Un miliardo per l'ambiente: l'isola è sempre più verde

Se c'è una Regione che non dimentica - nonostante le avversità atmosferiche che hanno causato vittime innocenti e provocato danni ingenti - le vincolanti linee guida sulle politiche energetiche europee è la Sardegna. Che fa della salvaguardia dell'ambiente e della Green economy un cavallo di battaglia e stanzia un miliardo di euro nei prossimi 7 anni per centrare l'obiettivo. Il comandante in capo di questa svolta ambientalista che comprende efficienza energetica, fonti rinnovabili, progetti sostenibili e chimica verde è il governatore Ugo Cappellacci, uomo illuminato dal punto di vista ambientale. «Noi crediamo fortemente nella crescita della Green economy – spiega - e crediamo che l'adozione di politiche orientate verso l'ecosostenibilità e la compatibilità ambientali sia decisiva, oltre che per raggiungere gli obiettivi Ue, per creare opportunità di sviluppo e di crescita, evidentemente anche dal punto di vista occupazionale, per l'intero sistema economico e produttivo della Sardegna».
Il percorso è tortuoso, fatto di leggi da approvare e fondi da stanziare, di messaggi da inviare alla popolazione e la necessità che tutti abbiano la consapevolezza che questa è la strada da imboccare per stringere una forte alleanza tra rispetto del territorio e benessere. Ma se si riesce a vincere la guerra, l'isola potrà essere fiera di essere una delle pochissime regioni italiane a vivere a misura d'uomo, dove si può preservare il patrimonio ambientale attraverso la riduzione dei consumi energetici, la crescita e la diffusione di pratiche, di opere, di beni e servizi a basso impatto e completamente ecocompatibili. E le risorse che verranno messe a disposizione dalla Regione nei prossimi sette anni (2014-2020) sono un bel malloppo: circa 1.000 milioni di euro, di cui circa 600 milioni provenienti da fondi comunitari e 400 milioni a valere su risorse nazionali. Inoltre, per lo sviluppo delle attività di transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio è stata destinata una quota delle risorse pari al 15% dell'ammontare totale. Ma come si è mossa la Regione fino ad ora? Innanzitutto approvando il Documento unitario strategico (Dus) dove sono state fissate priorità di investimento e azioni da adottare fino al 2020 nel settore residenziale pubblico e privato, in quello industriale e aziendale, nelle reti di distribuzione/smart grids. Per esempio, sulla politica energetica, si vuole «sostenere la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio». Come? Promuovendo sia produzione sia distribuzione di fonti di energia rinnovabile; sostenendo l'uso dell'energia rinnovabile nelle infrastrutture pubbliche e nel settore dell'edilizia abitativa; sviluppando sistemi di distribuzione intelligenti e strategie per basse emissioni di carbonio per le zone urbane. E questi sforzi vanno fatti, solo così l'obiettivo europeo sarà raggiunto.
La Ue, lo ricordiamo, ha lanciato la sfida di ridurre il consumo delle fonti primarie del 20% mediante l'aumento dell'efficienza energetica; di ridurre del 20% le emissioni di gas climalteranti; di aumentare al 20% la quota di fonti rinnovabili nella copertura dei consumi finali (usi elettrici, termici e per il trasporto). Visti gli ambiziosi obiettivi, la Sardegna si è già rimboccata le maniche. Anche perché il sistema della produzione energetica presenta forti criticità: il costo legato alla produzione dell'energia è superiore del 30% al prezzo medio nazionale e l'isola al momento è tagliata fuori dagli impianti di distribuzione del metano.

E per migliorare la situazione sono stati adottati tre strumenti pianificatori: il Piano energetico ambientale della Regione Sardegna (Pears); il Piano d'azione per le energie rinnovabili della Sardegna (Parers); il Piano d'azione dell'efficienza energetica (Paee).

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