Sveglia all’alba e quattro ore di coda: benvenuti al Fisco

Gli uffici di via Bassi in tilt per le «cartelle pazze». Liste d’attesa fin dalle 6 del mattino, spesso a vuoto

L'espressione di incredulità e stupore ce l'ha dipinta tutta sul volto la signora Mancini. «Ma come è possibile? Non ditemi che ogni mattina è così. E poi ci vogliamo chiamare città europea. Ma qui siamo nel terzo mondo». Il terzo mondo, per la precisione, sta in via Ugo Bassi al numero 6, una delle sedi milanesi delle Agenzie delle Entrate dove, da qualche tempo, tutte le mattine si scatena l'inferno. Perché? Con i controlli del 730, dell'Irap, dell'Irpef, dell'Ires sono state spedite due milioni e 500mila comunicazioni di regolarità in tutta Italia. Metti la difficoltà a «tradurre» gli avvisi scritti in burocratese, aggiungi gli errori (innumerevoli a quanto pare) che sono stati fatti nel riconteggiare le cifre e il risultato eccolo lì: il caos. Ma all'ufficio delle Agenzia delle Entrate di via Ugo Bassi, quello che regna va oltre la confusione.
E allora partiamo dall'inizio. Dalle 6 del mattino, quando pensionati, stranieri, lavoratori, casalinghe, studenti iniziano a presentarsi davanti ai cancelli sbarrati. L'orario di apertura è alle 9. Ma l'esperienza dei più assidui frequentatori insegna che c'è bisogno di andare almeno con tre ore di anticipo per poter mettere il proprio nome sulla lista d'attesa. Un foglio appiccicato con un pezzo di scotch alle serrande, sul quale ogni nuovo arrivato segna pazientemente il nominativo a matita. Nel giro di un'ora l'elenco si allunga e poco prima che la guardia giurata apra il cancello, le pagine sono più di una. «È il terzo giorno che vengo qui alle sette del mattino e non riesco a parlare con nessuno. Ieri sono stato in coda dalle 7 alle 13 e quando sono arrivato allo sportello, mi hanno detto che dovevo tornare l'indomani» racconta un signore. A lui il Fisco ha spedito una cartella con i conteggi della liquidazione, sbagliando. Per lo Stato, il pensionato avrebbe un debito di diecimila euro. «È scattata la mora, la seconda ingiunzione scade fra due mesi, speriamo di fare in tempo a bloccarla».
Ma facciamo un passo indietro. Ci sono due modi per prendere appuntamento all'Agenzia delle Entrate: via internet o chiamando il numero verde. Peccato che nessuno dei due funzioni. «La linea per le consulenze non ha mai funzionato - dice una ragazza in coda -, via internet non c'è posto e la disponibilità per i prossimi appuntamenti è rinviata a maggio. Ma se noi abbiamo una pratica con scadenza ravvicinata, cosa facciamo?». Vi presentate alle 6 del mattino e compilate la lista d'attesa. Certo, ci fosse almeno la certezza di essere ricevuti dopo aver attraversato la città all'alba, dopo aver preso un permesso dal lavoro, dopo essere arrivati da fuori Milano, la fatica potrebbe anche essere ricompensata. «Invece no: si può solo sperare che ti facciano in giornata. Se quando arriva il tuo turno è troppo tardi, torni la mattina dopo». E così all'infinito. Sono le 9.05 del mattino, davanti a lui ci saranno 50 persone in piedi da tre ore. «Per gli avvisi bonari e le cartelle 36 bis il servizio è chiuso. Potete prenotarvi via internet», avvisa un operatore.

La responsabile del front office arriva qualche minuto dopo per cercare di calmare la rabbia della gente. Questa è la normalità. Capito? «Questa è l'Agenzia delle Entrate - sospira la guardia giurata -: comunque vada devi perdere tempo». Benvenuti al terzo mondo.

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