretto grandi attrici come Mariangela Melato, Candice Bergen, Piera degli Esposti e Sofia Loren. Come vede le nuove leve, provenienti quasi solo dalla moda o dalla televisione?
«Oggi ci si prepara meno da un punto di vista accademico, trascurando i classici. Ma anche le parti sono cambiate, talvolta una “letterina” della tv può diventare un’attrice famosa».
Cosa pensa dei talk show e delle loro presenze ossessive?
«È come stare nell’anticamera del dentista, se le persone con le quali si entra in contatto sono interessanti, anche l’attesa può diventare proficua».
Sabato, a Villa Celimontana, ha interpretato uno spettacolo scritto da lei, «Peccati di allegria». L’idea come è nata?
«L’Associazione Toscanini mi ha chiesto di scrivere questo testo teatrale, e se volevo interpretarlo in una serata unica. Uno spettacolo musicale, nel quale ho avuto al mio fianco 15 elementi d’orchestra e Ottavia Fusco, sofisticata interprete delle canzoni da film, che, grazie alla sua splendida di voce, ha fatto rivivere».
Che ruolo riveste la musica per lei?
«È l’anima segreta di un film, ci lavoro molto, fondamentale nel cinema e in teatro. Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi musicisti, che hanno contribuito alla riuscita di ogni lavoro. Da Ennio Morricone a Italo Greco, da Lucio Gregoretti a Enzo Iannacci a Paolo Conte, Avion Travel, Piero Piccioni e altri.

Li ricordo tutti con profonda stima e ammirazione».

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