"Addio al museo di Totò La politica napoletana ha tradito mio papà"

La figlia Liliana: «Mezzo milione buttato e anni di promesse. Ora non ci credo più»

"Addio al museo di Totò La politica napoletana ha tradito mio papà"

"Ogni limite ha una pazienza», diceva Totò. E di «pazienza», la sua amata figlia Liliana, ne ha avuta tanta. Al di là di ogni «limite».

È da 20 anni che Liliana, storica animatrice della Fondazione De Curtis, lotta per realizzare il suo sogno (ma che dovrebbe essere il sogno di un'intera città): l'apertura di un museo dedicato al più grande attore comico che l'Italia abbia mai avuto. Ma dopo due decenni di promesse - che forse sarebbe più corretto definire autentiche «prese in giro» - il progetto può dirsi ormai definitivamente tramontato. Nonostante decine di petizioni popolari e perfino l'interessamento del Fai; ma, soprattutto, nonostante i tanti «impegni» assunti dai sindaci e dai governatori che, dalla fine degli anni '90 ad oggi, si sono alternati sulle poltrone di Palazzo San Giacomo e della Regione Campania.

La sede del museo era stata individuata in uno dei luoghi-simbolo del «totoiano» quartiere Sanità: il bellissimo Palazzo Spagnuolo. In un'ala dell'edificio, risalente al 1700, sarebbe dovuto sorgere il museo, con annesso un piccolo teatro (40-50 posti) e laboratori per giovani attori.

I lavori, all'insegna di uno stillicidio di stop e go (più stop che go), hanno bruciando finora circa 500 mila euro. Ma ogni volta che sembrava si giungesse a una «svolta decisiva», ecco che spuntava l'inghippo.

Sono così trascorsi 20 anni di «inghippi», e ora, a un passo del fatidico 15 aprile (data del 50esimo anniversario della morte di Totò), il fantomatico museo dedicato al «principe della risata» resta solo l'enorme «museo» (questo sì, «efficientissimo») all'incapacità italica di valorizzare uno tra i suoi personaggi più celebri e ammirati al mondo.

Liliana De Curtis, autrice di memorabili libri di memorie dedicati al padre, combatte da sempre. E lo fa ha ancora oggi, a 84 anni, con tutte le forze che le restano. Ma anche una donna volitiva come lei è tentata di gettare la spugna. Tempo fa la incontrammo a Ostuni per il ritiro di un premio. Era insieme con la figlia Elena, e in quell'occasione si parlò dell'«imminente» apertura del «Museo Totò». Ma era solo l'ennesima illusione. L'ennesimo miraggio.

Signora De Curtis, è scoraggiata?

«Papà risponderebbe, fate vobis...».

La storia infinita, e incompiuta, del museo a Totò ormai pare una barzelletta.

«Che però non fa ridere nessuno».

In realtà è una tragedia.

«Direi una commedia, che lascia molto amaro in bocca».

Ma com'è possibile che Napoli e l'Italia si sia dimenticati di Totò?

«Gli italiani amano Totò. Rimarrà sempre nei nostri cuori. È la classe politica che invece sta facendo morire mio padre per la seconda volta».

Si riferisce al sindaco De Magistris e al governatore De Luca?

«Mi riferisco a tutti i sindaci e ai presidenti regionali che si sono susseguiti negli ultimi 20 anni».

Da loro ha ricevuto solo promesse?

«Infinite promesse. Ma di fatti, nessuno».

Risultato: il mezzo secolo della morte di Totò sarà commemorato col museo che rimane una chimera.

«Non ci spero più. Ho avuto troppe delusioni».

Quando le venne l'idea del museo?

«Nel 1999. Il progetto iniziale prevedeva di utilizzare due appartamenti all'interno del monumentale Palazzo dello Spagnuolo, al rione Sanità, a due passi dalla casa in cui è nacque mio padre».

Dal '99 abbiamo solo assistito a una girandola, avvilente, di pasticci burocratici.

«Veti, controveti, permessi fantasma, autorizzazioni mancanti, finanziamenti concessi e poi ritirati».

Nel marzo 2016 il Comune di Napoli aveva sbloccato i fondi per la realizzazione del museo, dichiarandone l'apertura entro il 2016. Sembrava fatta. Invece...

«Siamo a marzo del 2017, nel cinquantenario della morte di Totò, e del museo nemmeno l'ombra. E l'eco delle parole ddel sindaco De Magistris: Il museo lo inaugureremo. Prima o poi».

Più «poi» che «prima»...

«Temo che ora sia subentrato il... mai».

E dire che lei aveva donato al museo un sacco di materiale appartenuto a suo padre.

«Tanta roba significativa da un punto di vista anche storico e culturale: spartiti teatrali, sceneggiature cinematografiche, documentazione araldica (Totò, com'è noto, aveva il pallino della nobiltà ndr), foto di famiglia, video inediti, manifesti, locandine, lettere, abiti di scena. Fino alla celeberrima bombetta».

Praticamente un'icona. Staccarsene non sarà stato facile.

«Quel cappello, per anni, ha mantenuto il profumo della colonia che usava mio padre».

Francesco Ruotolo, delegato alle iniziative alla memoria del principe De Curtis, sta tappezzando Napoli con i manifesti che denunciano la vergogna della mancata apertura del museo e dello stato di abbandono della casa natìa di Totò.

«Ringrazio tutti quelli che non si rassegnano al disinteresse delle istituzioni».

Un disinteresse che è lo specchio di un'Italia cialtrona.

«Sì, la stessa dei tanti onorevoli Trombetta».

Totò aveva capito tutto.

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