Roma - Chiusi nel bunker di via Bellerio per ore, senza che una parola filtri dalla stanza dei capi riuniti per soppesare il risultato. Atmosfera tesa. L’incontro con la stampa previsto per metà pomeriggio viene annullato, segno che i numeri non sono quelli previsti e che conviene aspettare prima di proferire alcunché, perchè serve tempo per prendere le misure di uno scenario inatteso. Le aspettative in effetti erano diverse, soprattutto su Milano, dove la Lega puntava a confermare o almeno ad avvicinarsi al dato ottenuto alle regionali 2010, cioè circa il 14 per cento. Invece si arranca per arrivare al 10, limite sotto il quale la delusione si avvicina - per ammissione degli stessi vertici leghisti - al flop («non è un disastro ma non è nemmeno andata bene» riassume al telefono un pezzo da novanta del Carroccio).
Non c’è stato insomma il famoso «travaso», cioè chi non ha votato Pdl non ha scelto automaticamente la Lega (invece si sospettano molti voti disgiunti dei leghisti, pro Lega ma non pro Letizia). Umberto Bossi è stupito, non «infuriato» come lo dipingono alcuni, ma sorpreso da un quadro complesso, che mette in discussione molti punti dell’asse col Pdl. Le partecipazioni di esponenti leghisti a qualunque talk show o dibattito sul voto viene «sospeso fino a nuovo ordine », cioè finché dal quartier generale non esce la linea ufficiale da tenere. Ma ci vuole tempo per stabilirla,perché serve un’elaborazione. Parlano tutti i partiti, il Pd, il Pdl, il Terzo polo, ma la Lega tace. «Non era mai successo, neppure nel 2001, quando abbiamo avuto il nostro peggior risultato di sempre, ad un certo punto era uscito Calderoli, stavolta niente... brutto segno...» confessa un dirigente leghista, che aggiunge questa legnata che fa capire la situazione: «Se una volta si diceva che il Pdl vince grazie alla Lega, stavolta si potrebbe dire che la Lega perde grazie al Pdl».
Il punto è questo, nella valutazione dei leghisti, e Milano è il simbolo del problema. «Mamma mia... » sbotta un big leghista guardando i numeri della coalizione pro Moratti. Nella Lega lombarda mettono insieme due dati: «Quando andiamo da soli, come a Rho, Desio, Nerviano, la Lega va bene. Ma il dato politico è Milano», e non è certo positivo.«Patiamo l’effetto Bunga bunga e gli errori del sindaco Moratti» si sfogano i leghisti a Radio Padania. Molti dei quali però, pur manifestando poca simpatia per la candidata, invitano i militanti a «svegliarsi» e ad andare a votarla al secondo turno, per non lasciare Milano in mano «agli amici dei centri sociali e degli immigrati ». Su Facebook i commenti sono tutti contro il Pdl. Voci della parte più dura della militanza, perché poi conta quel che dice Bossi, ma sono allarmi che arrivano ai vertici del Carroccio, che ne condivide una parte. Bossi contesta a Berlusconi la gestione della campagna elettorale, trattata come un referendum su se stesso.
Un errore, secondo il capo leghista, «che la gente del centrodestra ci ha fatta pagare». Dentro la Lega c’è chi sconsiglia il confronto tra «mele e pere », cioè tra regionali 2010 e queste comunali, ripescando il dato delle passate amministrative a Milano (2006), dove la Lega ebbe il 3,75%, un terzo di quest’ultimo giro. Ma suona come una consolazione per un risultato che non soddisfa, soprattutto in una chiave strategica più ampia. Sono molto sentite le sfide nelle piccole roccaforti dove il Carroccio è andato da solo. Bossi teneva molto a Gallarate, dove correva (contro il Pdl) la sua fidata consigliera Rai, Giovanna Bianchi Clerici, che ha lottato per non rimanere fuori dal ballottaggio.L’esclusione sarebbe una sconfitta bruciante per il Senatùr, che si era impegnato in prima persona a Gallarate. A Bologna è considerata abbastanza positiva la prestazione di Manes Bernardini, sopra il 29% e con un voto di lista per la Lega di 10,35. Anche lì è la coalizione che non dà il massimo, perché il Pdl si ferma al 15%.
A Varese è sul filo del ballottaggio (col Pd) persino Attilio Fontana, sindaco uscente (leghista) di Varese abituato a passare con plebisciti al primo turno. A Mantova pareggia con il centrosinistra Gianni Fava, candidato leghista sostenuto dal Pdl. Va meglio in Veneto, ma non è una sorpresa che possa influire molto sull’umore. Buoni i numeri che arrivano dal Piemonte, che secondo Roberto Cota (governatore ma anche segretario della Lega Nord Piemont) «siamo in aumento rispetto alle precedenti amministrative».Piccole soddisfazioni in Liguria, dove diventa sindaco di Diano Marina il deputato leghista Giacomo Chiappori, che ha corso contro il Pdl di Scajola.
Ma appunto, il dato politico è Milano.E da lì,malgrado l’estate alle porte, sale la nebbia sul futuro dell’asse Lega-Pdl.
Fino ai ballottaggi si sta insieme, non c’è dubbio.Ma la Lega, dopo questa doccia fredda, è pronta a mettersi di traverso, a iniziare dal rimpasto e dallo stop alle demolizioni degli abusivismi. Ne vedremo delle belle.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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