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Mondiali di Atletica 2023, l'Italia tra vittorie e record: i momenti indimenticabili

La rassegna mondiale appena chiusa nella capitale magiara è da record per l'Italia, che non tornava a casa con 4 medaglie da ben 22 anni. Riviviamo insieme i momenti più belli, le sorprese e le delusioni degli atleti azzurri a Budapest

Mondiali di Atletica 2023, l'Italia tra vittorie e record: i momenti indimenticabili
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I Mondiali di atletica di Budapest si chiudono con un bilancio davvero storico per l’Italia, che torna dalla capitale magiara con ben quattro medaglie, un grosso passo avanti rispetto all’ultima edizione. Negli occhi di tutti le imprese di Tamberi e della 4x100 ma era da ben 22 anni che l’atletica azzurra non faceva così bene ai mondiali. Allora, ad Edmonton, l’oro era arrivato da Fiona May con l’unico argento di Fabrizio Mori sui 400 ostacoli ma questo, forse, è un risultato ancora più significativo, visto che arriva ad un solo anno dalle olimpiadi di Parigi. Ripercorriamo quindi i momenti più belli di questo mondiale, le sorprese e le delusioni della spedizione azzurra.

L’oro di Tamberi

Alzi la mano chi si sarebbe aspettato che il vulcanico Jimbo Tamberi sarebbe riuscito a doppiare l’oro di Tokyo anche a Budapest. Nonostante la simpatia straripante del capitano della spedizione azzurra, la sensazione era che l’oro olimpico a pari merito fosse stato un mezzo caso, che gli altri ne avessero di più, specialmente quando in palio c’era l’unica medaglia che gli mancava. Le qualificazioni non avevano che confermato lo scetticismo generale, con Tamberi che era passato per il rotto della cuffia, all’ultimo salto buono.

Tamberi Budapest

L’atleta marchigiano aveva rassicurato tutti, sicuro che sarebbe riuscito a trasformarsi nella finale ma non molti gli credevano. Già dal riscaldamento ci si rende conto che su quella pedana potrà davvero fare benissimo, che i dubbi della vigilia sono dietro alle spalle. Stavolta non ha nemmeno bisogno di dividere il proscenio con l’amico Mutaz Barshim: l’oro se lo aggiudica saltando per primo una misura non banale, specialmente nel caldo umido di Budapest. Che dire d’altro? Se non ci fosse bisognerebbe inventarselo uno come Jimbo. L’atletica ha un gran bisogno di personaggi come lui, positivi, allegri e vincenti.

Il "miracolo" della 4x100

Dopo le delusioni nelle gare individuali, dove Jacobs, Tortu e Ceccarelli non erano nemmeno arrivati in finale, quasi tutti erano certi che l’impresa di Tokyo della 4x100 sarebbe rimasta un unicum irripetibile. Con la forma migliore ancora lontana, come avrebbe potuto il quartetto azzurro mettersi dietro vere e proprie corazzate come Stati Uniti, Giamaica, Regno Unito? Il campo dei concorrenti era ancora più folto del solito e tutti sembravano in grado di mettere la sorpresa, dal Giappone al Sudafrica al Brasile. L’Italia, nonostante partisse da campione olimpica, sembrava una cenerentola.

4x100 uomini Budapest

Già dalle qualifiche, invece, ci si rende conto che gli azzurri anche stavolta saranno in grado di battersi fino alla fine. Quel Jacobs imballato, quasi inguardabile, delle batterie dei 100 metri stava migliorando col tempo, diventando sempre più competitivo. Il Tortu in crisi nerissima dei 200 piani era parente lontano di quello che, in ultima frazione, ha pochi rivali al mondo. A sorprendere sono ‘gli altri’, quel Roberto Rigali che ha sostituito a sorpresa Fausto Desalù trasformandosi in un primo frazionista tra i migliori al mondo. Che dire, poi, di Lorenzo Patta, spostato a terzo frazionista e capace di far fuori fior di rivali in curva? Gli Stati Uniti erano imbattibili stavolta ma gli altri sono stati costretti a vedere le spalle degli azzurri. Applausi a scena aperta.

