Economia

Absolut, il successo della vodka svedese

Adalisa Mei

da Milano

Lars Olsson Smith doveva ancora imparare a sbarbarsi che già controllava un terzo della produzione di vodka in Svezia. The King of vodka, come lo ricordano nel nord Europa, era un commerciante di successo già all’età di 10 anni. A 14 era già un imprenditore che dava filo da torcere a molti. Sicuramente lo conoscete. Stiamo parlando infatti di quel signore col viso fiero e barbuto che appare su ogni bottiglia di Absolut.
Dietro il fenomeno contemporaneo rappresentato dalla bottiglia nota ai più, c’è la vita e il successo di Lars, nato orfano e poverissimo nel 1836. La storia ha voluto che morisse nel 1913 povero e pieno di debiti. Ma la sua vita l’ha vissuta da re. Anzi dicono alcuni, «meglio di un re». Con la produzione di vodka infatti divenne talmente ricco che fu il primo in Svezia a possedere un gabinetto. Un lusso che non era consentito neanche al reggente Oscar I. Si racconta che il re facesse parecchie visite a Smith (molte delle quali profumatamente pagate) per provare quell’oggetto mai visto fino ad allora.
Smith era un uomo che aveva le idee chiare: voleva produrre la migliore qualità di vodka. Creò quindi la Absolut rent branvin (in svedese Absolute pure vodka), l’antenata della nostra Absolut. Lui più che altro ha creato un metodo di distillazione rivoluzionario per i suoi tempi. Ossia la «rectification» che rimuove tutte le impurità pur conservando il carattere e il sapore naturale della vodka. Due gli ingredienti principali: acqua e grano svedesi.
Da vero imprenditore cominciò una guerra commerciale contro il monopolio dello Stato. Aggirò il problema aprendo il suo primo negozio di vodka in una isola, al di fuori dei limiti imposti dal governo. Geniali per quel periodo le sue avanzate tecniche di marketing. Un giro in barca dell’isola a chi acquistava una bottiglia di vodka. Credeva talmente nel suo prodotto che lanciò una offensiva contro una serie di canali di distribuzione che vendevano alcol da lui considerato di scarsa qualità. Alla fine del secolo Smith cominciò a esportare il prodotto diventando l’uomo più ricco della regione. Una fortuna che ha perso, riconquistato e poi perso ancora.
Le tecniche di Smith, la sua passione e il suo senso del business non sono morte con lui. Smith è Absolut, un legame sigillato dalla sua foto sulla bottiglia.
Lars Lindmark è stato un valido successore di Smith. La sua prima preoccupazione: modernizzare la vecchia società. Fu cambiato il nome in Absolut e poi creata una squadra di marketing per lanciare il nuovo prodotto. E soprattutto per conquistare l’America. Ma chi avrebbe mai comprato vodka svedese? «La piccola acqua» (traduzione di vodka dal russo) era appunto conosciuta come qualcosa di russo. Allora perché comprare dagli svedesi?
Fondamentale fu la scelta della bottiglia scovata in un negozio nella città vecchia di Stoccolma. Si trattava di una vecchia bottiglia di medicinali rimasta intatta per centinaia di anni. La sua forma era semplice, elegante e svedese.
La campagna pubblicitaria, che ha la bottiglia come protagonista assoluta, è ed è stata l’anima dell’azienda. L’idea è stata di un pubblicitario dell’agenzia americana Tbwa, Adman Geoff Hayes, che mentre faceva il bagno nella sua vasca ebbe la folgorazione. Da quel momento 400 anni di tradizione svedese sono diventati un’icona moderna. Con Andy Warhol è poi nata la Absolut Art.
Oggi la bottiglia di vodka che viene bevuta nel mondo arriva dallo stesso posto: Ahus, una cittadina di 10mila abitanti a sud della regione svedese: 600 chilometri la dividono da Stoccolma. La Absolut raggiunge 126 mercati ed è la terza società produttrice di vodka nel mondo: conta 2.

200 impiegati ed è controllata dalla V&S Group di proprietà del governo svedese.

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