Controcultura

Gli anni Novanta sono tutta un'altra musica

Alessandro Gnocchi

Il romanzo Uccidi i tuoi amici (Einaudi) di John Niven non passerà alla storia come un capolavoro ma di certo riesce nel suo unico intento: strappare qualche cinica risata al lettore, soprattutto se appassionato di musica degli anni Novanta. C'è un piccolo ostacolo da superare: l'imitazione di American Psycho, capolavoro (questo sì) di Bret Easton Ellis rasenta l'incredibile ma in fondo è così scoperta da risultare un sentito omaggio a un maestro irraggiungibile.

Niven mette in scena uno scout di una casa discografica inglese degli anni Novanta. Era il periodo delle Spice Girls e degli Oasis: l'industria musicale era tra le più importanti del Regno Unito. Giravano soldi, tanti soldi. Il mondo digitale non era ancora universalmente diffuso. Quando ciò avverrà, alla fine del decennio, le case discografiche saranno abbattute come birilli dai pirati della Rete.

In questo mondo effimero si consuma cocaina a pacchi, si beve champagne al posto dell'acqua minerale, si fa sesso con chiunque e dovunque. I musicisti fanno girare gli ingranaggi ma contano come il due di picche. Sono quasi sempre indebitati con i discografici e basta sbaglino un colpo per finire nel dimenticatoio. Le improvvise ascese e le altrettanto improvvise ricadute sono all'ordine del giorno anche nelle case discografiche. Calunnie e imboscate sono il pane quotidiano per i dirigenti che devono restare a galla anche a scapito dei colleghi. Se poi non funzionano, resta sempre la soluzione estrema: l'omicidio.

Il romanzo è una divertente corsa nell'universo delle popstar, delle discoteche, dei locali, dei festival più famosi. Gli scout sono di una incompetenza colossale, la bellezza della musica non interessa a nessuno, i discografici disprezzano il pubblico, le donne sono poco più di bambole gonfiabili. Ci sono molti musicisti noti tra i personaggi, dalle già citate Spice Girls ai Manic Street Preachers, combattivo gruppo socialista a suo agio nei privée più riservati (e costosi).

Niven non salva nessuno e spinge a tavoletta il ritmo dalla prima all'ultima pagina. Risultato: un romanzo che si divora in due serate allegre.

L'autore ha lavorato per anni nell'industria discografica contribuendo, dice lui, a farla colare a picco.

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