Politica

Acqua, dopo il referendum è il caos: «Il sistema idrico rischia la paralisi totale»

La manovra del governo Monti recide le ultime speranze di fare affidamento sulla finanza pubblica per riordinare il sistema idrico, «rivoluzionato» dal referendum popolare e ancora in attesa di nuove regole. Il presidente Anea, Baggiani: «Eliminando la remunerazione, come deciso dal voto, crollerebbero le tariffe»

«Se non si scioglie in fretta il nodo della remunerazione sul capitale investito, rischiamo la paralisi totale dei servizi idrici. Dopo le ultime manovre di bilancio, sempre più restrittive, è impensabile fare affidamento sulla finanza pubblica per realizzare gli investimenti. Serve un'alternativa valida per reperire i 65 miliardi di euro necessari per il settore».
È preoccupato Luciano Baggiani, presidente dell'Anea (Associazione Nazionale degli Enti di Ambito Territoriale), che oggi all'hotel Quirinale di Roma, aprirà un convegno incentrato sulle tariffe dei servizi gestiti in monopolio.
Alla remunerazione del capitale investito, eliminata dai criteri per la determinazione della tariffa dei servizi idrici a seguito dei referendum popolari del 12-13 giugno scorsi, infatti non è stata ancora trovata un'alternativa che, pur recependo la volontà popolare, eviti, però, di compromettere l'integrale copertura dei costi di gestione e di investimento. A distanza di più di quattro mesi dalla promulgazione dell'esito referendario tutto è ancora fermo.
Il convegno organizzato dall'Anea approfondirà i meccanismi tariffari di copertura dei costi di capitale, analizzando i servizi idrici e gli altri settori, in Italia e all'estero. Occasione per confrontasi, certamente, ma anche per suggerire possibili indirizzi a chi deve farsi carico di emanare nuove regole tariffarie. «I cittadini premono giustamente perché si rispetti l'esito referendario -incalza Baggiani - ma non è possibile eliminare semplicemente la remunerazione, perché crollerebbe tutto il sistema tariffario. Ora dobbiamo capire a chi spetta il potere di emanare il nuovo metodo tariffario, visto che la manovra del governo sembra aver assegnato questo compito all'Autorità per l'energia. In ogni caso, è essenziale che si provveda al più presto per uscire da questa impasse, per affrontare poi gli altri nodi critici del settore».
Allo stato attuale, la situazione appare senz'altro confusa: secondo alcuni osservatori, la remunerazione dovrebbe essere eliminata immediatamente dalla tariffa; secondo altri, ciò significherebbe pianificare delle gestioni in perdita.

Tra le legittime aspettative dei cittadini e le esigenze di finanziamento del settore, occorre trovare il giusto compromesso.

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