Da animalista dico ai vegani: non azzannate i carnivori

Ognuno è padrone di ingoiare ciò che desidera. Non comprendiamo i coprofagi; non ci sembrano dotati di un palato fino, ma non impediamo loro di riempirsi di escrementi. Agiscano in libertà

Da animalista dico ai vegani: non azzannate i carnivori

Fino a qualche anno fa, pochi sapevano il significato del termine vegano, cioè vegetaliano. Lo si usa per definire chi non mangia altro che verdure. I vegani sono sicuramente persone perbene contro le quali non abbiamo nulla. Si nutrono di prodotti che non siano di origine animale e non c'è da obiettare sulle loro scelte dietetiche. Ognuno è padrone di ingoiare ciò che desidera. Non comprendiamo i coprofagi; non ci sembrano dotati di un palato fino, ma non impediamo loro di riempirsi di escrementi. Agiscano in libertà.

Sui vegani è in corso una discussione molto accesa: chi dice che sono destinati ad ammalarsi e chi dice, viceversa, che gli ortofrutticoli siano garanzia di lunga vita. Sulla materia fioriscono opinioni varie e contrastanti. Litigano anche gli studiosi e quelli che se la tirano da tali. Pertanto non ci sbilanciamo. Talvolta Bruno Vespa, sul delicato argomento, organizza una puntata di Porta a Porta che vale la pena di seguire. Gli ospiti si scontrano di più sulle proprietà del sedano e delle carote, nonché su quelle, presunte, della carne e del formaggio, che non sulla natura del terrorismo islamista. Segno che i problemi italiani non sono drammatici come si racconta, almeno per ora.

Tre o quattro giorni fa è accaduto un episodio meritevole di una chiosa. Giuseppe Cruciani, giornalista specialista in provocazioni, conduce una trasmissione radiofonica di successo: La Zanzara. Già il titolo ne rivela i contenuti punzecchianti. Ebbene ogni due per tre, Cruciani ama sfottere gli animalisti e i vegani. Li copre di ridicolo e non perde occasione per dichiarare di essere un divoratore indefesso di bestie d'ogni tipo. In effetti, dato che mi capita frequentemente di pranzare o cenare con lui, ho constatato che egli, quando vede una bistecca, non resiste: la sbrana. Quindi se afferma che conigli, capretti e agnelli gli piacciono arrosto e non vivi, non mente. Poiché non è un reato, per il momento, nutrirsi di carne, Giuseppe si può criticare, ma non condannare. Figuriamoci se è lecito aggredirlo e malmenarlo. Invece è successo.Uno sparuto gruppo di vegani, inviperiti con il giornalista, reo di aver ribadito i propri orientamenti alimentari (e non solo: adora le pellicce), lo ha preso di mira andando sotto la sede della radio (proprietà del Sole 24 ore, Milano, via Monterosa) e ha tentato di picchiarlo, fallendo l'agguato perché il redattore si è guardato dall'aprire la porta, giustamente, limitandosi a brandire per scherzo un salame che, a giudicare dall'aspetto, doveva essere appetitoso.

E qui siamo nel pieno della questione. Si è sempre sostenuto che ingerire carne rende aggressivi, ma dobbiamo rilevare che la voglia di menare le mani viene anche a chi si ciba di lattuga e rifiuta financo le uova e il burro, perché non si colgono dagli alberi. Probabilmente, Cruciani ha esagerato con le intemperanze verbali, però questo non è un motivo sufficiente per spaccargli la faccia. Lo dico io, convinto animalista e conscio delle barbarie commesse nei pubblici macelli. Aggiungo che se i mattatoi fossero a cielo aperto, e se Cruciani assistesse a quanto avviene in quei luoghi di tortura, si darebbe una calmata.

Come dovrebbero darsela i vegani e compagnia, magari aiutati da una camomilla, e cessare di infuriarsi (quali tori) contro chi non la pensa come loro. Poiché costoro non uccidono i leoni che pure fanno a pezzi le gazzelle, non si capisce perché debbano percuotere un brillante radiofonico incline ad abbuffarsi di polli alla diavola. Buona camomilla a tutti.

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