Mondo

Ahmadinejad attacca Obama: "Gli Stati Uniti non interferiscano"

Il presidente iraniano si scaglia contro la Casa Bianca e dice: "Porteremo l'Occidente in giudizio". Repressione a Teheran, raid notturni della milizia per fermare i canti di protesta. Sequestrati documenti e computer nella sede del partito di Rafsanjani

Ahmadinejad attacca Obama: "Gli Stati Uniti non interferiscano"

Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha nuovamente criticato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama per le sue presunte interferenze negli affari interni iraniani. "Ha parlato di riforme e di cambiamento, perché allora interviene (negli affari interni iraniani) e fa commenti contrari alle norme e alla politica", ha dichiarato il leader di Teheran parlando dell’inquilino della Casa Bianca. Teheran, ha proseguito Ahmadinejad, "trascinerà per la collottola in giudizio" questi Paesi, in una sorta di processo davanti a tutto il mondo. "Quando li incontreremo in conferenze internazionali - ha detto Ahmadinejad, citato dall’agenzia Isna - li affronteremo e li porteremo per la collottola in giudizio". Ahmadinejad ha anche denunciato «le opinioni offensive di alcuni responsabili occidentali» nei confronti dell’Iran, affermando che intende approfittare della sua presenza «in tutte le istituzioni internazionali per fare il processo» a questi dirigenti. Riuniti a Trieste, i capi della diplomazia del G8 hanno chiesto ieri la fine delle violenze a Teheran ed invitato il potere iraniano a rispettare in particolare «il diritto di espressione».

Ieri Obama si era detto "indignato" dalla repressione delle manifestazioni a Teheran contro l’esito delle presidenziali del 12 giugno. Il presidente Usa ha informato l’Iran che le violenze nei confronti dei manifestanti potrebbero minacciare il dialogo diretto auspicato da Washington. Ahmadinejad ha anche denunciato "le opinioni offensive di alcuni responsabili occidentali" nei confronti dell’Iran, affermando che intende approfittare della sua presenza "in tutte le istituzioni internazionali per fare il processo" a questi dirigenti. Riuniti a Trieste, i capi della diplomazia del G8 hanno chiesto ieri la fine delle violenze a Teheran ed invitato il potere iraniano a rispettare in particolare "il diritto di espressione".

Raid notturni nelle case In Iran, la milizia Basiji conduce raid nelle case, picchiando i civili, allo scopo di fermare i canti di protesta che si levano nel corso della notte. Lo denuncia Human Rights Watch in un comunicato. «Mentre l’attenzione del mondo è catturata dagli scontri nelle strade durante il giorno, la milizia Basiji conduce brutali raid notturni nelle case per fermare i canti di protesta», ha dichiarato Sarah Leah Whitson, responsabile per il Medio Oriente organizzazione per la difesa dei diritti umani. Da quando sono iniziate le proteste, scrive Hrw, i cittadini di Teheran ed altre città iraniane la notte intonano canti di protesta in ore determinate, così come accadeva durante la rivoluzione del 1979 che portò alla nascita della Repubblica islamica. La milizia Basiji, «irrompe nelle case e terrorizza la gente intimando di non cantare», raccontano alcuni testimoni. Hrw denuncia aggressioni di questo tipo a Tehran e dintorni, a Niavaran, Farmaneih, Saadat Abad, Shahrak Gharb, e Vanak. Secondo l’organizzazione, inoltre, gli agenti di sicurezza iraniani stanno costringendo molti abitanti della capitale a rimuovere le parabole satellitari, che consentono loro di vedere i media stranieri.

Sequestri di documenti e computer La polizia ha sequestrato documenti e computer dalla sede del Partito dei Servitori della costruzione (Kargozaran), la formazione moderata vicina all’ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani che alle presidenziali aveva sostenuto Mir Hossein Moussavi. Lo ha reso noto il sito dell’Etemad Melli. L’irruzione sarebbe avvenuta venerdì. Il Partito dei servitori della costruzione fu fondato nel 1995 da tecnocrati e alleati di Rafsanjani. Diversi suoi membri sono finiti in carcere dopo le proteste contro i presunti brogli che hanno favorito la rielezione di Mahmud Ahmadinejad. Lo stesso sito ha riferito che da mercoledì è agli arresti il responsabile della campagna elettorale di Moussavi, Ghorban Behzadian-Nejad.

Divieto di espatrio per un collaboratore di Mousavi Le autorità hanno vietato a un alleato del leader dell’opposizione Mousavi di lasciare la repubblica islamica. Lo scrive l’agenzia di stampa ufficiale iraniana Irna. Abolfazl Fateh, capo dell’ufficio media di Mousavi, ha affermato che il divieto non gli farà cambiare le sue idee, aggiungendo di essere stato bloccato a causa del suo ruolo" nelle proteste post-elettorali di queste settimane.

Ingresso vietato ai pellegrini sciiti iracheni Il governo iraniano ha bloccato il rilascio di visti alla frontiera ai pellegrini sciiti iracheni diretti alle città sante di Qom e Mashhad. Lo riferisce il quotidiano panarabo al Hayat, edito a Londra, aggiungendo che molte agenzie di viaggio irachene, specializzate nel turismo religioso, hanno offerto ai pellegrini destinazioni alternative in Siria, come il mausoleo sciita di Sayyida Zeynab a Damasco. Anche il flusso di pellegrini iraniani (circa 5.

000 al giorno prima dello scoppio delle proteste) verso i luoghi santi dell’Iraq è stato fortemente ridotto da quando il governo di Teheran ha reso più difficili le procedure per il rilascio di un visto d’ingresso nel Paese confinante.

Commenti