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Alitalia, Berlusconi rilancia: "Fuori Air France, tocca a noi italiani"

"Dopo il mio veto i francesi si faranno da parte. Dentro Air One con Intesa e, forse, anche i miei figli". Spinetta blinda il piano: "Nessuna trattativa, non ci sono margini". L'ad francese: "Sono un còrso dalla cotenna spessa"

Alitalia, Berlusconi rilancia: "Fuori 
Air France, tocca a noi italiani"

da Roma

«Assolutamente irricevibile». Silvio Berlusconi definisce così, in serata, le condizioni poste dall’Air France per acquisire l’Alitalia. Una presa di posizione che segue di poche ore le parole di Jean-Cyril Spinetta, numero uno della compagnia: l’acquisto di Alitalia è subordinato al via libera del prossimo governo. Prevede l’ex premier: «Air France rinuncerà». E come sintetizza Renato Brunetta «difficilmente l’offerta di Parigi potrà essere accolta se il Pdl vincerà le elezioni».
Era da giorni che Berlusconi meditava una presa di posizione sulla trattativa. La molla, forse, gliel’hanno data proprio le affermazioni di Spinetta: ricevuto in mattinata da Enrico Letta e Padoa-Schioppa a Palazzo Chigi. Forse interpretate nei piani nobili di Palazzo Grazioli come un tentativo di Prodi non di risolvere il problema Alitalia, ma di scaricare addosso al futuro governo il compito di vendere la compagnia ai francesi. E chissà, forse anche con un retropensiero alla vicenda Sme: quando Prodi la voleva vendere più o meno a trattativa diretta a Carlo De Benedetti. Ora, però, è lo stesso De Benedetti a bocciare il negoziato. «La trattativa è stata condotta nel modo peggiore», commenta l’Ingegnere. In serata scende in campo il presidente del Consiglio: «È inutile dire che la trattativa con Air France non va bene. Se Berlusconi non è d’accordo porti un’altra soluzione». Più diretto Pierluigi Bersani: «Per una persona che si candida a guidare il Paese, sono dichiarazioni irresponsabili». Che qualcosa fosse nell’aria lo aveva fatto capire Giulio Tremonti. «Prodi e Padoa-Schioppa - aveva detto l’ex ministro dell’Economia in un’intervista - sono dilettanti allo sbaraglio, come dimostra la gestione della vicenda Alitalia». Così, davanti alle telecamere del Tg5 e del Tg1, il Cavaliere va all’attacco. «La vicenda Alitalia - osserva - è stata portata avanti in modo dilettantesco». E precisa: «Prima c’è stata un’asta opaca, poi la trattativa privata solo con Air France con delle condizioni che, francamente, credo siano irricevibili». E non solo per il prezzo.
Ma anche perché, secondo Berlusconi, la compagnia francese poteva modificare il piano sul settore cargo e su Malpensa. Secondo il Cavaliere, «è venuto il momento che, se esistono in Italia imprenditori con un minimo di orgoglio, si devono fare avanti con un’offerta e un progetto industriale per evitare una fine così ingloriosa della nostra compagnia di bandiera». Quello della cordata italiana è un leitmotiv che Berlusconi ripete da tempo. E ieri è andato oltre, parlando direttamente di Air One: «È una delle soluzioni possibili, anche perché avrebbe delle sinergie possibili». E cioè - come ha spiegato più tardi, alla festa di compleanno di Roberto Maroni - «l’operazione sarà sostenuta da una cordata di banche, tra le quali potrebbe esservi Banca Intesa e di altri imprenditori, tra i quali vi potrebbero essere i miei figli».
La tesi della cordata italiana trova d’accordo sia Tremonti («ha fatto bene, benissimo»), sia Calderoli. L’ex ministro dell’Economia, aggiunge: «Se la Sea ha subito un danno economico, non può rinunciare al risarcimento».

I sindacati sostengono l’ipotesi di nuove cordate e chiedono un incontro urgente a Palazzo Chigi.

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