(...) «la politica è scomparsa e ci sono solo interessi personali» e ancora: «questi passavano la vita a brigare invece che lavorare per la collettività». Come, è sottinteso, fanno invece tutti gli altri esponenti del Pd. Ma è Andrea Orlando, il responsabile dellorganizzazione del partito, quello che non è riuscito ad evitare che le liste elettorali fossero piene di paracadutati da Roma e non ha potuto far nulla contro lesclusione dal Parlamento di un ottimo sottosegretario come Lorenzo Forcieri, che riesce ad andare oltre. A rimenarla con la «diversità» fra loro e gli altri: «Vedo una differenza enorme tra noi e gli altri. Il Pd sta reagendo positivamente (...) con una reazione forte e immediata. Vediamo invece, dallaltra parte lonorevole Luigi Grillo rinviato a giudizio per il caso Bpi ed eletto contemporaneamente presidente di commissione. Evidentemente non tutti i partiti sono uguali».
Evidentemente, Orlando non si rende conto di aver firmato il miglior elogio possibile del garantismo dei suoi avversari politici. E il peggior ritratto di una parte, la sua, che nemmeno il vento veltroniano riesce a liberare dai rigurgiti di giustizialismo. E nemmeno da quelli di ipocrisia degli indignati speciali. Il giorno dopo, però.
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