Falce e mouse, la Cina apre ai colossi del web

Alla conferenza mondiale di Wuzhen ospiti Tim Coock (Apple) e Sundar Pichai (Google)

Falce e mouse, la Cina apre ai colossi del web

C'è il mercato e c'è il futuro nell'imprescindibile apertura del presidente cinese Xi Jinping a internet. Un affare gigantesco. In prima fila il Ceo di Apple Tim Cook, e di Google, Sundar Pichai. La falce coniugata al mouse, il web che spinge e fonda la muraglia cinese, dentro milioni di internauti scalpitanti tenuti a freno pronti a sbarcare nella rete mondiale. Alla quarta edizione del World Internet Conference di Wuzhen, la Cina ha promesso maggiori aperture su internet anche se ha voluto precisare che lo farà a modo suo: difendendo il concetto di sovranità su internet. «Lo sviluppo del cyberspazio della Cina è entrato nella corsia di sorpasso», ha scritto Xi nel messaggio che ha fatto leggere durante la conferenza. «Le porte della Cina diventeranno sempre più aperte», ha poi specificato, in una frase che riecheggia i toni del discorso di apertura del diciannovesimo Congresso del Partito Comunista Cinese, che si è tenuto nell'ottobre scorso a Pechino. La Cina, ha proseguito Xi, «vuole lavorare con la comunità internazionale per rispettare la sovranità del cyberspazio e promuovere partnership».

Tra i vertici del Pcc era presente Wang Huning, da ottobre scorso membro del Comitato Permanente del Politiburo, il vertice del potere in

Cina, che ha parlato di «nuove regole e sistemi di governance di internet» in Cina. Nel suo discorso, Tim Cook ha, invece, sottolineato l'importanza che nel futuro delle tecnologie legate a internet ci sia spazio per la privacy, la sicurezza e l'umanità. «Non sono preoccupato di macchine che pensano come umani. Sono preoccupato di persone che pensano come macchine. Dobbiamo lavorare tutti per mettere l'umanità e i nostri valori nella tecnologia», ha dichiarato il Ceo della Apple. Google, Facebook e Twitter sono attualmente vietati nel Paese. «La Cina è pronta ad introdurre nuove regole e una governance dei sistemi internet che servano ogni partito e contrastino gli attuali squilibri» ha detto Wang Huning, un membro del partito comunista cinese, presente al convegno. Per Pechino le nuove misure sono in linea con gli standard internazionali, ma i gruppi stranieri lamentano di essere nel mirino delle restrizioni. Lo scenario di internet, in Cina, appare, in fase di mutamento, almeno nelle persone ai vertici politici della supervisione sul web.

La conferenza di Wuzhen giunge a poche settimane dalla notizia di indagini nei confronti dell'ex zar di internet, Lu Wei, fino allo scorso anno a capo della Cyberspace Administration of China e accusato di «gravi violazioni disciplinari», un eufemismo che cela il reato di corruzione da parte della Commissione Centrale per l'Ispezione Disciplinare che indaga contro i funzionari corrotti, e che oggi è guidata da Zhao Leji. Liu è stato uno dei primi funzionari di alto livello a finire sotto indagine dopo il Congresso ed era noto per essere un difensore del concetto di sovranità su internet.

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