Politica

«Gli antidepressivi non servono meglio farsi una chiacchierata»

da Londra

La pillola della felicità? È un ciuccio per adulti, un po’ come quel «succhia succhia che non si consuma mai», inventato nella fabbrica di cioccolato di Willy Wonka. Ha più o meno lo stesso effetto placebo ottenuto da una caramella allo zucchero. L'ultimo studio degli scienziati britannici boccia senza appello la nuova generazione di antidepressivi a partire da quelli più conosciuti e largamente utilizzati come il Prozac e il Serotax.
Secondo gli esperti dell'università di Hull, che hanno lavorato sui dati di 47 studi americani e britannici, questi farmaci sarebbero d’aiuto soltanto a una minoranza di persone affette da depressione grave, ma si sarebbero rivelati superflui per il resto dei pazienti. Per loro le medicine funzionano soltanto a livello psicologico, non perché influiscono sui neurotrasmettitori come la serotonina che aiuta a stabilizzare l’umore. Insomma, quello che affermano i ricercatori è che la maggior parte delle persone leggermente giù di corda potrebbe evitare l’assunzione di queste medicine e provare terapie alternative. Come parlare ad esempio, sfogando le proprie rabbie, esponendo le proprie paure.
La scoperta dell'acqua calda si dirà. Ma in una società sempre più chiusa come quella inglese, dove le patologie «sociali» sono sempre più numerose, anche trovare qualcuno con cui fermarsi a chiacchierare spesso può essere molto più difficile e faticoso che buttar giù una pillola. Anche perché si tratta di farmaci molto accessibili, prescritti dai medici di famiglia.
Com’era prevedibile i produttori del Prozac e dello Seroxat si sono subito dichiarati in disaccordo. Un portavoce della GlaxoSmithKline che distribuisce lo Seroxat ha affermato ieri che lo studio ha preso in considerazione soltanto una piccola parte dei dati messi a disposizione. E la Eli Lilly ha aggiunto che «esperienze scientifiche e mediche hanno dimostrato che si tratta di un antidepressivo realmente efficace». Sarà, ma per non sbagliare il ministro della Sanità Alan Johnson ha appena annunciato che nei prossimi tre anni verranno appositamente preparati 3.600 specialisti perché i pazienti possano usufruire delle «terapie della parola» che il governo considera la migliore alternativa agli psicofarmaci.
Il consumo di antidepressivi come quelli analizzati dal team inglese ha raggiunto il suo picco nel 2006 nel Regno Unito con circa 31 milioni di consumatori, sebbene questi farmaci non siano mai stati ufficialmente indicati come la cura più adatta per la depressione «leggera». Una malattia che a volte potrebbe venir definita come lo scorrere, a fasi alterne, dell'esistenza.

Gli «up and down» che ogni essere umano vive, ma che spesso non riesce più ad affrontare.

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