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Allarme brogli: sospetti sul voto in Argentina, 120mila schede in più

La denuncia: "Una tipografia ha emesso valanghe di certificati". Il motivo ufficiale? "Stampate per precauzione"

Allarme brogli: sospetti sul voto in Argentina, 120mila schede in più

da Roma

«Brogli a Buenos Aires?». Il quotidiano per gli italiani che risiedono nel continente americano, Gente d’Italia, spara la notizia in prima pagina. Una notizia clamorosa, che spalanca allarmi e dubbi: «La tipografia incaricata ha stampato 120mila schede elettorali in più». E sotto: «Interviene il consolato e le distrugge».
Secondo il quotidiano, la ditta responsabile («senza gara d’appalto», si precisa) della distribuzione delle schede per le elezioni italiane in Argentina, la Andreani Logistica, conservava «in uno dei suoi locali» pile e pile di papeletas per i nostri connazionali oltre il numero previsto. La «scorta» di magazzino sarebbe stata trovata da personale del consolato addetto alle verifiche per il voto delle politiche italiane del 13 e 14 aprile. Le centoventimila schede, a quanto riporta il giornale, sono state stampate in più «in caso di imprevisti», come ha risposto la ditta. Imprevisti? «Centoventimila plichi - si commenta con scetticismo nell’articolo - sono più di una ragionevole scorta di doppioni». E la diffidenza sembra contagiare anche altri organi d’informazione argentini attenti agli emigrati italiani.
Secondo quanto scrive Gente d’Italia, sarebbero state stampate dunque 580mila schede al posto delle 460mila previste per gli italiani residenti in Argentina e aventi diritto al voto.
Perché? Non è facile trovare la risposta a Buenos Aires. Dalla sede della capitale argentina della Andreani Logistica, ufficio comunicazione, spiegano al telefono che «per qualsiasi informazione sulle schede bisogna rivolgersi al consolato italiano», perché la ditta «sta facendo un servizio per il consolato italiano».
Al consolato, dall’ufficio addetto alle elezioni, dicono di non essere «assolutamente a conoscenza di queste schede in più». Ma in serata il console, Giancarlo Curcio, non smentisce: «Mi ha chiamato il candidato Esteban Caselli (Pdl). E’ stata ordinata la distruzione del materiale, ma erano solo buste, plichi, non si trattava di schede».
Intanto mancano soltanto quattordici giorni alla chiusura del voto estero: tutte le schede devono essere inviate al consolato entro le 16 del 10 aprile. Da ieri tutti gli elettori dei cinque continenti dovrebbero avere i loro plichi inviati dai consolati.
L’Argentina, come ha scritto in un servizio di domenica Il Clarin, il primo quotidiano del Paese, rappresenta per le elezioni italiane «quasi mezzo milione di voti decisivi». Ed è la seconda nazione come bacino elettorale estero, «dopo la Germania». Il Paese dove proprio ieri sono tornati in strada i cacerolazos, i concerti di pentole, contro la presidentessa Cristina Kirchner, «è un distretto chiave» per l’Italia, insiste Il Clarin. In ballo nella circoscrizione Sudamerica ci sono cinque scranni: tre da deputati e due da senatori.
Il console Curcio ha organizzato il personale su turni di 24 ore per controllare stampa e distribuzione delle schede. Troppe ombre sul voto estero del 2006 per permettersi errori (o non-errori). Sull’Aise, Agenzia internazionale stampa estero, veniva riportato ieri un commento della giornalista italo-argentina Edda Cinarelli: nel 2006 «c’erano dubbi sull’aggiudicazione del lavoro di stampa e distribuzione dei plichi all’impresa Andreani di Buenos Aires». Le 120mila schede in più non hanno ora «ragione d’esserci».

E «se nonostante controlli tanto accurati - si legge ancora dall’agenzia - sono state trovate quelle schede, che cosa può succedere in Venezuela, in Colombia, e in quei Paesi in cui, apparentemente forse l’ordine non è di casa?».

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