L’argento di Leonardo Fabbri

Come succede spesso per le medaglie inaspettate, quelle che colgono di sorpresa anche gli esperti, l’argento di Leonardo Fabbri rischia di essere dimenticato troppo presto. Il lancio del peso non offre soddisfazioni all’Italia da parecchi anni ma, alla vigilia di Budapest, erano in molti a sperare in una medaglia. L’avvicinamento al mondiale aveva visto tre lanci incoraggianti dell’oriundo Zane Weir a Vicenza, tutti sopra i 22.13, misura da finale e, con un po’ di fortuna, da medaglia. Il campione italiano aveva fatto buon viso a cattivo gioco, accettando il ruolo di outsider e concentrandosi al meglio per i lanci di finale.

Fabbri Budapest

Quando si è ritrovato sul palcoscenico più importante è rimasto calmo, anche quando l’azzurro più atteso si è squagliato come neve al sole in una finale dove avrebbe dovuto fare decisamente meglio. In una gara nella quale moltissimi puntavano al podio, ha messo un lancio di quelli memorabili, chiudendo con una misura che in tutta la carriera aveva solo sognato di raggiungere. Il suo 22.34 gli è valso un argento che, almeno per il mondo dei lanci azzurri, vale più di un oro. Il fatto di essersi ripreso di prepotenza la scena, sicuramente, non gli sarà dispiaciuto. Con un Weir ansioso di rifarsi, a Parigi tutti dovranno vedersela con la coppia del peso italiana.

Il bronzo della Palmisano

La marcia è una disciplina che storicamente riserva parecchie soddisfazioni all’atletica italiana ma, ultimamente, sta vivendo una sorta di rinascimento a livello mondiale. Con gli investimenti in aumento e la prospettiva di una medaglia olimpica dietro l’angolo, sono molti i talenti che spuntano da ogni parte del mondo, decisi a prendersi di prepotenza il palcoscenico. I favori del pronostico erano per queste nuove stelle ed una come Antonella Palmisano sembrava un po’ in avanti con l’età, incapace di reggere il confronto, specialmente dopo un avvicinamento molto complicato.

Palmisano Budapest

Appena arrivati a Budapest, però, l’eterna Antonella ha confermato di essere sempre in grado di trasformarsi nei momenti chiave, quando in palio ci sono le medaglie. Non era affatto scontato riuscire a giocarsela anche ai mondiali, specialmente con il gran caldo di questo Agosto torrido ma la Palmisano è riuscita a strappare un bronzo tanto inaspettato quanto commovente. Riuscire ad essere ancora lì, a battersela contro le migliori al mondo, è un’impresa incredibile. Anche lei a Parigi sarà pronta a ripetersi o, magari, a fare ancora meglio.

L’impresa della 4x100 donne

Con gli uomini a dominare il panorama olimpico con una doppietta da leggenda, le ragazze jet azzurre erano rimaste lì, a guardare ammirate, ansiose di ripetere le imprese dei colleghi. Nonostante i miglioramenti degli ultimi anni, però, nessuno credeva fino in fondo che le velociste azzurre potessero giocarsela con le migliori al mondo. La stessa prospettiva di approdare in finale sembrava quasi assurda, visto il livello delle rivali. Le ragazze, invece, hanno confermato di sapersi trasformare quando conta, riuscendo a sfiorare addirittura la medaglia nella 4x100.

4x100 donne Budapest

L’avvicinamento era stato promettente, specialmente con la nuova star della velocità Zaynab Dosso che aveva appena eguagliato il record sui 100 metri, pareggiando l’11”14 della grande Manuela Levorato, ma è stato tutto il quartetto a trasfigurarsi sulla pista magiara. Dalla capitana Anna Bongiorni alle giovani Kaddari e Pavese, tutte sono riuscite a non sfigurare nel confronto con i mostri sacri della categoria. Il 42”14, nuovo record italiano, vale il miglior risultato di sempre nei mondiali. Stati Uniti, Giamaica e Gran Bretagna sono ancora su un altro pianeta ma le migliori delle ‘altre’ sono le nostre azzurre. Riuscirci senza almeno una fuoriclasse è incredibile. Visto che nella staffetta gli errori sono sempre dietro l’angolo, sognare una medaglia a Parigi non è eresia.

