Solletica il nazionalismo britannico, cercando di convincere gli inglesi che possono fare a meno dell'Unione europea, già definita «un nemico, per come ci tratta nel commercio». Si insinua nelle divisioni che stanno lacerando il Regno Unito e l'Europa a causa della Brexit. E mette il suo carico da novanta per orientare le future scelte di Londra nello scacchiere europeo e mondiale, mentre le grandi questioni Cina e Russia, commerci, spionaggio e interferenze politiche pesano sulle alleanze e sui destini internazionali. America First chiama Britain First, non il gruppo di estrema destra, ma l'idea orgogliosa di nazione. Il ciclone Trump è vento che soffia sul sovranismo europeo e The Donald usa il palcoscenico inglese consapevole che il Regno Unito è a un bivio, una scelta sulla sua anima e sul futuro della destra e del conservatorismo in salsa british. Una scelta che Trump vuole orientare, convinto che Londra possa fare da testa di ponte in Europa per affermare il messaggio ipernazionalista e protezionista che la sua presidenza veicola: difesa delle frontiere e della cultura wasp contro il progressismo filo-islamico e pro-migranti incarnato dal sindaco di Londra Sadiq Khan, non a caso insultato per l'ennesima come «perdente».
Il momento è propizio. A Londra manca una direzione chiara e un leader in pectore, con Theresa May a tre giorni dalle dimissioni e una battaglia sul nuovo premier che si combatterà per tutta l'estate. Non solo. Tanti e rilevanti sono gli interessi economici e diplomatici in gioco. Per il Regno Unito, la vera allettante alternativa alla Ue, dopo la Brexit, è un accordo di libero scambio con gli Usa. L'opzione, anche per Washington, può trasformare un problema inglese ed europeo in un'opportunità per la Gran Bretagna e l'America.
Finora la distanza fra i due leader è stata significativa. Nello stile, certo. E nei contenuti. Altro che idillio Reagan-Thatcher. Se è vero che Theresa May è stata il primo capo di governo incontrato da Trump dopo l'elezione, è vero che Nigel Farage l'ha preceduta, primo leader straniero fotografato al fianco del presidente Usa immediatamente dopo il brindisi di elezione. Più volte la premier e il presidente sono apparsi sull'orlo della crisi diplomatica. Dai video anti-islam del gruppo di estrema destra Britain First, ritwittati da The Donald, agli attacchi al sindaco Khan fino alle interviste iper-critiche nei confronti della premier sulla gestione della Brexit, Trump si è comportato con Theresa May come nel suo stile, travolgente come uno tsunami. Ha dispensato pagelle e voti sul capo del governo e sui possibili successori e rivali, paladino di una destra più vicina allo stile Johnson e Farage che ai leader conservatori classici come May.
La partita sul futuro politico di Londra è rilevante anche per gli Stati Uniti. Da affrontare c'è il dossier Iran, sul quale Washington spera che il Regno Unito segua la linea dura con Teheran, allontanandosi da quella del dialogo e dell'apertura sposata da Parigi e Berlino. Poi c'è il dossier Cina, spionaggio e rischio incursione nei gangli vitali delle nostre democrazie. Trump spera che Londra chiuda i ponti con Huawei, tenuti aperti da Lady May. Poi ci sono i rapporti con la Russia di Putin, tema sul quale lo scenario impeachment per il presidente non è ancora del tutto escluso. Perciò The Donald si prepara a sfoderare in questi giorni l'artiglieria, sollevando con il governo inglese una questione scottante.
Il presidente ha ordinato al Dipartimento di Giustizia di indagare sulla circostanza che i servizi segreti britannici abbiano spiato la sua campagna elettorale del 2016, passando a Cia e Fbi le informazioni poi usate per lanciare il Russiagate, l'inchiesta sulle connessioni con i russi per influenzare le presidenziali. Il sospetto è che Londra abbia avuto un ruolo importante. Sarebbe l'ultimo sassolino dalla scarpa che Trump si toglie con Lady May. In attesa di un leader che gli somigli e guardi agli Usa più che all'Europa.
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