Politica

«Altro che esultare, è un fallimento per il Pd»

Il deputato: «Era una buona idea ma molti nel mio partito ci hanno sputato sopra»

da Roma

A sinistra sono contenti, ma il parlamentare del Pd Roberto Giachetti - già braccio destro del sindaco Francesco Rutelli - non è affatto entusiasta della rinuncia di Giuliano Amato. «Non mi pare proprio uno di quei risultati per cui tifare, come invece fanno molti nel mio partito».
Ma come, lei è uno dei recordman delle critiche a Gianni Alemanno e voleva che Amato collaborasse con lui?
«Senta, considero Alemanno un cattivo amministratore e su questo continuerò ad attaccarlo. Ma se mette in campo una iniziativa utile e positiva, almeno potenzialmente, non capisco perché ci si debba sputare sopra. Credo che la politica debba saper alzare un po’ lo sguardo se vuole recuperare nobiltà».
Ma da gran parte dei suoi colleghi di partito si plaude alla rinuncia di Amato.
«So che la mia è un’opinione minoritaria. Ma è coerente con l’idea di lavoro per la città che avevamo anche noi, quando eravamo al governo della Capitale. Con la commissione proposta da Alemanno non si stava parlando di collaborare all’ordinaria amministrazione, dando una mano alla giunta di centrodestra, ma di costruire una struttura straordinaria che lavorasse al rilancio di Roma e del suo ruolo. Mi pareva intelligente l’idea di coinvolgere anche personalità autorevoli dell’opposizione: esattamente come abbiamo fatto noi ai tempi del Giubileo o delle Olimpiadi. Se poi la commissione si fosse rivelata un “pacco”, avremmo sempre potuto uscire. Ma in politica bisogna andare a vedere, invece di liquidare a priori le proposte».
Dal Pd però hanno obiettato che non si può collaborare con un sindaco che fa apologia del fascismo...
«Beh, senza fare equiparazioni banali vorrei segnalare che ognuno ha i suoi nostalgici, e noi governavamo con chi voleva portare in Italia la salma di Lenin. Da una parte come dall’altra ci sono scorie del passato da lasciarsi alle spalle. E magari la commissione per Roma poteva essere un’occasione utile anche in questo senso».
Crede che Amato abbia rinunciato per le pressioni del Pd?
«Non lo so. Ma non nascondo che ho avuto i brividi quando ho letto che il segretario romano del Pd, Milana, gli intimava di dimettersi subito: roba che neanche ai tempi del centralismo democratico succedeva...

».

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