Le sorprese? Fantini e Molinarolo

Le risposte di questi campionati mondiali sono arrivate anche da altre protagoniste annunciate, che non sono riuscite ad arrivare a medaglia ma hanno fatto vedere passi avanti interessanti in prospettiva olimpica. Una delle sorprese più positive di Budapest è arrivata da una categoria da sempre ostica per l’atletica italiana, il lancio del martello. In un panorama mondiale rivoluzionato, si è fatta strada l’azzurra Sara Fantini, capace di mettere il primato stagionale proprio ai mondiali. Il suo 73.85 le è valso un sesto posto davvero inaspettato ma il bronzo non era affatto lontano; solo un metro e mezzo, una distanza che a Parigi potrebbe essere facilmente colmata.

Fantini Budapest

Interessante, poi, la prova di Ayomide Folorunsho nei 400 ostacoli: la prima italiana ad andare sotto ai 54 secondi si è guadagnata la finale, chiudendo con un promettente sesto posto. La vera sorpresa, però, è sicuramente stata la veronese Elisa Molinarolo, saltatrice con l’asta che era arrivata a Budapest quasi per caso. La veneta, invece, riesce a migliorare il suo personale di ben 9 centimetri, approdando in una finale molto combattuta, chiusa con l’ennesimo oro condiviso tra la Moon e la Kennedy. I grandi passi avanti della Molinarolo, specialmente in una categoria dove la testa conta tantissimo, potrebbero essere un viatico perfetto per Parigi. Mai dire mai…

Molinarolo Budapest

Le delusioni? Iapichino e Stano

In una rassegna mondiale è praticamente impossibile che tutti gli atleti facciano le gare della vita. Gli azzurri rientrati in Italia col broncio sono parecchi, ma alcune delusioni sono più cocenti di altre. Inutile nascondersi dietro ad un dito, da Larissa Iapichino tutti si aspettavano di più. Dopo un avvicinamento al mondiale incoraggiante, una medaglia sembrava quasi il minimo aziendale. Tutti si dimenticano che, nonostante i grandi risultati, la fiorentina sia la più giovane tra i big dell’atletica. La gestione delle energie, i troppi errori tecnici, il nervosismo non sono casuali: fanno tutti parti della crescita di un’atleta, lezioni che bisogna imparare sul campo. I 6 centimetri dal bronzo fanno davvero male ma Larissa saprà tornare protagonista, magari già a Parigi.

Iapichino Budapest

Di prestazioni sotto la media ce ne sono state parecchie, dalla prova opaca di Daisy Osakue nel lancio del disco, al flop di Simonelli nelle batterie dei 110 ostacoli, alla disastrosa finale di Nadia Battocletti nei 3000 metri fino alla prova inspiegabile di Mattia Furlani nel lungo, giustificata solo dal fatto che a 18 anni e mezzo le giornate storte capitano. Le delusioni più pesanti sono, invece, arrivate dalla marcia maschile, dove Massimo Stano si presentava da favorito nonché campione olimpico in carica. L’atleta pugliese puntava decisamente alla 35 chilometri, tanto da ritirarsi nella distanza più breve per risparmiare energie. Il settimo posto finale brucia parecchio, specialmente nell’orgoglio di un campione vero come lui. Ancora più sorprendente l’11° posto nella 20 km di Francesco Fortunato, atleta sul quale l’Italia puntava parecchio.

L’atleta delle Fiamme Gialle è rimasto spiazzato di fronte al ritmo forsennato imposto dai rivali: il fatto che il suo tempo sia vicino al primato personale lo costringerà a migliorare parecchio se vorrà giocarsela a Parigi.

Stano Budapest

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