I nostri porti-gruviera: zero controlli su persone e bagagli

Niente metal detector e poche forze dell'ordine. Risultato: chi viene dalla Tunisia non subisce alcun controllo

I nostri porti-gruviera: zero controlli su persone e bagagli

Ogni settimana sbarcano a Palermo un migliaio di persone dalla Tunisia. Ma chi sono e che cosa trasportano sono due informazioni incerte: ai passeggeri non viene controllato il documento in modo sistematico quando arrivano sulla banchina, e non ci sono occhi elettronici che perlustrano i bagagli. Ogni valigia transita sul molo senza che il contenuto sia verificato in modo infallibile. Così a Palermo, ma anche nella maggior parte dei porti italiani. Palermo per dire il punto di approdo più frequente delle navi che arrivano dalla Tunisia. Ma c'è poi tutto il versante adriatico dell'Italia, che raccoglie le navi dai Balcani. Anche qui la stessa storia. I metal detector ancora non ci sono. In aeroporto ci fanno buttare le forbicine, nei porti tutto passa inosservato. Invisibile e veloce. Eppure l'allarme Isis è sempre più vicino dopo l'ultimo attentato sulla spiaggia tunisina di Sousse, e i servizi segreti, non solo italiani, segnalano la possibilità che alcuni fiancheggiatori del Califfato rientrino in Europa via Adriatico. I doganieri sono i primi ad essere preoccupati. Per se stessi e per la sicurezza generale: «Non vogliamo creare allarmismi - premette Lorenzo Geraci, segretario generale della Cisl Funzione Pubblica di Palermo - lavoriamo senza garanzie di sicurezza né personali né nei confronti dei cittadini». Le navi da crociera «sono attrezzate con metal detector», ma non quelle di linea e soprattutto non il porto: «L'autorità portuale dice che l'attrezzatura potrebbe arrivare nel giro di un mese. Ma questa è la conferma che i metal detector ancora non ci sono». Oggi in teoria, scrive la Cisl locale in un comunicato, «potrebbero anche essere portate armi e non essere intercettate».

I bagagli sono abbastanza liberi una volta sbarcati dalla nave, come i passeggeri: «Il controllo dei documenti avviene a Tunisi». Ma non è una novità di adesso che in alcuni porti, soprattutto minori, della Tunisia e della Grecia, vengano comprati posti nave da parte di viaggiatori abusivi. Anche quello è un mercato mai veramente intercettato né debellato.

Le nuove disposizioni del Viminale emesse dopo gli attentati del 26 giugno prevedono un innalzamento della vigilanza nei porti, in particolare quelli collegati con la Grecia, la Tunisia e le regioni balcaniche, ma non si parla nello specifico della possibilità di introdurre metal detector. L'installazione di apparecchi di controllo di armi e sostanze infiammabili viene lasciata alla decisione delle singole autorità portuali. Eppure già a novembre il direttore dell'Interpol Robert Noble segnalava che i terroristi avevano iniziato a spostarsi via mare per aggirare i controlli negli aeroporti.

I metal detector non ci sono nemmeno nel porto di Brindisi, dove i sindacati dei doganieri segnalano una pesante carenza di personale. Mancano mille operativi in tutta Italia, segnala il responsabile nazionale Dogane (Finanze) della Cisl, Antonio Fanfani. Il personale assorbito dai Monopoli di fatto continua nelle vecchie mansioni e i doganieri si sentono pochi per una nuova trincea. «I metal detector si trovano in questo momento - spiega Fanfani - solo nei porti di Genova, Livorno e Gioia Tauro». Lì ci si attrezzò dopo gli attentati alle Torri Gemelle del 2001. Furono anche istituiti dei nuclei antiterrorismo dipendenti dalla Dogana «ma quello è un sistema ora molto datato». E comunque dal 2001 a oggi non c'è stata una corsa alle attrezzature sicure per i controlli nei porti: «L'analisi del rischio Isis non è ancora stata affrontata".

Nei porti italiani si assiste quindi a una pressoché totale «assenza di controlli sulle persone». Finora ci si concentrava di più sulle merci, non sugli uomini e su quello che trasportano. Per questo la Cisl chiederà l'istituzione di nuove «squadre specializzate».

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