Economia

Ai consulenti esterni paghiamo pure i corsi

Per i dipendenti invece costi inferiori alla legge. E il Piemonte spende 3mila euro al giorno in pc

Ai consulenti esterni paghiamo pure i corsi

Le Regioni italiane continuano a preferire l'assunzione di consulenti esterni piuttosto che formare a dovere il personale. Nella decima puntata del Giornale sulle spese delle Regioni bisogna leggere i dati al contrario: quando si parla di formazione dei lavoratori negli enti pubblici una spesa contenuta non è un segnale positivo. Il contratto collettivo del comparto funzioni locali 2016-2018 impone che alla formazione dei dipendenti sia destinato almeno l'1% del monte salari. Questa quota deve essere prevista a prescindere da altri finanziamenti esterni, come quelli nazionali o europei. I dati Siope che pubblichiamo, analizzati come ogni settimana dalla Fondazione Gazzetta Amministrativa, sono del 2017. Osservando i bilanci del 2018 si notano solo piccoli segnali di miglioramento: mediamente le Regioni investono dal proprio bilancio in formazione solo il 15% di quell'1% sancito dal contratto. Nel 2017 la spesa era ancora inferiore: la Campania ha messo a bilancio per la formazione 6 euro e 28 centesimi l'anno a dipendente, la Calabria 14,8 euro, la Basilicata 19,6. Vanno meglio Toscana (105 euro), Emilia Romagna (106) e Lazio (147). Il Molise spende addirittura 1.162 euro l'anno a dipendente e qui si rischia di cadere nel problema opposto.
Le Regioni possono usufruire come docenti del proprio personale, che però devono pagare. Anche per chi è più virtuoso da questo punto di vista, la strada per arrivare a una formazione adeguata da contratto sembra ancora lunga. «Il nuovo Ccnl Funzioni Locali firmato lo scorso anno prevede che l'1% del monte salari venga impiegato dalle Regioni per la formazione del personale» commenta Michelangelo Librandi, Segretario Generale UIL-FPL. «Leggendo questi dati, è evidente che siamo molto lontani dal raggiungere questo obiettivo e troviamo scandaloso come alcune Regioni spendano più per la formazione dei consulenti esterni che per quella del personale dipendente».
Osservando le cifre, ci si trova infatti di fronte ad alcuni paradossi, come quello sottolineato anche dalla Csa-Cisal della Calabria: alcune Regioni spendono più per la formazione degli esterni che per gli assunti. La Calabria ha investito nel 2017 228mila euro per i non dipendenti, 38mila euro per i suoi lavoratori. La Toscana forma gli esterni con corsi da 82mila euro. «La formazione vale meno di una cena» a dipendente, ha scritto la Csa-Cisal calabrese in un comunicato. «La Regione viola il contratto collettivo nazionale». L'1% del monte salari imporrebbe 800mila euro di finanziamenti. «Gli esperti esterni - continua il sindacato - sono chiamati dalla Regione proprio perché considerati dei grandi geni. Alla luce del loro lauto guadagno, che pesa sulle tasche regionali, come mai hanno bisogno dei corsi di formazione?». Secondo una ricerca del Forum della pubblica amministrazione del 2018, i dipendenti pubblici in generale hanno ancora «una formazione scarsa, per lo più su materie o specialistiche o giuridiche».
A eccezione del Molise, la spesa per la formazione non ha paragone con gli investimenti in tecnologia informatica, in parte già analizzati. Ma questa settimana Gazzetta Amministrativa passa in rassegna le postazioni di lavoro: computer, tastiere e mouse del personale. Spesa record, «preoccupante», rating BB è quella del Piemonte: un milione e 84mila euro, 338 euro a dipendente. Ogni giorno se ne sono andati in computer, mouse e tastiere quasi 3mila euro. Anche la Toscana si è avvicinata al milione di euro per le spese di postazioni: 951mila, «preoccupante». L'anno dopo ha elevato l'impegno economico a 971mila euro. Ma nel 2017 è stato altissimo anche l'investimento in manutenzione delle postazioni: un milione 134mila euro. Tra acquisti e ristrutturazioni di pc, mouse e tastiere, la spesa toscana ha superato quindi nel 2017 i 2 milioni di euro, 600 euro a dipendente, 5.700 euro al giorno. La Lombardia ha fatto manutenzione pc per 3 milioni 600mila euro, quasi 10mila euro al giorno, (Rating BBB) ma non ha acquistato nulla.
Una spesa non indifferente per le Regioni sono poi i collegamenti alle banche dati a pagamento, come quelle giuridiche, e alle pubblicazioni online. Anche in questo caso il Rating è negativo per la Toscana (BB), che impegna quasi un milione e 400mila euro, 3.700 euro al giorno, tra banche dati e pubblicazioni. Va sottolineato però che sono invece molto contenute le spese (4mila euro) per giornali cartacei.
Infine i contributi offerti dalle Regioni in buoni pasto. La più generosa è la Campania, che destina 1.130 euro l'anno di media a ogni lavoratore in cibo: 5 milioni 444mila euro, spesa «migliorabile», A, secondo Gazzetta Amministrativa. La Lombardia si avvicina con 956 euro l'anno a lavoratore. Alla Regione Abruzzo si mangia poco: 47,30 euro l'anno in buoni pasto a dipendente, 4 euro al mese.

In Puglia nel 2017 questa voce è stata pari a zero.

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