Controcultura

E poi ci troveremo come le star a scrivere libri al Vieusseux

E poi ci troveremo come le star a scrivere libri al Vieusseux

Il Gabinetto Vieusseux è uno straordinario archivio. A duecento anni dalla fondazione, non perde la sua vocazione a essere sempre «contemporaneo». Non solo dunque un luogo di studio e una biblioteca ma anche un luogo di incontro e dialogo. Le celebrazioni, presentate questa settimana a Palazzo Strozzi, insistono giustamente su questo punto. Nella sua lunga storia, il Vieusseux ha ospitato la più importante stretta di mano della letteratura italiana. Il 3 settembre 1827, a un tavolo del Gabinetto, il più grande narratore italiano parla con il più grande poeta italiano. Alessandro Manzoni e Giacomo Leopardi si trovano simpatici. Ridono. I contenuti del colloquio rimarranno per sempre sconosciuti. Leopardi apprezzava I promessi sposi, nonostante imputasse qualche difetto al romanzo. Manzoni, in seguito, sarà un po' ingeneroso verso il recanatese ma non sappiamo quanto il giudizio fosse una debolezza influenzata dalla cattiva fama di Leopardi, detestato (...)

(...) da molti soci del Vieusseux, primo fra tutti Niccolò Tommaseo, estensore del mitico dizionario della lingua italiana.

Fondato da Giovan Pietro Vieusseux, mercante di origine ginevrina, nel 1819 era un Gabinetto di lettura dove i soci potevano consultare le più importanti riviste d'Europa. C'era anche una Biblioteca circolante presso la quale era possibile prendere in prestito le novità librarie in italiano, francese e inglese. Fortissima dunque la vocazione internazionale, confermata dalle tessere dei soci: Stendhal, Arthur Schopenhauer, William Thackeray, Fëdor Dostoevskij, Mark Twain, Émile Zola, André Gide, Rudyard Kipling, Aldous Huxley, David H. Lawrence. Riconosciuto come ente morale nel 1925, il Vieusseux è stato guidato da fuoriclasse come Bonaventura Tecchi, Eugenio Montale e, per oltre quarant'anni, Alessandro Bonsanti. Proprio Bonsanti diede vita all'archivio contemporaneo che raccoglie fondi manoscritti e dattiloscritti dal valore inestimabile. Ci sono carte di Carlo Emilio Gadda (il primo), Eugenio Montale, Carlo Betocchi, Giorgio Caproni, Pier Paolo Pasolini, Stefano D'Arrigo, Ottone Rosai, Emilio Cecchi, Aldo Palazzeschi e la lista potrebbe continuare per una pagina intera. Oggi il Vieusseux è tutto al femminile. Alba Donati è presidente, Gloria Minghetti è la direttrice. Sono loro, con mezza giunta fiorentina sindaco incluso, a presentare il programma dei festeggiamenti.

Dal punto di vista editoriale, è in arrivo «Sono il pero e la zucca di me stesso». Il carteggio Carlo Emilio Gadda-Alessandro Bonsanti 1939-1969 (Olschki). Occhio agli anni: sono quelli dei capolavori di Gadda, in corrispondenza dal 1930 con Bonsanti. Totale: trecento lettere inedite. Una miniera di informazioni biografiche, con Bonsanti che pungola lo scrittore invitandolo a non cedere alla fatica e alla stanchezza. Perché il pero e la zucca? Gadda si riferiva alle sue qualità contrastanti, spiega Minghetti: «La zucca ha una crescita rapida ed effimera, il pero ha uno sviluppo lento. Gadda seminava opere ma portarle a termine era un processo doloroso». Le lettere non sono l'unica ricchezza del fondo gaddiano. Minghetti: «Il fratello di Gadda, come raccontato in La Madonna dei filosofi, morì nella Prima guerra mondiale. Carlo Emilio lo adorava. In lui ammirava ciò che gli mancava: lo spirito avventuroso e il fascino sulle donne». Il Vieusseux conserva tutti gli oggetti di Enrico che Carlo Emilio aveva raccolto e gelosamente conservato, inclusi gli scarponi da soldato. Minghetti: «Quello di Gadda è un fondo che spezza il cuore».

Nel 2021 inaugura la mostra Il Novecento negli autografi dell'Archivio Contemporaneo. Cosa vedremo? Eugenio Montale fu direttore del Vieusseux in anni difficilissimi, dal 1929 al 1938. Minghetti: «Nonostante tutto, qui Montale trovò l'amore. Un giorno accolse la critica letteraria statunitense Irma Brandeis». Le occasioni saranno dedicate «a I.B.». La «Clizia» protagonista delle poesie più belle di Montale è dunque Irma Brandeis. «Clizia» ha donato la corrispondenza con il poeta, che oggi costituisce uno dei fondi più rilevanti del Vieusseux (pubblicato col titolo Lettere a Clizia, Mondadori, 2009). Montale, su carta intestata del Gabinetto (che lui chiamava anche W.C.): «Darling, ho passato la mattinata con Ezra Pound che sta scrivendo di economics e che ammira ardentemente the cardinal; unico uomo, secondo lui, che tiene in scacco i varii comités des forges e impedisce novelli orrori». Non sono solo lettere d'amore. Si parla spesso di letteratura e di politica («the cardinal» è Benito Mussolini). Appaiono, tra i mille personaggi, Carlo Emilio Gadda («noioso» e pieno di «complessi di inferiorità»), Gianfranco Contini («diventerà un grande critico»), Giuseppe Prezzolini, Giuseppe Ungaretti (fedelissimo di Mussolini). Una miniera, insomma, di aneddoti e informazioni di prima mano.

Tra le molte altre iniziative, Alba Donati sottolinea la creazione di un «Archivio delle scrittrici del nuovo millennio». Le autrici contemporanee italiane esporranno autografi dei loro romanzi, racconti e poesie. Donati: «L'intento è creare un nuovo fondo, tutto da capire anche nella sua consistenza materiale (manoscritta, dattiloscritta, digitale), dedicato alle scrittrici. Hanno accolto l'invito Michela Murgia, Silvia Avallone, Elena Stancanelli, Valeria Parrella, Melania Mazzucco, Nadia Terranova, Silvia Ballestra, Simona Vinci, Chiara Valerio». Saranno queste a restare? Quando si maneggia il contemporaneo il rischio di prendere un granchio è alto. In ogni caso il Gabinetto si mette in continuità con l'impresa iniziata da Alessandro Bonsanti.

Un'ultima osservazione. Esiste un registro dei soci. Esiste un registro dei prestiti. Quando sarà possibile incrociarli compiutamente verrà fuori la mappa delle letture dei personaggi già ricordati. Inutile dire il peso che avrebbero queste informazioni per gli studiosi. Un esempio. Aldo Palazzeschi risulta essere lettore di Nietzsche. Il grande Luigi Baldacci fece tesoro della notizia in un memorabile saggio sull'autore di Il codice di Perelà e altri capolavori della letteratura italiana.

Alessandro Gnocchi

Commenti