Il «pugno» di Bergoglio diventa islamico Lo usano come simbolo contro «Charlie»

Sono scesi in piazza, compatti e rabbiosi, con gli occhi furiosi a brandire cartelli. Hanno manifestato con le parole di Papa Francesco. «Insulta la mia mamma e io ti darò un pugno in faccia». Aveva detto così Bergoglio all'indomani della strage di Charlie Hebdo . Una frase che voleva essere una mano tesa. Un abbraccio. Un pietoso, cristianissimo atto di empatia. Erano appena stati uccisi sette giornalisti francesi per colpa delle vignette contro Maometto. La libertà di stampa e i suoi confini. Era questo il contesto. Era lampante il fine: mandare un messaggio di pace. Comunque e nonostante le morti assurde. Parole che volevano essere un traballante ponte tra due mondi che stanno sempre più scivolando verso il corto circuito dell'incomprensione. Era chiaro l'intento, ma non per tutti. Non solo per i musulmani, ma anche per certi giornalisti italiani. «Un macroscopico errore» aveva detto qualcuno. «Una toppa clamorosa» secondo altri. Il Papa e le sue frasi colorite, vere, gettate nel mondo, esempi concreti. Metafore. Da cogliere con intelligenza.

Qualcuno evidentemente sapeva che queste in particolare si sarebbero potute prestare a forzature. In pochissimo tempo avevano fatto il giro del mondo. Rimbalzando su ogni sito e giornale. E così, tre giorni dopo, sul volo dalle Filippine, incalzato dai cronisti il Papa si era come smorzato, correggendo il tiro, mossa questa abbastanza inusuale per un Pontefice. «Nessun pugno, ma neppure provocazioni, serve prudenza» aveva chiarito Bergoglio.

E non è passato molto per servire la polpetta avvelenata. Domenica i musulmani londinesi hanno presentato il conto, dando a quelle parole la loro personalissima interpretazione. Migliaia di musulmani britannici hanno manifestato davanti a Downing Street, vicino alla residenza del premier David Cameron, contro le vignette satiriche pubblicate dal magazine francese Charlie Hebdo , la folla ha condannato l'uso fatto della libertà d'espressione, secondo loro interpretata come un alibi per insultare personaggi considerati sacri, come Maometto. «Un affronto alle norme della società civile», hanno definito le caricature del Profeta e «una violazione della legge islamica», la loro pubblicazione. E così, tra la ressa e gli spintoni, tra le preghiere in direzione della Mecca, sbattuto nella mischia è uscito anche quello. «Insulta la mia mamma e io ti darò un pugno in faccia».

Rigurgitato ad hoc, un messaggio tradotto e tradito, riesumato e decontestualizzato. Portato in una piazza e arrangiato alle estreme conseguenze, sbattuto in faccia agli Occidentali, ai cristiani, al loro buonismo, alla loro tolleranza. La frase strumentalizzata nel peggiore dei modi. Servita al più basso degli scopi. Per aizzare.

O peggio ancora per giustificare un così vile attacco come quello diParigi. «Insulta la mia mamma e io ti darò un pugno in faccia». E letto così, da lontano, fuori da quella piazza furiosa, è veramente un pugno in faccia per tutto l'Occidente.

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