Petrolio, meglio poco che niente

In tutto il mondo, laddove esistano giacimenti di minerali combustibili, utili a produrre energia, si fa a gara per recuperare il cosiddetto oro nero e dare impulso all'economia locale, sempre bisognosa di ricchezza sotto qualsiasi forma

Petrolio, meglio poco che niente

Domenica prossima si vota un referendum. Il quesito è il seguente: ti fanno schifo le trivelle che tirano su gas e petrolio dagli strati profondi della terra? Oppure non ti danno alcun fastidio, pertanto non le vuoi eliminare? Nel primo caso, scrivi sì; nel secondo, no. C'è una terza opzione. Non ti rechi neppure al seggio, considerando la questione talmente cretina da non meritare neppure di scomodarti allo scopo di esprimere la tua opinione in merito. In quest'ultimo caso, se gli astenuti superassero, come prevedo, il 50 per cento, il plebiscito, non avendo ottenuto il quorum, sarebbe nullo, cosicché i quattrini investiti per organizzare la consultazione - una bella somma - sarebbero stati buttati nel pozzo.

Noi del Giornale non abbiamo pensieri oscuri né sofisticati. Personalmente, poi, sono dell'idea che se ci fosse qualcosa da estrarre nel mio giardino, qualcosa di redditizio, s'intende, sarei ben lieto di aprire i cancelli di casa e ospitare le trivelle. Sono pronto eventualmente a firmare un contratto, purché sia vantaggioso. In tutto il mondo, laddove esistano giacimenti di minerali combustibili, utili a produrre energia, si fa a gara per recuperare il cosiddetto oro nero e dare impulso all'economia locale, sempre bisognosa di ricchezza sotto qualsiasi forma.

In Italia, invece, se si trova un posto pieno zeppo di metano e roba simile, saltano su i soliti ambientalisti da strapazzo e si oppongono immediatamente allo sfruttamento delle citate risorse. Essi affermano che sondare il sottosuolo e ricavarne il prezioso contenuto sia un'operazione scandalosamente dannosa e foriera di inquinamento. Può darsi che abbiano ragione. Però mi domando: se non avessimo metano e petrolio, come faremmo a riscaldare le case, ad alimentare i fornelli e a fare il pieno dell'automobile, di cui non possiamo fare a meno?L'interrogativo meriterebbe una risposta intelligente con relativo suggerimento di un'alternativa: quale altra fonte energetica avremmo a disposizione? I cosiddetti verdi si limitano a dire che il nostro Paese va tenuto pulito per favorire il turismo, onde per cui conviene incrementare l'energia rinnovabile, ad esempio (...)(...) quella delle pale eoliche. Peccato che, rinunciando al petrolio che abbiamo sotto i piedi, poi siamo costretti a comprarlo all'estero da nazioni che, vendendo barili e barili di liquido infiammabile, diventano sempre più ricche e potenti.

Con il contributo dei nostri soldi. Ciò spiegato, mi pare un'idiozia trascurare la roba nostra e strapagare quella che acquistiamo oltre confine. Si dice che quanto preleviamo dai fondali marini e da altri siti è talmente poco da non meritare perforazioni rischiose per l'ambiente. Segnalo che poco è sempre molto di più che niente. Meno quantità di energia importiamo, più siamo in grado di essere energeticamente autonomi.Ecco perché siamo favorevoli alle trivelle e non vogliamo dare retta a chi le odia senza un motivo serio. Se gli arabi, e non soltanto loro, rinunciassero per motivi ambientalistici a prosciugare i loro giacimenti sarebbero in bolletta marcia. Perché mai noi dovremmo smettere di pompare oro nero in Basilicata e in altre regioni? Perderemmo grasse opportunità, migliaia di posti di lavoro e una montagna di palanche.Tempo fa ci siamo resi ridicoli rifiutando di realizzare in Patria dei rigassificatori che sarebbero stati finanziati con capitali esteri.

Non paghi, abbiamo approvato un referendum, (anzi due) per bloccare ogni iniziativa nucleare, tant'è che compriamo energia atomica dalla Francia. Ora eliminiamo le trivelle. Gli altri vanno avanti, noi torniamo indietro. E saremmo progressisti?

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