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Lo Zar non è più invincibile ma manca una vera opposizione

Il calo del partito di Putin era previsto, ma non in queste proporzioni. E' un dato "catastrofico" in un regime autoritario, in cui il governo è ricorso a ogni mezzo - pressioni indebite, intimidazioni, brogli e colpi bassi - per indurre il maggior numero possibile di elettori a sostenerlo

Lo Zar non è più invincibile ma manca una vera opposizione

La sconfitta di 'Russia unita' era attesa, ma non in queste proporzioni. Un calo del 16 %, da 64 a 48 , sarebbe stato drammatico anche in una vera democrazia, in cui i cittadini sono liberi di cambiare opinione a piacimento: è addirittura catastrofico in un regime autoritario, in cui il governo è ricorso a ogni mezzo- pressioni indebite, intimidazioni, brogli e colpi bassi- per indurre il maggior numero possibile di elettori a sostenerlo, segno di un malessere profondo e di un malcontento molto radicato che per Putin deve essere stata una doccia gelata.

Per dare più forza alla sua campagna egli ha fatto ricorso anche a velate minacce: «Sostenete il partito di governo, o l'intero meccanismo rischia di bloccarsi». Il fatto che il suo partito sia egualmente sceso da 315 a 220 deputati, perdendo sia la maggioranza di 2/3 necessaria a modificare la Costituzione, sia quella relativa che serve al passaggio delle leggi ordinarie è di per sé abbastanza grave. Ma ancora più preoccupante per 'Zar Vladimir' è che queste legislative avevano in realtà il valore di un test della sua popolarità in vista delle presidenziali di marzo, che dovevano segnare il suo trionfale ritorno al vertice dopo la 'parentesi' Medvedev. Visto il suo pressoché assoluto dominio sui media e sull'apparato giudiziario e la pochezza degli avversari, egli è sicuro di vincere lo stesso.

Ma ora che ha perso almeno una parte dell'aura di invincibilità che lo accompagnava da ormai dodici anni, il suo (inconfessato) sogno di governare la Russia fino al 2024 diventerà molto più difficile da realizzare. Il messaggio delle urne è chiaro. I russi si sono risvegliati e si sono resi conto che, per quanto Putin abbia garantito al Paese stabilità, difesa degli interessi nazionali e- grazie agli alti prezzi di petrolio e metano­un crescente benessere, dargli una specie di mandato a vita potrebbe essere pericoloso. La nuova classe media formatasi in questi anni comincia a scalpitare per la mancanza di libertà e teme che la stabilità degeneri in stagnazione. Negli ultimi anni il Paese ha vissuto di rendita, mentre aumentavano il degrado e la corruzione, l'inflazione erodeva il potere di acquisto dei salari e- con la sola eccezione di quella bellica- l'industria non reggeva il passo della globalizzazione.

Se la crisi economica di Europa e Stati Uniti dovesse fare scendere il prezzo del greggio verso i 60 dollari al barile, lo Stato, nonostante il modesto debito e le ancora ingenti riserve valutarie, rischierebbe la bancarotta. Purtroppo, alla disfatta di 'Russia unita' non corrisponde l'ascesa di una opposizione credibile: ad avvantaggiarsene di più sono stati infatti da un lato i comunisti di Zjuganov, partito ancorato al passato che non ha più nulla da dire ma passato dalla'11,57 al 20%, e dall'altro i nazionalisti dello screditato Zhirinovsky.

L'unico partito che potrebbero dare qualche prospettiva al Paese sono i socialdemocratici di 'Russia giusta', passati dal 7 al 14%, ma viste le loro posizioni è probabile che finiscano con l'entrare in coalizione con Putin e consentirgli di governare egualmente.

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