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E-cig, progresso e lotta al fumo: le contraddizioni della sfida normativa

Gli esperti attestano il ruolo delle sigarette elettroniche nel contrasto al tabagismo. "Abbattono i tassi di fumo". Ma le istituzioni sembrano trascurare il dato, rallentando il percorso verso un mondo smoke free

E-cig, progresso e lotta al fumo: le contraddizioni della sfida normativa

"La riduzione del rischio rappresenta la soluzione". Gli esperti lo ripetono da tempo, facendo riferimento a pubblicazioni e a studi scentifici concordi su un'evidenza: l'utilizzo di prodotti elettronici alternativi alle sigarette tradizionali riduce i rischi di contrarre patologie legate al tabagismo e incrementa le cessazioni del fumo. Medici, studenti ed esperti di salute pubblica hanno affrontato l'argomento anche nei giorni scorsi durante una conferenza nazionale promossa a Catania dal CoEhar, il centro di ricerca per la riduzione del danno da fumo dell'Università catanese, realtà che vanta più di 130 pubblicazioni firmate da più di 100 ricercatori impegnati in 15 Paesi. E pure in quell'occasione è emersa un'attenzione al ruolo ricoperto dalle sigarette elettroniche.

E-cig e cessazione del fumo, l'analisi degli esperti

"È un dato di fatto che in Italia ci sono milioni di fumatori che non vogliono o che non riescono a smettere di fumare. Questi fumatori non accettano di essere medicalizzati per via della loro abitudine tabagica e in Italia, ancora oggi, non abbiamo una politica sanitaria che si prenda carico di queste persone", ha premesso il professor Riccardo Polosa, fondatore del CoEhar. Lo specialista ha quindi osservato: "La riduzione del rischio rappresenta la soluzione. In Paesi dall'approccio liberale, come la Svezia o la ben nota Inghilterra, che hanno scelto di aprirsi agli strumenti alternativi a rilascio di nicotina promuovendoli nei percorsi di cessazione per i fumatori incalliti, si sta arrivando al prestigioso obiettivo smoke free. È tempo di seguire gli esempi virtuosi anche in Italia". Ma nel nostro Paese, per riflesso di quanto accade in Europa, il tema è ancora dibattuto nonostante gli studi suggeriscano un approccio più coraggioso e orientato ai prodotti alternativi.

Ritardi e difetti di metodo

L'Ue, in un sondaggio aperto all'opinione pubblica, aveva addirittura messo sullo stesso piano le sigarette elettroniche e quelle tradizionali, ignorando le pubblicazioni sul contributo delle e-cig nel ridurre i danni da fumo. Analogo l'approccio dell'Oms, che si sta avvicinando a un momento chiave per la regolamentazione del settore, la decima conferenza delle parti (Cop10) di novembre. "L'idea dell'Oms è semplicemente quella di equiparare i prodotti tecnologici senza combustione per l'erogazione della nicotina alla sigaretta combusta ma stiamo parlando di due prodotti completamente diversi soprattutto per il profilo tossicologico", ha messo in guardia il professor Polosa, riconoscendo un difetto di metodo. "La Cop rappresenta un'enorme opportunità per la salute pubblica. Auspichiamo che le organizzazioni internazionali tengano conto del ruolo che i prodotti privi di combustione possano avere per abbattere i tassi di fumo in tutto il mondo", ha aggiunto lo pneumologo.

Le contraddizioni dell'Oms

Quello arrivato nei giorni scorsi dagli esperti è stato solo l'ennesimo appello rivolto alle autorità affinché gli esiti delle ricerche siano considerati nel processo normativo. Di recente anche Nature Medicine, tra le venti riviste medico scientifiche più accreditate, e la Cochrane review, organismo scientifico riconosciuto a livello internazionale, avevano mostrato come le e-cig fossero efficaci per la cessazione del fumo e addirittura superiori nei risultati rispetto alla Nicotine Replacement Terapy. Il discutibile approccio di fondo tenuto nel dibattito istituzionale, invece, ha quasi sempre considerato i prodotti senza combustione solo in termini di rischio assoluto e non in termini di rischio relativo. Una modalità contraddittoria di affrontare l'argomento, visto che è stata la stessa Oms a riconoscere la ridotta tossicità dei prodotti alternativi in un suo recente rapporto.

La situazione in Italia

E in Italia? Il piano italiano di lotta al tabagismo si basa principalmente sulle linee di intervento proposte dalla legge Sirchia e dalle sue successive modifiche. Ma l'evoluzione dei tempi e delle ricerche scientifiche impongono ulteriori e necessari aggiornamenti normativi. Anche in questo caso, dagli esperti arrivano alcune delucidazioni. La Global Youth Tobacco Survey, monitoraggio coordinato dall'Istituto Superiore di Sanità, ha mostrato che dal 2014, tra i minorenni (13-15 anni) i prodotti alternativi non hanno provocato un aumento dell'uso di nicotina e/o di tabacco, ma hanno ridotto del 9% il consumo delle sigarette combuste, sostituendosi alla sigarette senza incrementarne l'uso.

Risulta inoltre come tra i fumatori prevalga ancora l'uso della sigaretta tradizionale, tendenza che andrebbe certamente invertita al più presto per motivi di salute (e almeno su questo tutti concordano). Continuando a ignorare il contributo che già stanno offrendo i prodotti senza combustione nella lotta al fumo, tuttavia, l'Italia non raggiungerà l'obiettivo intermedio del piano europeo di lotta contro il cancro, che prevede una riduzione del 16% dei fumatori nel 2025 rispetto al 2010.

Il progetto di un mondo smoke free, purtroppo, sembra ancora lontano dal realizzarsi.

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