Dopo cinquant'anni rinasce la cripta del Santo Sepolcro

A terra le pietre bianche del Foro calpestate da Agostino e Ambrogio Qui meditava Leonardo e si ritirava a pregare san Carlo Borromeo

Elena GaiardoniAll'alba di un giorno d'inverno del 1496 Leonardo da Vinci, stanco, dopo aver pensato per l'intera notte al Cenacolo, scende nella cripta del Santo Sepolcro e contempla l'affresco di Santa Maria Maddalena e Sant'Elena. Potrebbe essere vero? Chi lo sa, però non è sbagliato immaginare che da ieri con la riapertura della Cripta del Santo Sepolcro «Dan Brown potrebbe riscrivere il Codice da Vinci», scherza monsignor Franco Buzzi, prefetto della Biblioteca Ambrosiana, spingendo la porta di una chiesa, come egli stesso la definisce, chiusa da mezzo secolo. Non ci meraviglieremmo se volasse una colomba tra le sacre sale, costruite nel 1030 per volontà del maestro di zecca Rozzone, poi consacrate dal vescovo Ariberto d'Intimiano alla Santissima Trinità. Fin dagli esordi vi fu collocata una copia del Santo Sepolcro, tanto che nel 1100, liberata Gerusalemme dai Crociati, l'arcivescovo di Milano Anselmo IV da Bovisio, per ricordare il lieto evento, riconsacrò la cripta al Sepolcro di Cristo. Pare che contenesse reliquie portate dalla Terra Santa.Don Marco Navoni, dottore della Biblioteca Ambrosiana, paragona questa meraviglia dello Spirito a un fiume carsico che «ha la sorgente in epoca romana. La pavimentazione è di età augustea. Qui c'era il Foro. Le pietre bianche di Verona furono calpestate da Sant'Ambrogio, Sant'Agostino e dall'imperatore Teodosio. È il vero centro di Milano, come scrisse Leonardo da Vinci». Il disegno della mappa meneghina di Leonardo è conservato a Parigi, ma il quadratino da lui segnato come «mezzo» di Mediolanum è qui, a pochi passi dalla Cattedrale, dove veniva a raccogliersi in preghiera San Carlo Borromeo, «presente» in una statua in terracotta policroma. «Ombelico della città» la definì San Carlo. Una riproduzione della Santa Sindone, su cui la prossima settimana si terrà un convegno all'Ambrosiana, accoglie il visitatore. «Abbiamo effettuato la pulitura del pavimento con una tecnica di lavaggio dei nostri abili restauratori. Sono stati messi in sicurezza alcuni affreschi, ma sono solo i primi passi» puntualizza l'architetto Gaetano Arricobene. Per arrivare alla rinascita artistica ci vorranno altri due milioni di euro. Il biglietto d'entrata costerà ben 10 euro, ma le prenotazioni a visita guidata a partire dal 19 marzo sono già buone. Saranno le grate in ferro battuto, i fregi sui pavimenti, gli affreschi dai colori gentili, oppure i chiaroscuri meditativi della luce che piove dal giardino, o l'albero della conoscenza, ma in questo ventre i passi risuonano di nostalgia del deserto (mentre fuori Milano brulica). Nella solitudine della preghiera s'incrociano l'alfa e l'omega della cristianità: Gerusalemme, Roma, Mediolanum che con Elena e Costantino emanò gloria mistica e sapienza teologica, rafforzate dalla congiunzione di un'indole razionale con un «carattere visionario», come ricorda Arnoldo Mondadori Mosca, consigliere d'amministrazione della Cariplo, uno degli sponsor dei lavori. «Un miracolo di bellezza ritorna a noi a pochi giorni dalla Santa Pasqua». Così saluta la riapertura l'assessore alla Cultura della Regione Cristina Cappellini.

La preziosità del recupero è sottolineata da Antonella Rinaldi, soprintendente delle Belle arti della Lombardia e dall'assessore alla Cultura del Comune Filippo del Corno. La cripta del Santo Sepolcro riposa. Due millenni in una pietra misteriosa su cui la Chiesa medita.

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