"Umberto era gay" Emanuele Filiberto querela gli storici

Il principe difende il nonno e dichiara guerra a un manuale francese: "Voglio sequestro del volume e maxi risarcimento"

"Umberto era gay" Emanuele Filiberto querela gli storici

Emanuele Filiberto di Savoia ce l'ha con un francese. Costui si chiama Didier Godard, è uno scrittore e ha dato in stampa l'opera dal titolo Dictionnaire des Chefs d'Etat homosexuels ou bisexuels, Dizionario dei Capi di Stato omosessuali o bisessuali.

Tra questi ha inserito, e illustrato, vita, opere e frequentazioni di Umberto II (nel tondo), nonno dell'Emanuele Filiberto stesso. Godard è un professionista del settore, ha scritto, nel 2001, l'Altro Faust, l'omosessualità maschile durante il Rinascimento; nel 2002, Il gusto del signore, l'omosessualità maschile nel XVII secolo; nel 2003, Due uomini su un cavallo, l'omosessualità maschile nel Medioevo; nel 2005, l'Amore filosofico, l'omosessualità maschile nel secolo dell'Illuminismo e, prima di quest'ultima opera, era il 2004, appunto il dizionario in questione.

Otto anni dopo, Emanuele Filiberto, bravo ma lento, si deve essere accorto, o è stato avvertito da sodali di Francia, del volume e ha deciso di sfidare non a duello ma in tribunale la casa editrice, Beziers H&O e l'autore medesimo, chiedendo un super risarcimento in denaro, da devolvere all'Arcigay e annunciando querela per diffamazione: giù le mani dal nonno e dai Savoia, uomini veri, quelli di sesso maschile.

L'azione rabbiosa e arrabbiata è stata annunciata a Klaus Davi, durante un'intervista per la trasmissione Klauscondicio. «Chiederò il sequestro del volume e un maxi risarcimento danni perché infanga la memoria di mio nonno con volgarissimi pettegolezzi» ha annunciato il principe nel corso della puntata precisando «con la famiglia stiamo valutando anche una maxi querela per diffamazione».

Va da sé che le agenzie di stampa abbiano provveduto immediatamente a rilanciare la notizia facendo sì che fino a ieri l'argomento, quello dell'omosessualità, reale o regale, sconosciuto ai più diventasse, di colpo, lo scoop dell'estate.

Emanuele Filiberto ha così interpretato la parte del grande sponsor a propria insaputa, ha dato luce e notorietà ad un'opera curiosa e interessante ma soprattutto a un tema dormiente o dimenticato, evitato o allontanato, comunque finito in esilio, quale era lo stato dei sovrani d'Italia fino a qualche tempo fa.

Chi conosceva Didier Godard? Chi sapeva di questo dizionario? Chi discuteva delle frequentazioni sessuali di re Umberto II? Della sua amicizia con Luchino Visconti? Chi dei pedinamenti e delle intercettazioni, su di lui e i suoi famigliari, volute da Mussolini? Gli storici. Forse. Qualche collezionista di memorie e pettegolezzi.
Anche. Ma il resto del popolo, alle prese con l'aumento della benzina o con Fini e le sue scorte? L'autogol del principe, in contemporanea con il silenzio assoluto del padre Vittorio Emanuele, è clamoroso, ha tolto il velo a un illustre quadro di palazzo reale, ha rispolverato un argomento pruriginoso di cui non si parlava dai giorni della tivvù in bianco e nero.

Ora si andrà per carte bollate, si tireranno fuori documenti e testimonianze, probabili talk show televisivi, dibattiti

sulla fedeltà alla Patria e alla regina.
Grazie al popolare nipote, grazie al principe ballerino e attore, andremo alla riscoperta del re perduto, dimenticato ma amato, da molti o da alcuni. Indietro Savoia. Alla prossima.

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